Salaam Bombay!

Il Forum sociale mondiale in India, 16-21 gennaio 2004  - seconda parte

di Alessandra Mecozzi

 

Istituzioni internazionali

Joseph Stiglitz sulla globalizzazione

Pace e guerra

Le prospettive e gli interrogativi dell’Fsm

La prima plenaria a cui partecipo il giorno del mio arrivo, il 17 gennaio, è quella su “Governo globale e le istituzioni internazionali”: al centro il ruolo e le prospettive degli organismi internazionali. Partecipa un migliaio di persone.

Juan Somavia, direttore generale dell’Organizzazione internazionale del lavoro, invita la società civile globale a porre con forza, non facendo prevalere le proprie differenze, la questione della loro trasparenza e cambiamento:” La nostra capacità di cambiare dipende dal come ci organizziamo e l’Fsm è il posto ideale per farlo perché è espressione di un grande movimento sociale interessato dalla globalizzazione attuale, che non tiene in alcun conto le persone; a Porto Alegre ci siamo resi conto che ognuno di noi ha la sua propria agenda, diversa l’una dall’altra, ma dobbiamo anche guardare a ciò che ci unisce” (intervista a “Terra Viva”, quotidiano del Forum, n.2).

Nella stessa conferenza interviene anche Mary Robinson, già alto commissario per i diritti umani alle Nazioni unite  ed ex presidente dell’Irlanda, dichiarando che se si eliminano le istituzioni internazionali non avremo di meglio: conviene che questi strumenti vengano invece monitorati e controllati dalla società civile; il sistema della cosiddetta global governance è fallito negli anni scorsi e le organizzazioni di società civile sono quelle che possono fare il massimo assumendosi in certo modo responsabilità di governo ed esercitando forte pressione ad esempio per verificare ogni anno quali sono i risultati degli obiettivi del Millennium development stabiliti nel 2000 dall’Assemblea delle Nazioni unite e consistenti in una considerevole riduzione della fame e della povertà e nel miglioramento dell’accesso all’acqua. Non poteva naturalmente mancare il tema dell’Organizzazione mondiale del commercio, dopo il clamoroso fallimento del suo vertice a Cancun, esempio dell’evidenza della necessità di cambiamento per le istituzioni internazionali, in modo che i paesi del Sud acquistino in esso un peso effettivo. Una rappresentante del Mali obietta che nel suo paese ci sono migliaia di organizzazioni non governative ma che tutte sono obbligate, per avere finanziamenti, a seguire le indicazioni del Fondo monetario e della Banca mondiale. Federico Mayor Zaragoza, capo della Fondazione per una cultura di pace e già presidente dell’Unesco, ha parole molto dure per la politica di Bush: “Dobbiamo dire chiaramente al presidente degli Stati Uniti che non siamo per niente d’accordo con la sua politica, dobbiamo dirgli che deve governare con la ragione, non con la forza. Abbiamo bisogno di una nuova cultura del governo globale, non una cultura della potenza, ma della comprensione, del dialogo, della pace. “In sostanza – aggiunge Eveline Herfkens, della Commissione mondiale sulla dimensione sociale della globalizzazione – le istituzioni internazionali non sono indipendenti, sono nostre nel senso che sono composte dai nostri governi e dalle persone da loro inviate all’interno di esse, per cui hanno il dovere della trasparenza e devono rendere conto a noi di quello che fanno”.

Insomma, pareri diversi, dibattito appassionato che si ritroverà nell’incontro in cui parlerà Stiglitz, premio Nobel per l’economia, vicepresidente della Banca mondiale tra il 1997 e il 2000.

 

Joseph Stiglitz : globalizzazione, insicurezza sociale, violenza

L’economista statunitense è stato tra i più applauditi della conferenza “Globalizzazione e sicurezza economica e sociale” a cui hanno partecipato circa 1.000 persone. “La sostanza della globalizzazione economica deve essere di produrre sicurezza del lavoro. Se su questo ci fosse davvero impegno, i paesi in via di sviluppo avrebbero ottenuto nuove opportunità di lavoro con l’apertura dei loro mercati; ma le politiche economiche non possono essere delegate ai tecnocrati delle istituzioni finanziarie internazionali ma devono essere al centro del dibattito in ciascun paese.” Stiglitz condanna la continua pressione del Fondo monetario internazionale per introdurre riforme nei sistemi di sicurezza sociale dei paesi del Sud, perché questo erode la già scarsa protezione per milioni di lavoratori.  Propone anche che all’interno dell’Organizzazione mondiale del commercio vengano inclusi programmi per il rafforzamento della sicurezza sociale e la lotta contro la povertà. Avverte inoltre che la instabilità economica e la insicurezza sociale porteranno inevitabilmente a un aumento della violenza nel mondo perché è impossibile dividere le questioni economiche da quelle sociali e politiche.

In sostanza la globalizzazione economica deve radicalmente cambiar direzione, ricorda nella stessa conferenza un economista filippino, Antonio Tucan, perché tra i suoi vari effetti nocivi ha quello della flessibilizzazione del lavoro e dell’indebolimento sindacale. Sostiene Tucan, di una organizzazione filippina non governativa, che le politiche di flessibilizzazione del lavoro per “consentire l’aumento degli investimenti” sono in realtà pratiche che istituzionalizzano la disoccupazione e attaccano i sindacati. E fa un esempio illuminante: “Nelle Filippine il lavoratore può iscriversi al sindacato solo dopo sei mesi che ha cominciato a lavorare in una certa azienda: per questo adesso le imprese assumono e licenziano di sei mesi in sei mesi”.


Salaam Bombay! - terza parte di Alessandra Mecozzi

Salaam Bombay! - prima parte di Alessandra Mecozzi

Intervento di Mumbai (Bombay) del Segretario nazionale Giorgio Cremaschi.

Forum sociale mondiale in India

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