Meta Edizioni | Notizie Internazionali

Meta Edizioni, la casa editrice della Fiom-Cgil

Meta Edizioni, corso Trieste, 36 - 00198 Roma. tel. 06 85 262 371 fax. 06 85 262 380 e-mail: metaedizioni@fiom.cgil.it - P.I: 02027351002

Notizie internazionali, bollettino bimestrale della Fiom-Cgil


n. 106

giugno 2007

 

n.106

 

Presentazione

di Alessandra Mecozzi, responsabile Ufficio internazionale Fiom-Cgil

Proprio nel momento in cui il «Trattato per una Costituzione europea» viene ridimensionato di molto, confermando la non esistenza di una Europa politica e sociale, con questo numero «eurocentrato», ma non eurocentrico, di «Notizie Internazionali» vogliamo provare ad analizzare quali ne sono le cause, profonde, oltre il «no» al referendum sul Trattato espresso da Francia e Olanda. E cerchiamo di offrire argomenti di riflessione sulle possibili strade alternative, che riguardano non solo i soggetti sociali e politici all’interno dell’Europa, ma anche la relazioni con il resto del mondo. 

Si tratta certo di una lettura parziale, anche perché manca tutta l’area dell’Europa centroorientale, che verrà trattata nel prossimo numero, con le contraddizioni politiche e sociali del rapporto con i paesi di nuovo accesso (vedi «Notizie Internazionali» n. 88/89 del 2004), ma anche con quelli che entreranno: delocalizzazioni, libertà di movimento delle persone, diritti del lavoro e sindacali nei paesi dell’Est, sistemi fiscali, ecc. Anche il fatto che all’interno del Congresso della Fem le voci dei sindacati di quei paesi si siano ben poco sentite, fa riflettere sulla debolezza generale relativa a questo terreno, e sulla necessità invece di sollecitare conoscenza, riflessione, politiche sindacali. Lettura parziale, ma con l’ambizione di delineare diverse piste da seguire. 

Proprio al Congresso Fem è dedicata una parte consistente di questo numero, con una presentazione critica di Sabina Petrucci, che ne sottolinea i limiti sul versante dello sviluppo di un vero sindacato europeo che superi finalmente la funzione di solo coordinamento della Fem. È un tema su cui molto insiste (e ha presentato con altri una mozione in tal senso, respinta) e ha insistito la Fiom anche negli anni passati come unica strada per rendere reale la costruzione di un’Europa sociale. Viene però anche messa in luce la novità di una prospettiva «mediterranea» come aspetto ineliminabile e integrante delle politiche sociali e sindacali a livello europeo, che dovranno essere sviluppate anche in vista degli Accordi di libero scambio previsti nel 2010, preoccupanti, dato il fallimento ormai da tutti riconosciuto del processo «euromediterraneo» di Barcellona degli anni Novanta. 

Alla assenza di un’Europa sociale e politica, e alla necessità di costruire un’alternativa, prova a rispondere la Carta dei princìpi dell’altra Europa, prodotta in tre anni di lavoro da una rete di associazioni e sindacati (compresa la Fiom) del Forum sociale europeo, unico soggetto, come dice Luciana Castellina nel suo bel libro qui recensito, che si sia cimentato con proposte alternative, anche dando spazio a «quel valore del lavoro» che, come il convegno di Milano del 15 giugno ha messo in luce, non è certo uno dei pilastri dell’Europa istituzionale (Lella Bellina).

Questa assenza è ancora più notevole se guardiamo ai rapporti tra l’Unione europea e altri paesi, attraverso la lente delle relazioni e degli accordi commerciali: ne parlano criticamente la brasiliana Maria Silvia Portela De Castro, in una intervista sul rapporto Unione europea e Mercosud raccolta in San Paolo, al Congresso dei metalmeccanici della Cut, e Vittorio Agnoletto, parlamentare europeo, che ha raccolto dai movimenti africani del Forum sociale mondiale di Nairobi la sfida a opporsi agli Accordi di partenariato economico dell’Unione europea con i paesi dell’Africa, dei Carabi e del Pacifico (Epa) che dovrebbero concludersi entro l’anno.

