COMUNICATO  STAMPA

 

Contratto metalmeccanici. Fiom: “Federmeccanica maschera con il rispetto delle regole le sue pregiudiziali contro la nostra piattaforma”

 

“La Federmeccanica maschera con il rispetto delle regole le sue pregiudiziali e i suoi tentativi di discriminazione verso la piattaforma della Fiom.” E’ questo il titolo della nota informativa elaborata dall’Ufficio sindacale della stessa Fiom in risposta al documento presentato dalla Federmeccanica il 20 gennaio scorso quando si è svolto il primo incontro per il rinnovo del Contratto nazionale dei metalmeccanici.

La Fiom ha giudicato come “estremamente negativo” il documento della Federmeccanica “perché nei fatti rifiuta il negoziato”.

Secondo l’associazione degli industriali, le piattaforme presentate da Fim, Fiom, Uilm sarebbero “tutte non conformi al Protocollo del luglio ’93”. In particolare, quella della Fiom si caratterizzerebbe “per radicalità, onerosità e soprattutto, distanza dalle regole del Protocollo di luglio”.

“E’ bene ricordare – afferma la nota Fiom - che la Federmeccanica, per un lungo periodo, è stata molto critica verso il Protocollo di luglio e che, per diversi contratti, ne ha contestato l’applicazione.” Inoltre, la Fiom ricorda che il Protocollo del 23 luglio ’93 riguardava “l’impegno comune all’ottenimento di un tasso di inflazione allineato alla media dei paesi comunitari economicamente più virtuosi e quello alla riduzione del debito e del deficit dello Stato ed alla stabilità valutaria. Grazie alla moderazione e ai sacrifici salariali dei lavoratori, questi obiettivi sono stati raggiunti”.

“Ma il Protocollo – prosegue la nota - pone tra i suoi obiettivi anche la difesa del potere d’acquisto delle retribuzioni e delle pensioni.” Inoltre, il Protocollo “comporta impegni per tutte le parti e un sistema di regole” che “sono la condizione perché vi sia una politica dei redditi concertata”.

“Il Governo e la Confindustria”, puntualizza la nota, hanno però “esplicitamente dichiarato di non voler concertare una politica dei redditi, ma di puntare a un non meglio precisato dialogo sociale.” Inoltre, “l’andamento dei prezzi dei servizi, delle tariffe e della spesa sociale non solo non è stato discusso con le organizzazioni sindacali, ma è stato lasciato andare o deciso in maniera assolutamente libera”.

“In questo contesto – afferma la Fiom - l’individuazione di tassi programmati d’inflazione, al di fuori della definizione di “obiettivi comuni” tra le parti sociali che comprendano anche la crescita del prodotto lordo e dell’occupazione, rappresenta un atto unilaterale del Governo che non può impegnare e vincolare le organizzazioni sindacali.” Infatti, “se il Governo, in assenza di qualsiasi politica condivisa sul fisco, sulle tariffe, sull’occupazione, decide comunque tassi di inflazione programmata largamente inferiori all’inflazione reale”, nei fatti “programma la riduzione del potere d’acquisto dei salari”.

“La Fiom – prosegue la nota - ha elaborato la sua piattaforma tenendo conto di tutto il sistema delle regole, esercitando solamente un proprio autonomo diritto di valutazione sui riflessi che la crisi della politica dei redditi, dovuta a comportamenti sbagliati del Governo e delle imprese, ha avuto sul salario dei lavoratori e sulla sua tutela.” La Fiom ha quindi “costruito la propria richiesta salariale sulla base di tre addendi, assolutamente compatibili con le regole previste dal Protocollo”. Il primo è “il recupero del differenziale” verificatosi tra l’inflazione programmata e l’inflazione reale nell’intero biennio che va dal 1° gennaio 2001 al 31 dicembre 2002.

Il secondo “è una previsione sull’inflazione attesa, visto che oggi il tasso di inflazione ufficiale è del 2,8%, mentre quello programmato per il 2003 è dell’1,4%”. “Non essendoci obiettivi comuni tra le parti, come previsto dal Protocollo, circa l’inflazione programmata, è assolutamente legittimo – spiega la nota - che la Fiom eserciti il suo diritto alla tutela del potere d’acquisto dei salari sulla base di stime realistiche dell’inflazione.”

Il terzo, prosegue la nota, “è determinato dalla redistribuzione tra tutti i lavoratori di una quota di produttività media di settore.  Il Protocollo del 23 luglio non esclude assolutamente che l’andamento della produttività di settore possa venire discusso nei contratti nazionali. La stessa Federmeccanica ha accettato nel passato contratto di discutere in presenza di questa richiesta, anche se poi ha rifiutato di sottoscriverla. Anche in questo caso siamo dunque di fronte a posizioni legittime sulle quali la risposta può essere solo di merito e non pregiudiziale”.

“E’ bene inoltre ricordare – afferma ancora la nota -che il Contratto nazionale riguarda non solo il biennio salariale, ma anche il quadriennio normativo. Occorre quindi che al tavolo delle trattative le parti ragionino non solo sullo stato immediato del settore, ma anche sul suo futuro per un periodo medio. Non possono, quindi, essere sollevate obiezioni di compatibilità alle altre richieste contenute nella piattaforma, quelle sull’orario, sull’inquadramento, sui diritti e soprattutto a quelle sulla precarietà del lavoro.”

Secondo la Federmeccanica, la Fiom vorrebbe forzare ambiti e competenze del Contratto nazionale “usandolo come ariete contro le leggi di flessibilizzazione e modernizzazione del mercato del lavoro che il Parlamento italiano ha varato sia nell’attuale che nella precedente legislatura”. “Anche qui – afferma ancora la Fiom - è inaccettabile ogni pregiudiziale in quanto da sempre i contratti hanno rappresentato un’occasione per migliorare le normative di legge. La Federmeccanica può non essere d’accordo sulla estensione dei diritti e sulla riduzione della precarietà, ma non può presentare pregiudiziali, né tantomeno pretendere che il Patto per l’Italia sia una sorta di allegato clandestino all’accordo del 23 luglio1993.”

“Proprio perché la Federmeccanica non può essere l’interprete unica delle regole – sostiene la Fiom -, non è accettabile che sia essa a decidere qual è il “perimetro” della trattativa. E’ questa una pratica con la quale ci siamo già scontrati in altre vertenze perché il perimetro del confronto è il confronto stesso e nessuna parte può decidere che vi sono richieste che devono essere tagliate o stralciate dalla piattaforma.”

“La Fiom, - conclude la nota - quindi, starà al tavolo con la richiesta di vedere discussa punto per punto la piattaforma presentata, perché completamente compatibile con il quadro di regole nel quale si sono svolti tutti i contratti. Sarà il merito a definire le posizioni delle parti, mentre ogni rifiuto pregiudiziale a rispondere su di esso sarebbe considerato il frutto di un evidente tentativo di discriminare un interlocutore rappresentativo al tavolo della trattativa.”

 

Fiom-Cgil/Ufficio stampa

 

Roma, 24 gennaio 2003

Approfondimenti

Ufficio sindacale. UFFISIND 8: Federmeccanica maschera con il rispetto delle regole le sue pregiudiziali e i suoi tentativi di discriminazione verso la piattaforma della Fiom.

Intervento di Alberto Bombassei, presidente di Federmeccanica, all'incontro del 20 gennaio 2002.