Gino Strada, in collegamento telefonico da Kabul, ha voluto
esprimere la sua solidarietà alla manifestazione nazionale della Fiom,
attraverso le parole che di seguito riportiamo.
«Cari
amici, con questo mio saluto vorrei anzitutto dirvi grazie. Un grazie alla Cgil
a cui mi onoro di essere iscritto, un grazie particolare alla Fiom e a tutti
voi, che siete lì ancora una volta a lottare per i vostri diritti e per la
democrazia.
Mi
sento un pò in imbarazzo nel dirvi questo, perchè sono convinto che in un
paese civile i cittadini e i lavoratori non dovrebbero mai avere bisogno di
scendere in piazza per i propri diritti.
Un
paese civile dovrebbe fondarsi sui diritti dei propri cittadini. “L’ Italia
é una Repubblica fondata sul lavoro” dice la Costituzione del vostro e del
mio paese.
Non
é vero.
L’Italia
che io vedo oggi è fondata, al contrario, sul disprezzo per il lavoro e per i
lavoratori.
Leggiamo
l’articolo 23 della Dichiarazione universale dei diritti umani: “Ogni
individuo ha diritto al lavoro (...) a una retribuzione equa e soddisfacente che
assicuri a lui stesso e alla sua famiglia una esistenza conforme alla dignità
umana (...) ogni individuo ha diritto alla protezione contro la disoccupazione”.
Quella
Dichiarazione, firmata anche dal nostro paese, è del 1948 eppure ancora nel
2003, cinquantacinque anni dopo, voi – e molti altri – siete costretti a
lottare per ottenere quello che vi spetta di diritto.
Questa
è una vergogna. È una vergogna per la democrazia, è una vergogna per la
politica.
Oggi
ci dicono che il mondo è un “grande villaggio”, reso globale dal mercato
capitalista. Il libero mercato? Certo, il mercato è libero, il mercato del
lavoro è libero.
Ma
quanto liberi sono oggi, i cittadini e i lavoratori? Quanta democrazia c’è
nel mondo?
Un
miliardo di esseri umani lotta ogni giorno per cercare di sopravvivere
con ,
avendo a dimeno di un dollaro al giorno.
Un miliardo di
persone è una enormità, rappresenta quasi il venti per cento di noi.
La metà dei
cittadini del mondo, tre miliardi di persone, uno su due di noi,
vive,
o tenta comunque di farlo, con meno di due dollari al giorno.
Anche
nei paesi ricchi, ogni giorno, si restringono le libertà e i diritti civili per
consentire a pochissime persone di accumulare fortune immense ai danni dei più
poveri.
Ma dove sono allora il progresso e lo
sviluppo, la ricchezza e il benessere, la libertà e la democrazia?
Meno
di quattrocento persone possiedono più del quaranta per cento delle ricchezze
della Terra. Una concentrazione della ricchezza mai avvenuta prima, da nessuna
parte, nella storia umana.
Meno
di quattrocento persone che possiedono fortune incalcolabili, migliaia di
miliardi accumulati sullo sfruttamento più disumano dei propri simili,
soprattutto dei cittadini del Sud del mondo.
Che
cosa è questa, se non una dichiarazione di guerra ai cittadini del pianeta?
Negli
Stati uniti, i fondi per i servizi sociali hanno subìto un taglio di
settantacinque miliardi di dollari. Bush ha ottenuto uno stanziamento di
settantotto miliardi di dollari per la guerra.
Chi
paga allora la guerra? I cittadini poveri degli Stati uniti. Chi viene mandato
al fronte? I loro figli. E chi ci guadagna? La stesse multinazionali che hanno
imposto l’elezione di George Bush.
Viviamo
in un mondo segnato dalla guerra.
Sono
guerre per la democrazia e la libertà, sono guerre umanitarie?
No,
anche se cercano ogni giorno di convincerci del contrario, attraverso le loro
televisioni che vomitano bugie a volgarità a getto continuo.
Non
c’è in corso nessuna guerra umanitaria, non c’è nessuna guerra contro il
terrorismo internazionale. Al contrario, tutti i terroristi del mondo, siano
essi clandestini organizzatori di stragi o visibilissimi dittatori o presidenti,
sono uniti in una guerra terroristica e senza tregua contro i poveri del mondo.
Noi
di Emergency lavoriamo ogni giorno in mezzo ai conflitti, qui in Afghanistan, in
Palestina, in Iraq, cercando di salvare vite umane, di portare soccorso
alle vittime. In questi anni abbiamo curato centinaia di migliaia di
persone, più del novanta per cento civili: questa è la guerra che conosciamo e
che vediamo ogni giorno nei nostri ospedali. Da qui nasce il nostro orrore per
la guerra, per il terrorismo e la violenza.
La
guerra è il vero mostro da eliminare dalla faccia della terra.
Non
ci può essere nessuna guerra per i diritti umani, perché la guerra uccide il
primo dei diritti umani, il diritto alla vita.
Insieme,
dobbiamo ottenere che il nostro paese rifiuti ogni logica di guerra e di
sfruttamento dell’uomo sull’uomo, dei potenti sui deboli. Dobbiamo costruire
una convivenza basata sul rispetto dei diritti umani, sulla solidarietà, sulla
non violenza, sulla dignità della persona umana.
Non
ci possono essere diritti se non c’è democrazia, e non ci può essere
democrazia senza pace.
C’è
oggi in Italia un grande movimento, milioni di persone chiedono diritti,
democrazia e pace. Vogliamo che l’Italia torni a essere un paese di civiltà,
di cultura e di solidarietà, che diventi davvero una repubblica fondata sul
lavoro e sull’intelligenza dei propri cittadini, non sulla prevaricazione, sul
razzismo e sull’ignoranza, sull’impunità dei delinquenti.
Credo
che sia possibile.
Vorrei
salutarvi, cari amici, dicendovi un altro grazie.
Grazie
a voi amici e compagni della Fiom e della Cgil, per le vostre lotte e il vostro
impegno. Ancora una volta siete il più importante baluardo della democrazia nel
nostro paese.
Abbiamo
tutti bisogno di voi. Grazie.»
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