Le
tappe a cura di Fiomnet Le pagine del Coordinamento nazionale Electrolux Zanussi
Il
22 aprile, a Bologna, si svolge l’Assemblea delle/dei
delegate/i delle aziende del gruppo Electrolux in Italia con all’ordine
del giorno la valutazione della situazione contrattuale e industriale del
Gruppo Electrolux e le future iniziative necessarie a riaprire il tavolo
di trattativa per rinnovare l’integrativo di gruppo e salvaguardare l’occupazione. L’assemblea
– che così ribatte alle «intenzioni annunciate dal cda del gruppo, che
mettono a rischio in Italia l’esistenza dello stabilimento produttivo di
Parabiago (Milano, oltre 150 lavoratori) e prevedono il trasferimento di
parte della produzione attualmente fatta nello stabilimento di Scandicci
(Firenze) con conseguenti possibili riduzioni dei livelli occupazionali
(attualmente 650 lavoratori)» – decide, tra le altre cose, di: -
chiedere all’azienda l’attivazione immediata di un tavolo di confronto
e trattativa con l’azienda; -
realizzare assemblee per coinvolgere nella discussione tutti i
dipendenti del Gruppo Electrolux; -
proclamare otto ore di sciopero per realizzare nella giornata di
venerdì 13 maggio 2005 una manifestazione nazionale di tutti i dipendenti
del Gruppo Electrolux a Pordenone.
Il 5 aprile, a Bruxelles, si svolge una riunione, convocata dalla Fem, dei sindacati metalmeccanici che in Europa sono interessati dalla presenza di stabilimenti produttivi del gruppo Electrolux. Fim, Fiom e Uilm, che hanno operato affinché si realizzasse questa discussione, si sono impegnate affinché si concretizzi una azione sindacale condivisa e comune dei sindacati europei nei confronti del gruppo Electrolux, capace di contrastare la logica dell’asta competitiva fra stabilimenti e lavoratori di diversi paesi, di realizzare uno sviluppo sostenibile senza chiusura di siti produttivi, migliorando la qualità del lavoro e dei prodotti.
Nel
frattempo, il 25 marzo, dopo il favorevole esito del referendum tra
i lavoratori,viene firmato il contratto integrativo aziendale tra le
organizzazioni sindacali e il gruppo Acc, fornitore di Electrolux, uno dei
maggiori produttori mondiali di componentistica per elettrodomestici
(motori e compressori), con la sede a Pordenone e 7.000 dipendenti divisi
in dieci stabilimenti, tre dei quali in Italia (Pordenone, Rovigo e Mel,
nei quali sono impiegati 2.000 dipendenti). L’accordo «rappresenta, pur nella mediazione salariale realizzata, il raggiungimento sostanziale di molti obiettivi della piattaforma e un decisivo passo in avanti nella tutela dell’occupazione dei diritti contrattuali e individuali, oltre che nella certezza di reddito dei lavoratori del gruppo Acc».
All’inizio
del 2005, anziché riaprire il tavolo della trattativa con le Rsu e
Fim Fiom Uilm, l’azienda sceglie di rivolgersi con un comunicato
direttamente a tutti i dipendenti, sostenendo che per ragioni di mercato
non è possibile rinnovare il contratto integrativo aziendale nel gruppo
Electrolux. A meno che, le lavoratrici e i lavoratori le loro Rsu e le Organizzazioni Sindacali accettino «l’attivazione periodica e sicura di una flessibilità produttiva» strumento, secondo l’azienda, capace di dare soluzione a ogni problema. Inoltre,
il CdA Electrolux, annuncia l’avvio di un riesame di tutte le unità
produttive del gruppo per decidere entro il 2008 quali e quante trasferire
in funzione dei costi di produzione. Una logica di asta competitiva che
nei fatti contrappone tra di loro lavoratori di diverse nazionalità è
ingiusta e inefficace. Ingiusta perché produce soltanto un progressivo
abbassamento dei salari e dei diritti, inefficace perché si ripropone
prima o poi in ogni paese non garantendo quindi né stabilità
occupazionale né crescita complessiva sui mercati per l’impresa.
-
Duemilaquattro.
La piattaforma per il
rinnovo del contratto collettivo aziendale di lavoro per i dipendenti
delle aziende del gruppo Electrolux in Italia è stata inviata da Fim,
Fiom e Uilm all’azienda il 2 marzo 2004. La trattativa è cominciata il
13 aprile evidenziando da subito la grande distanza tra le rivendicazioni
sindacali e le disponibilità aziendali. Durante
tutto il 2004 non ci sono stati significativi passi in avanti e le
posizioni tra le parti sono rimaste pressocché le stesse, vale a dire
molto lontane, risultato dell’atteggiamento di chiusura totale dell’azienda
alle richieste sindacali. A
novembre, dopo due giornate di lotta (14 luglio e 1 ottobre), 22 ore di
sciopero e il blocco del lavoro straordinario proclamato da Fim, Fiom e
Uilm, l’azienda piuttosto che avviare una trattativa vera partendo dalla
piattaforma dei sindacati – votata dalle lavoratrici e dai lavoratori
– ha presentato un proprio documento da cui si capisce che cosa intende
per flessibilità produttiva, cioè:
- aumento del ricorso a forme di lavoro precario fino ad almeno il 24% della forza lavoro, riducendo così le assunzioni a tempo indeterminato negli stabilimenti del gruppo; - revisione dell’ attuale regola contrattuale che permette al singolo dipendente dopo 24 mesi di contratto a termine di essere assunto a tempo indeterminato; - di poter disporre “in un quadro di certezza di realizzazione” di 96 ore pro capite annue “di masse di orario” con introduzione del possibile 2° turno il sabato con penalizzazione economica qualora a livello di stabilimento non si raggiungessero accordi iniziali o anche di aggiornamento; - di raggiungere entro il 2006 fermate collettive (ferie) nel periodo estivo non superiori alle 2 settimane consecutive; - solo a fronte della possibilità di poter disporre degli strumenti prima dichiarati è per l’azienda possibile un aumento di 100 euro all’anno del pdr per un totale di 300 euro annua a regime nel 2007; - il trasferimento da salario variabile a salario fisso di una quota mensile pari a 63 Euro attraverso l’eliminazione dell’attuale premio prodef. |