Principali
fattori di rischio nei settori dell’industria metalmeccanica e
situazione generale
Le
lavorazioni metalmeccaniche comportano un elevato rischio infortunistico,
causato essenzialmente dall’uso di macchine, attrezzi, utensili e mezzi
di sollevamento e trasporto e dal fatto che i materiali in lavorazione
possono essere fonte di pericolo, perché pesanti o taglienti (cfr. codici
INAIL). Altri
infortuni avvengono durante il montaggio o l’installazione delle parti
prodotte, come nei lavori in altezza, a causa di incendi o esplosioni
dovuti a cortocircuiti, a sostanze infiammabili, a miscele esplosive, a
operazioni di saldatura, per incidenti dovuti a carenze dell’impianto
elettrico, per ustioni da contatto o da proiezione di sostanze
incandescenti, o per via dei reagenti chimici oleari utilizzati. A
questo si aggiungono i rischi di esposizione dovuti principalmente a gas e
fumi di saldatura, rumore, vapori e nebbie di solventi e vernici. Il
settore siderurgico è quello colpito dal maggior numero di infortuni,
gravi e gravissimi, fino ad arrivare agli infortuni mortali, in
particolare nella manutenzione, ma complessivamente tutta
l’impiantistica è a forte rischio. Nell’ambito
delle misure di prevenzione e protezione, risulta essenziale garantire la
sicurezza delle macchine e dei mezzi di sollevamento e trasporto, così
come il fatto che la valutazione dei rischi si soffermi sull’organizzazione
del lavoro, sulle procedure di maneggio e trasporto dei materiali,
sulle vie di transito per i mezzi e le persone, sull’adozione di idonei
DPI. Inoltre
va tenuto conto del fatto che molte lavorazioni qui segnalate come
particolarmente a rischio, vengono svolte da ditte che operano in regime
di appalto, di sub-appalto o da lavoratori interinali/con contratto di
somministrazione. È
quindi necessario, da un lato tenere conto di questa fattispecie nel
Documento di Valutazione del Rischio e, dall’altro, utilizzare tutti gli
strumenti contrattuali e di legge utili a creare il coordinamento e la
collaborazione necessaria (ai sensi dell’art. 7 Dlgs. 626/94) a
determinare condizioni di sicurezza adeguate alla tutela di tutte le
lavoratrici e di tutti i lavoratori che operano all’interno degli
stabilimenti. Un
esempio utile ed interessante è costituito dalla contrattazione aziendale
svolta presso i cantieri della Fincantieri, di cui, a titolo di esempio,
riportiamo ampi stralci nella tavola
sinottica allegata. Un’attenzione
particolare va dedicata alla specificità data la presenza rilevante di
lavoratrici e lavoratori migranti nei settori metalmeccanici: il rapporto
INAIL sull’anno A
loro va quindi dedicata una particolare attenzione nell’ambito della
informazione e formazione, sia a livello sindacale che a livello
aziendale, ivi compresa la produzione di materiale tradotto nelle lingue
meglio comprese dalle persone interessate. Oltre
alle suddette cause di infortuni più diffuse nei settori metalmeccanici,
vanno ricordate patologie dovute a lavori ripetitivi e/o a tempo, che
possono ad esempio provare lesioni del tunnel carpale, scoliosi e
discopatie. Ricordiamo qui in particolare le vicende dell’introduzione
nella produzione di massa, dalla Fiat alla Piaggio, del TMC2 o di analoghi
altri sistemi che puntano all‘innalzamento della velocità e
dell’intensità del lavoro. Dopo
anni di iniziativa sindacale e legale sta per avere inizio a Torino un
processo di grande rilevanza, ove sarà portata in giudizio Complessivamente
si può affermare che un intervento efficace in materia di salute e
sicurezza sui posti di lavoro deve intervenire sull’organizzazione
del lavoro. Per
poter realizzare un simile intervento in modo fattivo, gli RLS devono non
solo essere messi in condizione svolgere appieno il ruolo partecipativo
che viene loro assegnato dalla legge, ma anche di esercitare un ruolo
attivo all’interno delle RSU per poter intervenire per via contrattuale
al fine di rimuovere i fattori di rischio che possono essere determinati da
cause legate alle lavorazioni in sé, e soprattutto al modo in cui queste
vengono svolte. La
contrattazione non deve limitarsi ad un intervento puramente
“emendativo” della legislazione esistente, ma estendere le misure di
tutela esistenti, recuperando quel coinvolgimento delle lavoratrici e dei
lavoratori che, seppure previsto dalla legge 300/70, negli anni seguiti
all’approvazione del Dlgs. 626/94 si è perso, provocando una sorta di
burocratizzazione dell’intervento in materia di salute e sicurezza, come
prevede il CCNL metalmeccanici all’art. 4 e nello spirito della 300/70. Non
può infine essere taciuto il fatto che spesso l’applicazione di accordi
di per sé rilevanti, trova una serie di difficoltà oggettive nella loro
gestione quotidiana, che deve essere affrontata, anche ampliando il numero
ed il potere di intervento degli RLS nei singoli siti produttivi, dando la
possibilità di convocare per 1 ora in stabilimento. Politiche
contrattuali: in primo luogo va contrastata In
questo contesto, va sottolineata la particolare importanza della vertenza
per il rinnovo del CCNL, nonostante si tratti del biennio economico. Infatti
la posizione della Federmeccanica, mira esplicitamente a ridimensionare il
ruolo contrattuale RSU, con particolare riferimento alla flessibilità
dell’orario di lavoro. Federmeccanica
vorrebbe poter gestire l’orario in modo unilaterale e con meno vincoli
per le aziende. È evidente che il rilancio la contrattazione in materia
