Diario

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22 gennaio 2002

23 gennaio 2002

24 gennaio 2002

Diario del 24 gennaio 2002

di Alessandro Pagano

Il programma di oggi prevede lo spazio per gli interventi dei delegati, per lo svolgimento di un dibattito che, già nelle scorse giornate, ha assunto il connotato della ricchezza. Sono i delegati di fabbrica della Ansaldo di Napoli, della Fiat di Cassino, della Bosch, a ricordarci i momenti tesi e problematici, determinati dall'insistenza delle loro aziende ad agire in una logica di divisione del fronte, come strategia per imporre la propria volontà. Logica che non risparmia nemmeno l'autonomia, costituzionalmente sancita, della magistratura, costretta ad appelli alla "resistenza" sulla linea del Piave.

Tirogallo dell'Ilva ci riporta con la memoria ai tragici fatti del 24 gennaio 1979, quando a Genova, le brigate rosse assassinarono un operaio siderurgico comunista militante sindacale, il compagno Guido Rossa.

Un fatto che tragicamente ci ricorda come la pratica del terrorismo contiene una regola storicamente consolidata: si ritorce, nei suoi effetti, sempre di più sui deboli. Mai come oggi questo è confermato e visibile.

C'è un uomo che oggi ci capita di incontrare a convegni, congressi, dibattiti e la cui tragedia personale e familiare sta diventando il simbolo ricorrente delle contraddizioni generale dalla violenza che il pensiero unico della globalizzazione selvaggia sta imponendo nel mondo: Giuliano Giuliani è il padre di Carlo, il ragazzo ucciso negli scontri tra manifestanti e forze dell'ordine, nella giornata del G8 di luglio Genova. La sua tragica esperienza sta diventando testimonianza dell'importanza del preservare la memoria come primo elemento per la ricerca della verità. Per questo Giuliani ci esorta a non sottovalutare il valore simbolico della commemorazione delle date. "Partiamo dal 25 aprile. Lavoriamo perché sia una giornata della memoria, che metta la gente dentro le città e le renda vive". Lo scorso 20 gennaio, a Genova, c'è stata una grande manifestazione, senza simboli, senza "cappelli" ma molto partecipata, una folla eterogenea, accomunata dal dolore, sia diretto che indiretto, che la morte di quel giovane ha causato in loro. Una giornata della memoria, una manifestazione per la memoria partita da un luogo della memoria, quella piazza Alimonda dove si è verificata la tragedia.

Date e luoghi che assumono valori trascendenti così come trascendente è la suggestione che Giuliani ci regala attraverso il racconto del suo incontro con la comunità di S. Egidio. Quattrocento persone che cantavano le loro preghiere contribuiscono a creare una condivisione tutta da "respirare". Anche noi cantavamo assieme, ci ricorda Giuliani, e questo aiutava a sentirci parte di un gruppo, di un insieme di uomini, accomunati - in quelle occasioni - da qualcosa di trascendente, che stimolava un senso di fratellanza al di là dei contenuti concreti. Io provo a fare il musicista, nel tempo libero, e conosco questa sensazione di unità che lega in modo strettissimo tutti coloro che partecipano a un concerto, con una condivisione di sensazioni che accomuna chi esegue a chi ascolta e li avvicina sul piano emotivo.

Si parla spesso di distanza siderale tra rappresentanti e rappresentati, e di difficoltà nello stabilire la giusta sintonia.

Meditiamo su questa suggestione offerta generosamente dal compagno Giuliani.

Diario del 24 gennaio 2002

di Mauro Cristiani

La terza giornata del XXII Congresso nazionale della Fiom è stata caratterizzata dall’intervento di Giuliano Giuliani.

Ripercorrendo gli eventi tragici che hanno contraddistinto il G8 di Genova, Giuliani, con ragionamenti pacati e con parole dirette, ha invitato a intrecciare l’agire sindacale con la quotidianità. Ha chiamato tutti noi a non dimenticare l’importanza del coinvolgimento e del ruolo della base, della gente comune in ogni forma di lotta che intende essere veramente democratica.

Tutti, giovani e anziani, uomini e donne, vanno resi partecipi nel processo di creazione di un’alternativa credibile e solida alla destra nostrana; ha chiesto a tutti noi di impegnarci in una costruzione di una società in cui ci sia maggiore ascolto per coloro che chiedono un altro mondo, più equo e più giusto, più solidale e più attento alle esigenze altrui.

