Le
lotte dei sindacati europei In
tutta Europa si registra una nuova fase di lotte, per contrastare le politiche
liberiste dei governi di destra che si sono affermati con le ultime tornate
elettorali, e
a difesa dello stato sociale. La
Confederazione europea dei sindacati (Ces) parla di una possibile azione del
sindacalismo confederale europeo, di una giornata di agitazione comune di tutti
i paesi d'Europa, che dia forza agli scioperi già annunciati nei singoli Stati,
e in alcuni paesi già effettuati. Nell'Esecutivo
del 5 e 6 giugno a Bruxelles, è stata infatti decisa per i prossimi mesi una
campagna di difesa dei diritti dei lavoratori, del modello sociale europeo e dei
servizi pubblici In
Italia, dopo il successo della
manifestazione nazionale del 23 marzo, a Roma, proclamata dalla Cgil, e dopo lo
sciopero generale unitario del 16 aprile, si lotta adesso contro la volontà del
governo di modificare l'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori e c'è in
programma un altro sciopero generale, questa volta convocato dalla sola Cgil,
per il prossimo autunno, mentre in questo inizio d'estate si stanno effettuando
scioperi articolati a livello regionale. Il
18 giugno, in Grecia, c'è stato uno sciopero generale proclamato dalla
Confederazione generale dei lavoratori (Gsee) e Adedy, la Confederazione del
settore pubblico, per protestare soprattutto contro la riforma del sistema
pensionistico e il congelamento dei salari, in coincidenza della discussione in
Parlamento del progetto di legge sulla riforma delle pensioni. Il settore
pubblico è quello maggiormente colpito dai nuovi provvedimenti, che
porterebbero la copertura dal 65% al 45% dell'ultimo stipendio. Il
20 giugno, sciopero generale in Spagna,
proclamato da Comisiones obreras e da Union general
dos trabajadores, con una grande manifestazione nazionale che si è
tenuta a Siviglia, e altre in varie città. Tutta la Spagna si è paralizzata,
per protestare contro le riforme legislative proposte dal governo di Aznar,
senza consenso del sindacato, contro i licenziamenti più facili e meno cari per
le tasche dei padroni, contro la riduzione delle indennità di disoccupazione.
È stata una mobilitazione contro l'aumento del potere arbitrario delle aziende,
per evitare il cambiamento della natura giuridica delle indennità di
disoccupazione, per non trasformarle in "concessioni amministrative".
Lo sciopero generale è stato anche una mobilitazione di tutta la società per
esigere dal governo un cambiamento di orientamento rispetto al tentativo di
creare un modello produttivo che basa la competitività economica sulla
precarietà e sui costi di lavoro minimi, sul potere arbitrario del datore di
lavoro e il degrado delle condizioni di lavoro, della salute e della sicurezza.
Facendo così, si provocherebbe lo smantellamento progressivo dei pilastri del
modello sociale europeo, basato su un insieme di diritti ai quali i cittadini,
in nessun paese, possono rinunciare. Quello spagnolo non è stato uno sciopero
corporativo, ma uno sciopero che ha avuto l'appoggio della maggioranza della
società civile, proclamato con l'obiettivo di convergere con l'Europa in
materia di giustizia e di coesione sociale, per migliorare le condizioni di vita
e di occupazione delle lavoratrici e dei lavoratori. Nella
stessa giornata, anche in Portogallo migliaia di persone sono scese in piazza
per manifestare in particolare contro orari di lavoro troppo flessibili e
licenziamenti senza giusta causa, e contro l'annullamento degli accordi
collettivi e il blocco della contrattazione nell'industria automobilistica. Intanto,
in Germania
prosegue la vertenza dei metalmeccanici, che comunque in maggio, con gli
scioperi indetti da Ig-Metall, che hanno coinvolto migliaia di lavoratori del
settore, hanno raggiunto un accordo per le regioni del Baden-Wuerttemberg e di
Berlino-Brandeburgo. |