di salute e sicurezza e di perseguire una maggiore integrazione tra il
lavoro svolto dagli RLS e quello delle RSU, nonché una reale
partecipazione delle lavoratrici e dei lavoratori al miglioramento della
condizioni di lavoro, deve necessariamente partire dalla difesa del ruolo
contrattuale delle RSU stesse e dal fatto che tale ruolo possa essere
esercitato in tutti i suoi aspetti, con particolare
attenzione alla prestazione, all’orario ed all’organizzazione del
lavoro. Sono questi infatti i presupposti che rendono
possibile anche una reale, efficace e diffusa vigilanza sull’effettiva
applicazione di quanto viene sancito dagli accordi, che veda il reale
coinvolgimento di tutti i soggetti. Federmeccanica
è esplicitamente contraria a consegnare il Documento di Valutazione dei
Rischi agli RLS. La posizione della Fiom prevede che tale documento non
solo debba essere consegnato integralmente, come definì il Ministero del
Lavoro nel 2002 con apposita circolare (ferma restando ovviamente la
necessità di rispettare i vincoli di riservatezza dati dal segreto
industriale), ma che gli RLS vadano - come del resto previsto dalla
legislazione esistente – realmente coinvolti nella stesura e
nell’aggiornamento periodico di questo documento. È
utile ricordare che la mancanza di un Documento di Valutazione dei Rischi
(e la mancata indicazione degli stessi nei documenti di assunzione) rende
possibile impugnare in sede giudiziale qualsiasi tipo di contratto a
termine, chiedendone la trasformazione in un rapporto di lavoro a tempo
indeterminato. Un
intervento contrattuale a tutti i livelli, che sia il più possibile
esaustivo in materia di salute e sicurezza e che comprenda la
predisposizione di adeguati interventi di prevenzione e protezione, deve
tenere conto
anche del fattore oggettivo di rischio dato dalla precarizzazione del
lavoro e pertanto non può prescindere da regole vincolanti in
materia di mercato del lavoro, che siano utili a contrastare la diffusione
dei contratti di lavoro cosiddetti “atipici” ed a prevedere percorsi
di stabilizzazione degli stessi. La
contrattazione nazionale e aziendale deve inoltre prevedere clausole
vincolanti sugli appalti (si vedano anche in questo come esempio valido le
norme introdotte dagli accordi vigenti presso Fincantieri e non solo), con
gli effetti sulle condizioni di sicurezza e l’aggiornamento del
Documento di Valutazione dei Rischi in sede preventiva per gli RLS. Analizzando
brevemente i singoli settori, emerge la necessità di effettuare indagini
tese ad individuare fattori di rischio non “tradizionali” nei settori
a tecnologia avanzata, come ad esempio quello dell’aerospazio,
dell’elettronica e simili. Per
quanto riguarda settori come quelli dell’auto o delle produzioni di
serie in generale, come sopra ricordato nel citare la vicenda del TMC2,
oltre ad elevati standard di sicurezza dei macchinari, resta centrale
soprattutto intervenire sulle prestazioni, che determinano l’organizzazione del lavoro. Le
esperienze degli RLST diretti dalle Confederazioni nei vari territori
devono essere un’occasione di approfondimento delle varie esperienze,
sapendo bene le diverse strutture delle piccole aziende e delle aziende
artigianali che esistono nel nostro territorio nazionale. Rimane
il grande problema dell’artigianato. Spesso sono aziende anche superiori
ai 40 dipendenti come previsto dalle norme legislative, ma vi è estrema
difficoltà a conoscere le loro capacità di presidio della sicurezza,
visto che il D.Lgs. 626/94 e le norme successive prevedono
l’autocertificazione per la responsabilità in azienda. Sono diverse le
esperienze conosciute in Toscana, in Emilia, in Veneto e in Lombardia, ma
non se ne può trarre nessuna conclusione, se non quella della necessità
di rilanciare la contrattazione e un ruolo specifico di competenza
(industriale, sanitaria) di tutte le Regioni ordinarie e autonome, a
maggior ragione a seguito della riforma del Titolo V della Costituzione. Per
quanto riguarda i settori dell’industria metalmeccanica ed in
particolare la siderurgia, settore nel quale in questi ultimi mesi si sono
verificati diversi infortuni gravi (Ilva di Taranto, Brescia, Lucchini di
Piombino) ed alcuni addirittura mortali (Ilva di Taranto, Beltrame di
Vicenza, Lucchini di Piombino), va in primo luogo evidenziato che si
tratta spesso di stabilimenti provenienti dalle partecipazioni statali,
nei quali, a seguito della cessione a privati, sono stati
significativamente ridotti sia gli investimenti in materia di salute e
sicurezza, che le possibilità di esercitare i diritti sindacali stessi,
fino ad arrivare alle recenti minacce di licenziamento nei confronti degli
RLS presso l’Ilva di Taranto. Per
un intervento in materia di salute e sicurezza Per
quanto riguarda le iniziative da mettere in atto, il congresso
anticipato della Fiom ha deliberato che in casi di infortuni è
necessario che Su
questo argomento è prevista un’iniziativa della Consulta Giuridica
della Fiom, con il coinvolgimento degli enti preposti e delle istituzioni.
È
inoltre prevista la produzione di materiali e di moduli formativi, nei
quali a questi aspetti verrà dedicata una particolare attenzione. Va
recuperata la capacità di iniziativa che, a partire dagli RLS e dai
delegati, determini una reazione immediata da parte delle lavoratrici e
dei lavoratori a fronte di una situazione di rischio. A
questo proposito è utile ricordare che Ufficio
SAS Fiom-Cgil Roma,
19 settembre 2005 |