Non è retorico affermare che l’intervento di Giuliano Giuliani ha irretito l’attenzione dei delegati, emozionandoli.

In questi giorni è emerso anche che questo congresso rilancia l’azione politica della Fiom attraverso due parole d’ordine lanciate da Claudio Sabattini: democrazia e movimento. Democrazia da affermare e da difendere nella società e nei luoghi di lavoro; movimento per affrontare, coinvolgendo quanti più soggetti sociali è possibile, una nuova e aspra stagione di lotta politica e sindacale.

Del resto, i delegati che sono intervenuti hanno abbracciato e sostenuto con convinzione e determinazione questa linea politica.

Colpisce anche la pervicacia con cui i delegati del Centro-Sud riportano le loro esperienze di lotta e di azione sindacale nei luoghi di lavoro. Raccontano le difficoltà di difendere gli interessi, i diritti, la salute e la dignità dei lavoratori. Esprimono, con parole efficaci, e a tratti crude, quanto sia arduo operare in territori martoriati dalla disoccupazione e in cui le uniche proposte avanzate per creare sviluppo e lavoro sono fondate su una precarizzazione sempre più spinta del rapporto di lavoro e sulla riduzione dei diritti e della tutela dei lavoratori.

Per questo la loro attenzione è tutta concentrata sulla difesa dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori e sull’importanza della riuscita degli scioperi in programma per le prossime settimane. Una risposta forte a chi vuole riportare indietro di trent’anni le conquiste del movimento operaio, a quelle organizzazioni sindacali che avanzano proposte tese a legare gli aumenti contrattuali alla redditività dei siti produttivi, a chi ritiene che sia giusto reintrodurre le gabbie salariali.

A tutto questo i delegati, compatti, hanno detto no.

A Cofferati e alla Cgil chiedono di essere al loro fianco, convinti che indietro non si torna, che la difesa dei lavoratori e della qualità del lavoro sia un valore irrinunciabile.

 

Diario del 23 gennaio 2002

di Alessandro Pagano

La mattina è aperta da un filmato "signorina Fiat". Eugenio Marzoli, della Fiom di Genova, mi racconta le sue impressioni.

"Il film l'ho visto. Ed è stato interessante sentire una storia di vita raccontata da questa giovane donna torinese, fatta di lavoro, casa, svago, il tutto con il marchio della grande madre: la Fiat. Testimonianze di questo tipo ci aiutano a capire sempre meglio e riconoscere gli atti, scientifici, che la Fiat (e non solo lei) compiva per creare spaccature, segnare profondi confini tra i lavoratori in fabbrica. I riferimenti all'esistenza di 2 tipi di case, più ricche e confortevoli per gli impiegati e più modeste e peggio collocate per gli operai, sono chiari in questa logica. Così come la descrizione dei differenti simboli di potere: dimensione della scrivania, comodità della poltrona ecc., tutto questo funzionava davvero, creava la divisione desiderata ed era funzionale agli obiettivi dell'azienda.

Mi viene in mente un personaggio, il ragionier Fantozzi inventato da Villaggio e rappresentato con un taglio apparentemente comico, ma con evidenza, tragicamente vero. E con un po' di tristezza, mi vengono in mente alcune delle rivendicazioni che emergono da lavoratori e impiegati di alcune delle aziende che seguo, che ricalcano quel tipo di esigenza: dimensione relativa alla scrivania ecc. Che il progetto sociale Fiat abbia creato davvero una cultura?

Interrogativo inquietante dato il livello odierno dello scontro con governo e controparti datoriali.

Un interessante richiamo alla situazione di impiegati e tecnici al giorno d'oggi, è stato fatto da Sabattini nella relazione introduttiva alla sessione europea: impiegati tecnici, softwaristi come "operai del terzo millennio", se non altro sul piano della necessità di una dimensione collettiva di rappresentanza. Questi lavoratori, oggi, vedono la loro professionalità utilizzata non più come contributo qualificato allo sviluppo della attività aziendale ma come atomizzato apporto a un "totale" che spesso non conoscono nemmeno… l'analogia con l'addetto alla catena di montaggio è davvero suggestiva! Sono tanti i laureati e diplomati, sono davvero pochi quelli che determinano lo sviluppo delle tecnologie. Un delegato suggerisce nel suo intervento: "La Fiom deve accorgersi anche della I e non solo della O".

