Dal novembre 2011 i
lavoratori e le lavoratrici di GFE
sono in lotta.
La mobilitazione è
iniziata dopo la comunicazione inviata via sms ai soci dalla
dirigenza della cooperativa, nella giornata di domenica, con
la quale si comunicava la rescissione immediata ed
anticipata dell’appalto. Si è poi
verificato quanto temuto dalla CGIL: l’ingresso di due nuove
cooperative che hanno assunto alle dipendenze una parte di
ex soci GFE convinti a
rassegnare le dimissioni dalla precedente cooperativa.
Con questo atto si è
palesata l’intenzione del committente SNATT, e dell’attuale
dirigenza GFE, di
arrivare di fatto alla chiusura della cooperativa, mettendo
sulla strada tutti quei lavoratori (in larga parte migranti,
tra cui molte donne) che non accettano di rinunciare alla
condizione acquisita con l’accordo sindacale del luglio
2010: l’applicazione del Contratto Nazionale del settore
facchinaggio.
Si tratta di un vero e
proprio atto di arbitrio che vuole far passare il concetto
che oggi la condizione unica per poter lavorare è quella di
dover rinunciare ai propri diritti.
Cronologia scelta degli
eventi, discorsi ed atti ufficiali riguardanti le politiche
d’immigrazione in Europa a cura di Alain Morice (CNRS-Université
Diderot) per il sito Migreurop
Internazionale: reportage sul viaggio dalla Tunisia
a Parigi, passando per Lampedusa
Ilyess, 30 anni, originario di Zarzis
(Tunisia) ha documentato il suo viaggio
da
harraga,
clandestino, in 70 fotografie scattate
col cellulare tra il 28 marzo e il 17
aprile 2011. Dalla traversata a
Lampedusa, tra emergenza e accoglienza,
fino a una tendopoli dove ha vissuto per
13 giorni. “Come a Guantanamo”, dice
lui: senza acqua a sufficienza per le
docce di 700 persone, tra tentativi di
fuga inizialmente negati dalle forze
dell’ordine, nella costante incertezza
sul proprio destino.
Il cellulare di Ilyess fotografa il
barcone carico di migranti, la famiglia
che lo accoglie a Lampedusa e poi,
soprattutto, la tendopoli di Trapani, la
sua Guantanamo: le razioni di cibo
(consegnato da dietro un’inferriata per
ragioni di sicurezza), le schede
telefoniche, i momenti di svago giocando
a calcio o ballando, gli scioperi della
fame e del sonno organizzati per
protesta e, infine, il permesso di
soggiorno temporaneo per motivi
umanitari. Gli ultimi scatti mostrano il
paesaggio siciliano che vede dal
pullman, finalmente libero di proseguire
il suo viaggio e tentare di raggiungere
Parigi.
Il suo viaggio
dal Senegal è iniziato nel 2006 ed è durato 2 anni. Due anni
passati in Libia a lavorare come muratore, pagato una
miseria. A quella miseria è riuscito a sopravvivere e con
quella miseria si è pagato il viaggio per attraversare il
Mediterraneo ed ad approdare a Lampedusa. Era il dicembre
2008...
31 marzo 2011
Danni Collaterali
Da più di un mese profughi fuggono dalla violenza e
dall’incertezza in Libia verso la Tunisia. L’Alto
Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati ha
riferito che sono fuggite oltre 180.000 persone – al ritmo
di 2.000 al giorno. La maggior parte finisce nei campi di
transito al confine, tentando disperatamente di trovare un
modo per tornare a casa. Qui trovate le facce di alcuni di
loro:
Link al blog con aggiornamenti dai
300 migranti in Grecia in sciopero della fame che rifiutano
di lavorare in nero e in condizioni di sfruttamento e
rivendicano il diritto alla regolarizzazione del soggiorno e
del lavoro.
Montaggio
di video realizzati dai migranti in viaggio verso il nostro
Paese: dal Sahara disseminato dei cadaveri di chi non ce l'ha
fatta, al Cie, passando per il Mediterraneo. Presentato al
Milano Film Festival.
Francia.
Scene drammatiche di una violenza inaudita da parte della
polizia francese nei confronti di donne e bambini.
