NOTA
STAMPA
Elettronica.
A Roma la protesta dei lavoratori del polo industriale de L’Aquila “Dalla crisi si esce soltanto salvaguardando e rilanciando la vocazione industriale del polo elettronico aquilano.” E’ questo il passaggio centrale del comunicato emesso, dalle segreterie nazionali di Cgil, Cisl, Uil e Fim, Fiom, Uilm, al termine dell’incontro con il governo svoltosi a Palazzo Chigi, mercoledì 22 gennaio, in relazione alla crisi che coinvolge direttamente due delle maggiori aziende metalmeccaniche del capoluogo abruzzese, Flextronics e Lares-Tecno. Prima dell’incontro, a partire dalle 10.30, un vigoroso corteo sindacale ha attraversato le vie della capitale lungo il consueto percorso che va da piazza della Repubblica a piazza Santi Apostoli passando da via Cavour, largo Corrado Ricci, via dei Fori Imperiali, piazza Venezia. Alla manifestazione, cui erano presenti oltre 3.000 persone, hanno partecipato in massa le lavoratrici e i lavoratori del polo elettronico aquilano, il sindaco del capoluogo abruzzese e quelli di una ventina di comuni del circondario nonché rappresentanti della provincia dell’Aquila e della regione Abruzzo. Alla manifestazione guidata dai dirigenti locali e nazionali delle tre maggiori confederazioni e dei sindacati metalmeccanici, hanno partecipato anche alcuni parlamentari locali - il senatore Del Turco dello Sdi, e gli onorevoli Lolli e Cialente dei Ds - oltre all’onorevole Giordano del Prc. Intorno alle ore 13.30 è iniziato a Palazzo Chigi l’incontro con il Governo rappresentato dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio, onorevole Letta e dal ministro delle Attività Produttive, Marzano. All’incontro - cui era presente anche Gianfranco Borghini, della Task Force governativa per l’occupazione -, i rappresentanti della Regione e degli Enti Locali e quelli sindacali hanno esposto al Governo la gravità della crisi industriale aquilana. La direzione della Flextronics, un’azienda ex Italtel che è oggi posseduta da una multinazionale americana e occupa 950 addetti, ha annunciato di voler chiudere la propria attività entro il prossimo novembre. La Lares-Tecno (230 addetti) è poi colpita da una crisi che si trova già in una fase più avanzata. Inoltre, altri 300 posti di lavoro nell’indotto sono a rischio. Complessivamente, si tratta quindi di circa 1.500 posti di lavoro che potrebbero essere cancellati entro l’anno. Inoltre, l’Italia rischia di perdere un sito noto per il carattere avanzato delle tecnologie ivi utilizzate e sviluppate. Le confederazioni e i sindacati di categoria hanno chiarito al Governo che non sono interessati a discutere misure di tipo assistenziali ma chiedono che, anche se con assetti proprietari e societari eventualmente mutati, le produzioni in questione rimangano all’Aquila. A sostegno della propria tesi i sindacati hanno sottolineato che maggiori committenti delle imprese elettroniche attive all’Aquila sono le grandi aziende di servizi privatizzate negli ultimi anni nel nostro paese quali Telecom e Enel. Fiom-Cgil/Ufficio stampa Roma, 23 gennaio 2002 |