Ancora: "Occorrono proposte interessanti per le esigenze di questi lavoratori, ma è necessario che gli stessi acquisiscano importanza numerica nella nostra base, così da fare adeguata pressione".

Sabattini, nell'introdurre il dibattito europeo, accentua la necessità, l'esigenza di dotarsi di strumenti e livelli di contrattazione europea. Contemporaneamente ci indica il principale degli ostacoli da superare: la differente provenienza storica di diversi sindacati che ne ha segnato profondamente l'identità. La soluzione può passare solo attraverso la rinuncia a qualcuna delle prerogative caratterizzanti nel nome degli interessi di coloro che rappresentiamo.

Il contratto europeo è un percorso obbligato in un Europa che voglia ottenere una integrazione sociale e politica e nell'ottica della tutela futura dei lavoratori. E' un obiettivo altissimo e non può infrangersi sull'urgenza di equiparare i salari, ma deve trovare soluzione a partire dalla equiparazione dei diritti. Con l'appoggio dei rappresentanti dei sindacati europei che, a turno, hanno aggiunto valore e contenuti al dibattito e ne hanno condiviso l'importanza. Il rappresentante della Svezia (fuori dall'Euro) ha ammesso: "dentro l'euro" il sindacato svedese ha annunciato iniziative per rilanciare la sensibilizzazione popolare a questo argomento. Uniti si è più forti… soprattutto quando si rappresenta interessi relativamente deboli.

Il pomeriggio si riprende con il dibattito e con gli interventi dei delegati: è un coro di consensi alla proposta e alle affermazioni contenute nella relazione introduttiva. Ripenso alla mattinata, alla giornata di ieri, e penso che "solidarietà" sia la parola d'ordine: tra operai e impiegati, tra i lavoratori d'Europa, tra donne e uomini, giovani e anziani. Senza retorica. Semplicemente per essere più forti.

Osvaldo Squassina, segretario della Fiom di Brescia, suggerisce argomenti di discussione: contraddizioni tra il dire e il fare. "Se affermiamo la necessità di pensare globale nel nostro agire locale, dobbiamo smettere di assumere il rischio di impresa nel contrattare salario aziendale legato a redditività e assenteismo."

Indica anche un percorso: "per rafforzare le iniziative di lotta anticipiamo la scadenza del contratto e presentiamo la nostra proposta per il rinnovo".

Un collegamento telefonico in diretta con una compagna della Rsu della Ficomirror ci racconta la storia di qualche centinaio di lavoratori dell'indotto Fiat che stanno perdendo il loro posto di lavoro come risultato della politica aziendale: far ricadere sull'indotto i problemi.

E' l'ora di un ospite di peso: Gino Strada di Emergency.

Lui, il suo operato, la sua stessa esistenza, stanno lì a dimostrare e a ricordarci la contraddizione profonda che il mantenimento del nostro livello di benessere crea.

I prezzi che il mondo e l'umanità pagano in nome di questo non trovano giustificazioni in nessun ragionamento possibile, a partire dai filosofi classici che già si cimentavano sui significati profondi dei concetti di "guerra" e di "pace".

Strada associa la Fiom, in modo diretto, alla lotta contro la guerra. Una guerra che non può essere valutata separatamente rispetto ai suoi "effetti collaterali": "La guerra e le sue vittime sono la stessa cosa. Il resto è propaganda, sono dollari che girano".

"A chi ci stiamo affidando?" ci chiede Strada. Lui la risposta ce l'ha e ce la dà, con coraggio: "La causa del terrorismo islamico è la politica estera degli Stati Uniti. Occorre lottare e lavorare per un mondo che riconosca diritti umani universali superando le contraddizioni che spesso coinvolgono anche chi si occupa di "interventi umanitari". Emergency rifiuta la logica per la quale a sostenere associazioni umanitarie siano gli stessi che prevaricano i diritti umani bombardando. Cerca, perciò, il suo sostentamento per altre vie, che non sono quelle istituzionali. Una modalità di azione che certamente ti rende libero di dire ciò che pensi rispetto alle causa di cui ti occupi.

La proposta e l'invito sono diretti all'azione e alla sensibilizzazione per la pace. La guerra oggi significa "5.000 a zero".

Significa 5.000 civili morti a Belgrado e zero militari statunitensi. I commenti sono superflui.

La condivisione delle ragioni è totale.

