resoconti dai cortei: Tiburtina | Esedra | Ostiense

interventi dal palco: G. Strada | G. Rinaldini | G. Epifani | Delegati

la Cassa di resistenza in piazza San Giovanni.

interventi musicali: 

- Quartetto urbano, accompagnato alla chitarra da Gabriele Modigliani.

- Giovanna Marini

interviste: 

- Cristian e Claudio di Fincantieri di Riva Trigoso

- Corrado della Getrag di Bari

- Giuseppe e Antonio della Bosch di Bari

- Michele della Acciai speciali Terni

- Marco della Bonetti di Garbagnate milanese

- Lucio della Carlo Raimondi di Legnano (Mi)

- Alessio della Alcoa di Venezia

- Domenico Avio di Pomigliano d'Arco


 

Gino Strada, in collegamento telefonico da Kabul, ha voluto esprimere la sua solidarietà alla manifestazione nazionale della Fiom, attraverso le parole che di seguito riportiamo.

 

«Cari amici, con questo mio saluto vorrei anzitutto dirvi grazie. Un grazie alla Cgil a cui mi onoro di essere iscritto, un grazie particolare alla Fiom e a tutti voi, che siete lì ancora una volta a lottare per i vostri diritti e per la democrazia.

Mi sento un pò in imbarazzo nel dirvi questo, perchè sono convinto che in un paese civile i cittadini e i lavoratori non dovrebbero mai avere bisogno di scendere in piazza per i propri diritti.

Un paese civile dovrebbe fondarsi sui diritti dei propri cittadini. “L’ Italia é una Repubblica fondata sul lavoro” dice la Costituzione del vostro e del mio paese.

Non é vero.

L’Italia che io vedo oggi è fondata, al contrario, sul disprezzo per il lavoro e per i lavoratori.

Leggiamo l’articolo 23 della Dichiarazione universale dei diritti umani: “Ogni individuo ha diritto al lavoro (...) a una retribuzione equa e soddisfacente che assicuri a lui stesso e alla sua famiglia una esistenza conforme alla dignità umana (...) ogni individuo ha diritto alla protezione contro la disoccupazione”.

Quella Dichiarazione, firmata anche dal nostro paese, è del 1948 eppure ancora nel 2003, cinquantacinque anni dopo, voi – e molti altri – siete costretti a lottare per ottenere quello che vi spetta di diritto.

Questa è una vergogna. È una vergogna per la democrazia, è una vergogna per la politica. 

Oggi ci dicono che il mondo è un “grande villaggio”, reso globale dal mercato capitalista. Il libero mercato? Certo, il mercato è libero, il mercato del lavoro è libero.

Ma quanto liberi sono oggi, i cittadini e i lavoratori? Quanta democrazia c’è nel mondo?

Un miliardo di esseri umani lotta ogni giorno per cercare di sopravvivere con , avendo a dimeno di un dollaro al giorno.

Un miliardo di persone è una enormità, rappresenta quasi il venti per cento di noi.

La metà dei cittadini del mondo, tre miliardi di persone, uno su due di noi,

vive, o tenta comunque di farlo, con meno di due dollari al giorno.

Anche nei paesi ricchi, ogni giorno, si restringono le libertà e i diritti civili per consentire a pochissime persone di accumulare fortune immense ai danni dei più poveri. 

Ma dove sono allora il progresso e lo sviluppo, la ricchezza e il benessere, la libertà e la democrazia?

Meno di quattrocento persone possiedono più del quaranta per cento delle ricchezze della Terra. Una concentrazione della ricchezza mai avvenuta prima, da nessuna parte, nella storia umana.

Meno di quattrocento persone che possiedono fortune incalcolabili, migliaia di miliardi accumulati sullo sfruttamento più disumano dei propri simili, soprattutto dei cittadini del Sud del mondo.

Che cosa è questa, se non una dichiarazione di guerra ai cittadini del pianeta?

Negli Stati uniti, i fondi per i servizi sociali hanno subìto un taglio di settantacinque miliardi di dollari. Bush ha ottenuto uno stanziamento di settantotto miliardi di dollari per la guerra.

Chi paga allora la guerra? I cittadini poveri degli Stati uniti. Chi viene mandato al fronte? I loro figli. E chi ci guadagna? La stesse multinazionali che hanno imposto l’elezione di George Bush.

Viviamo in un mondo segnato dalla guerra.

Sono guerre per la democrazia e la libertà, sono guerre umanitarie?

No, anche se cercano ogni giorno di convincerci del contrario, attraverso le loro televisioni che vomitano bugie a volgarità a getto continuo.

Non c’è in corso nessuna guerra umanitaria, non c’è nessuna guerra contro il terrorismo internazionale. Al contrario, tutti i terroristi del mondo, siano essi clandestini organizzatori di stragi o visibilissimi dittatori o presidenti, sono uniti in una guerra terroristica e senza tregua contro i poveri del mondo.

Noi di Emergency lavoriamo ogni giorno in mezzo ai conflitti, qui in Afghanistan, in Palestina, in Iraq, cercando di salvare vite umane, di portare soccorso  alle vittime. In questi anni abbiamo curato centinaia di migliaia di persone, più del novanta per cento civili: questa è la guerra che conosciamo e che vediamo ogni giorno nei nostri ospedali. Da qui nasce il nostro orrore per la guerra, per il terrorismo e la violenza.

La guerra è il vero mostro da eliminare dalla faccia della terra.

Non ci può essere nessuna guerra per i diritti umani, perché la guerra uccide il primo dei diritti umani, il diritto alla vita.

Insieme, dobbiamo ottenere che il nostro paese rifiuti ogni logica di guerra e di sfruttamento dell’uomo sull’uomo, dei potenti sui deboli. Dobbiamo costruire una convivenza basata sul rispetto dei diritti umani, sulla solidarietà, sulla non violenza, sulla dignità della persona umana.

Non ci possono essere diritti se non c’è democrazia, e non ci può essere democrazia senza pace.

C’è oggi in Italia un grande movimento, milioni di persone chiedono diritti, democrazia e pace. Vogliamo che l’Italia torni a essere un paese di civiltà, di cultura e di solidarietà, che diventi davvero una repubblica fondata sul lavoro e sull’intelligenza dei propri cittadini, non sulla prevaricazione, sul razzismo e sull’ignoranza, sull’impunità dei delinquenti.

Credo che sia possibile.

Vorrei salutarvi, cari amici, dicendovi un altro grazie.

Grazie a voi amici e compagni della Fiom e della Cgil, per le vostre lotte e il vostro impegno. Ancora una volta siete il più importante baluardo della democrazia nel nostro paese.

Abbiamo tutti bisogno di voi. Grazie.»