15 marzo 2005: sciopero nazionale degli stabilimenti Electrolux per il diritto al contratto e all’occupazione
Il
contratto aziendale in Electrolux è scaduto da oltre un anno, l’azienda non
considera possibile rinnovarlo, a meno che non si accettino le sue condizioni. Cosa
vuole l’azienda
L’azienda
vuole aumentare il ricorso la lavoro precario, ridurre le assunzioni a tempo
indeterminato, disporre di 96 ore di orario ogni anno senza contrattazione con
le Rsu da utilizzare in forma flessibile ed unilaterale, in tutti gli
stabilimenti di ridurre a 2 settimane la chiusura collettiva per ferie. In
cambio di questo peggioramento delle condizioni di lavoro è disponibile (bontà
sua) ad erogare un aumento del Premio di risultato di 100 euro all’anno per 3
anni ed un aumento mensile di 63 euro assorbendo un premio già esistente. LE
NOSTRE PROPOSTE
Vogliamo
realizzare un accordo aziendale capace di coniugare il miglioramento della
capacità competitiva dell’impresa, con la salvaguardia dell’occupazione ed
il miglioramento delle condizioni di lavoro dei dipendenti. Per
questo nel quadro delle richieste contenute nella piattaforma sindacale
approvata dai dipendenti Electrolux riteniamo necessario che l’accordo
contenga:
PER
L’OCCUPAZIONE:
no alla competizione tra i lavoratori ed alla logica delle delocalizzazione. Nei giorni scorsi, il CdA del gruppo Electrolux ha annunciato l’avvio di un riesame di tutte le unità produttive per decidere entro il 2008, quali e quante trasferire in funzione dei costi di produzione. Questa
logica di asta competitiva che nei fatti contrappone tra di loro i lavoratori di
diverse nazionalità è ingiusta e sbagliata. Ingiusta
perché produce soltanto un progressivo abbassamento dei salari e dei diritti. Sbagliata
perché si ripropone prima o poi in ogni paese non garantendo quindi né
stabilità occupazionale né crescita complessiva sui mercati per l’impresa. C’è
bisogno di creare relazioni e legami tra tutti i lavoratori del gruppo
Electrolux per rivendicare una nuova politica industriale fondata sulla qualità
ed innovazione dei prodotti che valorizzi le competenze di ogni territorio. Fim, Fiom, Uilm nazionali hanno avanzato la richiesta alla federazione europea dei sindacati metalmeccanici di promuovere urgentemente una riunione di tutti i sindacati europei coinvolti nel gruppo Electrolux. PER
UNA NUOVA POLITICA INDUSTRIALE
La
domanda di elettrodomestici, nel 2004 è cresciuta su tutto il mercato europeo e
ci confermano le statistiche di mercato anche per il 2005 non prevedono
inversioni di tendenza. Le delocalizzazione selvagge, la politica dei bassi costi che le imprese del settore elettrodomestico in Italia stanno perseguendo non affronta il tema dell’innovazione, ricerca e qualità dei prodotti e nel medio periodo una tale strategia rischia soltanto di disperdere il patrimonio industriale e professionale così importante e radicato nel nostro Paese. È
quindi necessario che il governo attivi un tavolo di settore per definire le
azioni ed i contenuti per una nuova politica industriale che sostenga le
produzioni, l’occupazione e contrasti le delocalizzazione. Occorre ad esempio che i soldi pubblici (Comuni, Province, Regioni e Stato) sostengano chi investe e produce nel nostro Paese e penalizzi chi semplicemente intende delocalizzare per aumentare i profitti. Un
ruolo attivo e diretto dello Stato serve per favorire l’innovazione dei
prodotti nel settore degli elettrodomestici al fine di farlo rimanere un punto
di forza dell’industria italiana.
Fim,
Fiom, Uilm Nazionali
Roma, 10 marzo 2005 |