Il dibattito continua snodandosi tra la necessità di rilanciare la qualità della contrattazione decentrata anche attraverso una conflittualità più accesa e l'opportunità di trovare il filo di percorsi unitari attraverso i lavoratori stessi.

La percezione di avere imboccato una via nuova che richiederà nuove energie e nuove parole d'ordine è ampiamente diffusa ed è presente in ciascuno degli interventi dei delegati. Il contributo di calare dall'esterno, riconoscere il ruolo cruciale del movimento dei lavoratori e del sindacato che la guida dà forza e ci indica che la via scelta, le iniziative intraprese sono quelle giuste.

Diario  del 23 gennaio 2002

di Mauro Cristiani

La seconda giornata congressuale è stata vissuta con attenzione e nell'attesa di capire quanto la platea di delegate e delegati condividesse l'intervento introduttivo di Claudio Sabattini.

La sessione mattutina, con il confronto delle esperienze sindacali tra Francia, Germania, Spagna, Austria, Danimarca, Svezia, Portogallo e, naturalmente, il nostro paese, fa apparire in maniera netta quanto sia necessaria la costruzione di un sindacato europeo forte per contrastare efficacemente scelte di politica industriale oramai internazionali.

E' un dibattito attuale e importante, seguito con attenzione poiché in Campania molte aziende, anche di medie dimensioni, si rapportano con una politica produttiva e manageriale internazionale e i delegati di fabbrica hanno di conseguenza proceduto alla costituzione dei Comitati aziendali europei (Cae).

Nel pomeriggio, l'intervento di Gino Strada, di Emergency, apre una finestra su altri aspetti e su altre nazioni. E' uno spaccato di vita e di ideali che non è avulso alle lotte e agli ideali che la Fiom in questi anni ha portato avanti anche con l'adesione al Global social forum.

Nel corso del dibattito pomeridiano, critiche sono state mosse in seguito a un intervento in cui si ventilava una debolezza dell'azione sindacale al Sud. I delegati, che ogni giorno si confrontano e si scontrano con i problemi che investono i siti produttivi campani, ricordano tutti quegli interventi straordinari che dovevano servire a rilanciare l'occupazione nel Mezzogiorno e che, invece, hanno solo contribuito a rendere precario il lavoro. In un contesto simile, la Fiom opera quotidianamente affrontando difficoltà e cercando di salvaguardare i posti di lavoro. Parlare di debolezza è per la Campania sbagliato, sostenere invece la lotta per tutelare i diritti e la dignità di tutti i lavoratori, soprattutto quelli assunti con contratti atipici e interinali, è un compito e un obiettivo che l'intera organizzazione deve sostenere con convinzione.

 

 

Diario del 22 gennaio 2002

 

di Alessandro Pagano

Questo lo sento davvero!

Sarà perché è la prima volta, comunque mi eccita l’idea di partecipare a questo “evento”…sì, credo che “evento” possa essere la parola giusta.

Il Congresso nazionale della Fiom, questo congresso, in questo contesto, si preannuncia con un notevole carico di temi e di nodi da sciogliere. E’ assolutamente legittimo che susciti enormi aspettative sul piano dei contenuti. C’è il contratto, c’è la questione della democrazia sociale, la pace (e la guerra), l’euro, la globalizzazione… e c’è la Fiom, in prima linea su tutto.

Durante il tragitto Genova-Rimini mi capita spesso di ripensare a questo anno trascorso e agli avvenimenti che lo hanno segnato. E mi vengono in mente le parole di Cofferati al congresso Cgil ligure: “Una partecipazione che non ha eguali in nessuna organizzazione in Europa”. Sì, ne sono sicuro, sarà un grande dibattito.

 

Il titolo lo conferma con un chiaro riferimento a un contesto “in movimento” e con i richiami ai temi all’ordine del giorno: democrazia, solidarietà, pace. Non c’è niente di scontato, nel contesto attuale. Tutto va ridefinito e rafforzato.

L’afflusso dei numerosi delegati continua all’interno della sala, allestita con grandi schermi per facilitarci nel seguire il dibattito… tecnologia a mille! Il segretario già seduto, solo, al suo posto, come per  un implicito “Buongiorno”.

 

Alle 16,30: buio, musica, annuncio e … sorpresa! Fuori programma viene proiettato un video girato da due ragazzi che hanno documentato il corteo partito da Roma Ostiense, il 16 novembre, il giorno della grande manifestazione.

