Il logo della Fiom dalle origini al restyling
Le origini Quando nasce I simboli che campeggiano sulle bandiere dei sindacati e dei partiti socialisti a partire da quest’epoca possono essere considerati come appartenenti a 3 gruppi: quelli relativi al lavoro, quelli che parlano dell’unità dei lavoratori e quelli che alludono al futuro. Il primo gruppo, più rappresentato sulle bandiere sindacali, è composto essenzialmente da strumenti di lavoro: falce e vanga per il lavoro agricolo, vanga e piccone per i lavori di sterro e bonifica, la cazzuola per l’edilizia, martello e incudine per la metallurgia, squadra e compasso per le fasi di progettazione connesse al lavoro delle costruzioni edili e meccaniche. A questi si aggiunge la ruota dentata, classico simbolo del macchinismo industriale. Al secondo gruppo appartengono il pugno chiuso, dove le dita serrate simboleggiano l’unità, ma anche le mani che si stringono a simboleggiare la solidarietà e la falce e martello incrociate che rinviano all’unità tra lavoratori dei campi e delle officine. Al terzo gruppo, più spesso presente nelle bandiere dei partiti, appartengono tutti i simboli connessi all’idea del socialismo inteso come palingenesi, rinnovamento, rinascita. E quindi il sole che sorge, ma anche fiori, generalmente rossi, come il garofano e la rosa, o i frutti del lavoro umano (la spiga matura). Quando la Fiom viene fondata, la simbologia operaia era dunque, come si vede, molto ricca. All’epoca, però, sindacati e partiti non avevano ancora uffici centrali dedicati alla creazione dell’immagine dell’organizzazione e ogni sezione locale si faceva da sé le proprie insegne. Nella bandiera della Fiom di Suzzara, comune socialista in provincia di Mantova, compaiono 4 degli elementi iconografici: ruota dentata, incudine, martello e compasso. Il dopoguerra A Torino, dal 5 al 9 dicembre 1946 si tiene il IX Congresso della Fiom. L’antico sindacato della maggiore categoria dell’industria viene rifondato nell’ambito della Cgil unitaria. La Confederazione generale italiana del lavoro, rifondata da partiti antifascisti col Patto di Roma del 1944, ha ora un nome e una sigla leggermente diversi da quelli dell’organizzazione sciolta dopo l’avvento del fascismo. A significare il suo ritrovato carattere unitario, non è più la Cgdl, ma diventa, appunto, Cgil. La Fiom mantiene invece la sua vecchia sigla ma modifica il nome che diviene quello attuale (Federazione impiegati operai metallurgici). È allora che il simbolo della Fiom assume la sua configurazione attuale. Rispetto alla bandiera di Suzzara, l’incudine è sparita. Alla ruota dentata (industria meccanica), al martello (metallurgia) e al compasso (lavoro tecnico o di progettazione), si aggiungono adesso la penna (lavoro impiegatizio) e la sigla Fiom. Siamo dunque di fronte alla rappresentazione dell’unità della categoria dei metalmeccanici nella loro nuova organizzazione unitaria. Dopo la scissione del 1948, la Fiom non è più unitaria ma mantiene inalterati nome, sigla e marchio per tutti gli anni 50 e 60. Nel 1972, la rinnovata intesa unitaria porta alla nascita della Flm. Nel decennio successivo, nome e marchio della Fiom mantengono una funzione solo nella vita interna dell’organizzazione.
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