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Claudio Sabattini, segretario generale Fiom.
«Noi
pensiamo che la democrazia sia il bene più importante che hanno
i lavoratori e le lavoratrici, l’unico modo per contare,
l’unico modo per essere protagonisti. E allora, se questo è
l’unico modo, ciascuno deve pensare a sé, ai propri
interessi, ma deve pensare al compagno che sta vicino a lui,
deve pensare alla ragazza che lavora nei call-center, deve pensare
agli immigrati, che vengono qua e vengono rispediti a casa. Se,
cioè, ognuno di voi, ognuno di noi, nel momento in cui pensa a
se stesso pensa a tutti, vuol dire che noi diventiamo
insostituibili nella democrazia» (...) «e questa manifestazione vuol dire democrazia e libertà, vuol
dire diritti per tutti, vuol dire superare ogni forma di
precariato, vuol dire, cioè, aprire una strada nuova e diversa
– come dicono alcuni dei nostri amici – verso un mondo
migliore».
«Qualcuno chiede qual è la prospettiva.
Qualcuno chiede dove andranno i metalmeccanici dopo questa
stupenda manifestazione. Noi lo sappiamo dove andiamo. Noi
sappiamo che questa battaglia non è una battaglia contingente,
non è una battaglia che si realizza in una giornata – sia
pure grande e meravigliosa come questa –, non è una battaglia
che si raggiunge in pochi giorni. Abbiamo di fronte a noi una
posizione della Confindustria e del governo che dice: “gli
unici lavoratori sono quelli che non debbono avere alcun
diritto”, perché solo i lavoratori senza diritto piacciono ai
padroni.
Ma noi lo diciamo da qua, con cautela, ma
con fermezza. Questi padroni forse non hanno capito una cosa
essenziale. Non hanno capito cioè che la nostra forza non
deriva - come deriva la loro, dai soldi, dalla finanza - i
lavoratori e le lavoratrici combattono perché credono in quello
che fanno. I loro manager, i loro dirigenti fanno i manager e
fanno i dirigenti esclusivamente per soldi, per denaro. Noi non
siamo come loro: siamo all’opposto di loro e questa è la
ragione per cui non possiamo che vincere questa battaglia.
Chi pensa anche tra di noi che in fondo
questa è una fase transitoria, e che dopo c’è da passare la
nottata e poi tutti ritorna come prima, noi dobbiamo dire con
assoluta fermezza, che i padroni non hanno intenzione di
fermarsi e che comunque queste grandi trasformazioni, guidate
dal capitalismo americano, in Italia, in Europa e nel mondo, non
si fermeranno.
Noi rispondiamo: è la strada della lotta
quella che noi indichiamo. Noi indichiamo dicendo che siamo
tornati in piazza e ci rimarremo.»
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