Splendide immagini di un festoso corteo, accompagnato dalla musica dei Modena City Ramblers, e la mente ritorna alla soddisfazione e all’emozione di quel giorno, a una manifestazione che ha sancito la giustezza delle posizioni tenute dalla Fiom sul contratto… ma questa è un’altra storia.

 

Ore 17,00: chiamata dei componenti il tavolo della presidenza e apertura dei lavori. Formalità già viste nel corso dei congressi locali, parti di un rito conosciuto, a volte criticato nella sua ridondanza formale, ma necessario per avvolgere i partecipanti in un contesto che li coinvolga e con i neofiti come me, probabilmente, funziona davvero!

Il saluto del segretario della Fiom di Rimini che ci riporta al pericolo che i diritti dei lavoratori corrono sotto l’attacco degli attuali governanti. Il benvenuto e l’orgoglio di ospitarci sono manifestati con calore, con emozione.

Il microfono passa al segretario uscente Claudio Sabattini che ha un compito arduo, come si diceva una volta (così mi dicono i vecchi compagni): deve “dare una linea”.

Lo fa aggiungendo un attributo al titolo: il XXII è un congresso di lotta. Lo fa conferendo un taglio globale: il contesto di riferimento non finisce con i contributi nazionali.

Lo fa proponendo iniziative:

- proposta di allargamento della tutela reale nel licenziamento ai lavoratori delle aziende sotto i 15 dipendenti;

- costituzione di casse di resistenza per sostenere economicamente la lotta;

- battaglia per portare all’interno delle aziende le nostre posizioni rispetto a un contratto nazionale che non si è ancora chiuso;

- mobilitazione generale e sciopero per impedire che le deleghe del governo diventino leggi dello Stato.

Tutto questo perché la Fiom viene da lontano e guarda altrettanto lontano… applausi in piedi.

 

Tocca ad Alessandra Mecozzi dell’Ufficio internazionale il compito di leggere una lettera di Mun, presidente dei metalmeccanici coreani, impossibilitato a venire perché incarcerato nel suo paese. Al premier era stato assegnato il premio nobel per la pace… qualcosa non funziona nei criteri con i quali vengono valutate le situazioni nel mondo… e l’impresa è forte nell’imporre la sua legge in assenza di contrasto e il contrasto si può anche incarcerare, se necessario… inaccettabile!

Ospiti: i segretari di Fim e Uilm ci forniscono un contributo al dibattito. L’attesa è per ciò che diranno sulla situazione contrattuale. Caprioli e Regazzi sembrano avvertire il clima di freddezza che la sala crea nei loro confronti e non si sbilanciano nei giudizi. Rimarcano però le differenze quando citano gli argomenti sui quali c’è dissenso. La sensazione non è quella di una possibile ricomposizione nel prossimo futuro. Uno pensa: “Chissà se si parlano ancora…”.

L’unità è un valore, lo diciamo, e soprattutto lo pensiamo, ma a che prezzo? E’ questo il nodo da sciogliere, e intanto il mondo fuori diventa sempre più incomprensibile.

Fino al punto di confonderci le idee rispetto al ruolo che avremo, come lavoratori, nel prossimo futuro.

Diario del 22 gennaio 2002

di Mauro Cristiani

Per i delegati della Campania, questo sembra essere un congresso veramente decisivo.

La volontà della Fiom, espressa dal suo segetario generale Claudio Sabattini, di proseguire con convinzione la strada di contrastare le scelte del governo in materia di politiche sociali e sulla modifica dell'articolo 18 della Statuto dei lavoratori, è condivisa dalla delegaizone campana.

Grande attenzione hanno suscitato i passaggi della relazione di Sabattini sull'opportunità di costituire il fondo o "cassa di resistenza" per sostenere le lotte rivendicative e l'idea di una "globalizzazione del sindacato" come risposta utile e necessaria a un'economia sempre più globalizzata.

I delegati condividono l'idea di proclamare lo sciopero generale. Adesso occorre solo capire se i compagni delle altre regioni approvano le tappe di questo percorso. I delegati campani auspicano che lo sciopero generale venga condiviso e sostenuto realmente anche da Cisl e da Uil, così come sono convinti che è necessario un coinvolgimento dei lavoratori della base affinché il governo berlusconi prenda atto che i lavoratori, e non solo le organizzazioni sindacali, sono contrari a uno stravolgimento del sistema previdenziale e dello smembramento dello Statuto dei lavoratori.