Ma l’Unione europea dovrebbe assumere una visione non vessatoria non solo in materia di relazioni commerciali: c’è la politica e la cultura, c’è l’enorme questione dei rapporti con il Mondo arabo e musulmano; il tema è affrontato con una analisi molto ampia, che vale davvero la pena di leggere, da Francois Burgat, a cui la Commissione esteri del Parlamento europeo ha commissionato un rapporto sulle attese e le speranze del Mondo arabo verso l’Unione europea, che rischiano di andare deluse se l’Unione europea non sarà in grado, come finora non lo è stata, di stabilire relazioni con l’Islam politico e con le società dei paesi arabi, non subordinate alla visione dell’amministrazione statunitense. Con sguardo puntiglioso e impietoso, Burgat mette in fila gli errori e le miopie dell’Unione europea, che rischia di essere bollata di settarismo antimusulmano in tutta l’area dei paesi arabi. L’esempio della pessima risposta della Ue alla nascita democratica di un governo palestinese di Hamas, analizzato da Luisa Morgantini, vicepresidente del Parlamento europeo, rappresenta nel modo più evidente e con i più drammatici effetti sulla società palestinese, questi errori e questa dipendenza dalla politica degli Stati Uniti.

Ma per fortuna c’è anche un’altra America, che si oppone alle politiche di guerra, liberiste e razziste della Amministrazione Bush, l’America dei migranti, delle lavoratrici domestiche, delle famiglie sfollate e in lotta per tornare alle loro case dopo l’uragano Katrina, dei veterani dell’Iraq che testimoniano contro la guerra. Un’America che si è presentata al primo Forum sociale degli Stati Uniti ad Atlanta, Georgia, piena di passione e di entusiasmo per quell’incontro unitario di comunità, di sindacati e movimenti, di popolazioni native e migranti, piena di voglia di lottare e di vincere, mandando a casa Bush, e volendo ottenere nuove leggi sull’immigrazione, sulla assistenza sanitaria, sui diritti sindacali e del lavoro. Un monito a chi sostiene che è il modello sociale europeo a indebolire l’Europa nei confronti degli Stati Uniti, fatto negato anche dall’analisi dei dati statistici che tende anzi a far emergere il contrario: l’Europa si indebolisce quando si indebolisce il suo modello sociale (da Legittimare l’Europa, il Mulino, 2005). 

E finalmente anche la voce dei sindacati si fa sentire sulla necessità di allacciare rapporti, costruire esperienze e reti a livello internazionale, battendo un risiduo nazionalismo derivante dalla guerra fredda, di cui sono in molti a essere consapevoli. Per molti l’occasione per fare un passo in questa direzione sarà la Giornata globale di azione del 26 gennaio 2008, lanciata dal Consiglio internazionale del Forum sociale mondiale e dalla rete globale dei movimenti. 

Il Forum sociale degli Stati Uniti su questo si è impegnato e il ruolo che giocheranno i sindacati nazionali e internazionali sarà decisivo. All’appello ( vedi pag. 55) ha già aderito la Confederazione internazionale dei sindacati, e nel frattempo la Fism si prepara a lanciare una giornata di azione mondiale dei metalmeccanici contro la precarietà del lavoro e della vita, come racconta Claudio Scarcelli. Saranno occasioni importanti di incontro e di unità, di iniziativa di sindacati e movimenti per dare forza globale alle tante lotte locali che si sviluppano in tutto il mondo contro le politiche liberiste e di guerra, per i diritti del lavoro e civili, contro il razzismo e i nazionalismi. Ci saremo anche noi ad «agire insieme per un mondo diverso!»

 


Layout created by Matthew Caddoo for Zymic Free Templates