Il filmato è stato fatto di nascosto, dato
che i giornalisti erano stati allontanati dal sito dello
sgombero:
25
aprile 2010: Ricordo del partigiano Giorgio Marincola, nato a
Mahaddei Uen (Somalia) il 23 settembre 1923, caduto a
Stramentizzo, presso Castel di Fiemme (Trento) il 4 maggio 1945,
studente, Medaglia d'oro al valor militare alla memoria.
« Sento la patria
come una cultura e un sentimento di libertà, non come un colore
qualsiasi sulla carta geografica… La patria non è identificabile
con dittature simili a quella fascista. Patria significa libertà
e giustizia per i Popoli del Mondo. Per questo combatto gli
oppressori… »
Parte
da Barcellona il 25 giugno per arrivare a Genova il 26
la nave dei diritti
promossa da italiani residenti all’estero
preoccupati dalla situazione in Italia, per lanciare un
grido di aiuto e di solidarietà che vuole unirsi a
coloro che stanno difendendo la Costituzione, resistendo
al degrado della democrazia, lottando contro il
razzismo.
2 aprile 2010
Firma la petizione per
un’accoglienza immediata dei lavoratori africani deportati da
Rosarno e una soluzione stabile di accoglienza e di lavoro in
condizioni dignitose e tutelate.
Stranieri non tanto
dal punto di vista anagrafico, ma perché
estranei al clima di razzismo che avvelena
l'Italia del presente. Autoctoni e immigrati,
uniti nella stessa battaglia di civiltà.
Sembra Rosarno È Zingonia (il manifesto) Come espellere gli
immigrati e risanare un «ghetto» facendo leva sull'acqua
privatizzata. Nel quartiere del bergamasco simbolo
dell'industrializzazione anni '60 senegalesi, pachistani e
magrebini lentamente vanno via. Basta che uno non paghi e
arrivano alpini e polizia a chiudere i rubinetti a tutto il
palazzo
Studio della Fondazione
Leone Moressa di Mestre sull'impatto della crisi disoccupazione
sulle lavoratrici ed i lavoratori migranti
http://www.fondazioneleonemoressa.org
"Il Tempo delle Arance" (30 min)
realizzato da InsuTv a Rosarno nei giorni del pogrom e della deportazione dei migranti
per ritrovare, nelle immagini e nei racconti dei protagonisti, le ragioni della ribellione contro la violenza e l'apartheid. Cui è seguita la vendetta della mafia e del governo...
Insieme alla proiezione ci sarà l'intervento di alcuni immigrati di ritorno da Rosarno
Adesso abbiamo le prove. Sono
quindici foto in bassa definizione. Scattate con un telefono
cellulare e sfuggite alla censura della polizia libica con
la velocità di un mms. Ritraggono uomini feriti da armi di
taglio. Sono cittadini somali detenuti nel carcere di
Ganfuda, a Bengasi, arrestati lungo la rotta che dal deserto
libico porta dritto a Lampedusa.
E adesso cosa accadrà ai 227
respinti a Tripoli?
Né a Malta, né a Lampedusa. Sono stati riportati in Libia i 227
emigranti e rifugiati – tra cui 40 donne - soccorsi a circa 35
miglia a sud est di Lampedusa. Maroni parla di "un risultato
storico". A noi rabbrividisce la pelle. Nel 2005 il Parlamento
europeo le definiva “deportazioni collettive”. Oggi sono la
regola d'ingaggio dei pattugliamenti di Frontex
Giugno 2008:
185 migranti morti alle frontiere Ue, reportage da Israele
Rapporto Giugno 2008
- Almeno 185 morti alle frontiere Ue, di cui 173 solo nel Canale
di Sicilia. Vittime anche alle Canarie, nel porto di Venezia e
in Turchia, dove un cittadino somalo è stato ucciso da un
proiettile durante una protesta in un campo di detenzione. E gli
spari della polizia hanno ucciso anche tre profughi lungo il
confine egiziano con Israele. Una delle vittime è una bambina
sudanese di sette anni. Quella del Sinai si conferma la nuova
rotta dei rifugiati eritrei e sudanesi, che alle carceri libiche
e alla morte in mare preferiscono lo Stato ebraico
[...]
Tratta da: R.
De Angelis e F. Mignella Calvosa (a cura di), (2006), “La
periferia perfetta. Migrazioni, Istituzioni e relazioni etniche
nell’area metropolitana romana”.