Cari e care,
Fabio
Alberti, Gino Barsella, Giuseppe Beccia, Gianfranco Benzi, Marco
Berlinguer , Marco Bersani, Maurizio Biosa, Raffaela Bolini,Nadia
Cervoni, Luigi Ciotti , Lisa Clark, Giorgio Dal Fiume, Cecilia
Dall'Olio, Tonio Dall'Olio, Nadia Demond, Gianni Fabris, Tommaso
Fattori, Nella Ginatempo, Maurizio Gubbiotti, Giuseppe Iuliano, Flavio
Lotti, Filippo Mannucci, Giulio Marcon, Sergio Marelli, Piero Maria
Maestri, Alessandra Mecozzi, Alfio Nicotra , Maso Notarianni, Luigia
Pasi, Anna Pizzo, Fabio Protasoni, Giampiero Rasimelli, Franco Russo,
Raffaele Salinari, Gabriella Stramaccioni, Antonio Tricarico, Riccardo
Troisi, Rosita Viola.
Quando
è giunta la notizia di quel che era avvenuto a Londra, molti di noi
sono andati mentalmente ad un versetto della sura Al Maida che recita: “Gareggiano
nel seminare disordine sulla terra, ma Allah non ama i corruttori”.
Ci
è parso subito evidente che questo crimine si collocasse con assoluta
consequenzialità in un contesto di allargamento di un conflitto voluto
e programmato per annientare un antagonista ritenuto troppo ricco
rispetto alla sua debolezza politico-militare e quindi facilmente
depredabile. Che
nelle more di questo progetto ci fosse la vita di centinaia di migliaia
d’innocenti non deve essere sembrato qualcosa che suggerisse un
ripensamento, un cambio di strategia.
Stanno
gareggiando in terrore, gli aggressori e quelli che vogliono apparire
come il braccio armato degli aggrediti, ché i loro governi son complici
dell’aggressione o del tutto asserviti, corrotti, inetti.
Cari
e care,in
fondo la guerra non è altro che una gara a chi semina più disordine e
distruzione, più terrore e più morte. E alla fine non vince nessuno di
quelli che ne sono stati attori, ma bisogna pur cessarla e ricostruire
quello che può essere distrutto un’altra volta e rimpiazzare i
caduti, e confortare i superstiti e dire MAI PIU’ ... e poi
ricominciare...
Ci
siamo tutti in mezzo a questa guerra, noi e voi, e quanto mi pesa questa
divisione, che quasi tutti NOI ci sentiamo, di QUESTO paese come VOI.
Sono
nostri morti quelli di Madrid, Londra, New York , Beslan, come sappiamo
che sentite essere vostri quelli di Falluja, Grozny, della Palestina e
dell’Afghanistan. Ci
provammo anni orsono a fermare questo scempio: allora i balconi
d’Italia fiorirono dei colori della pace e decine di milioni di
persone in Europa e in tutto l’Occidente marciarono per dire NO! alla
guerra.Avvenne
in quel contesto qualcosa di grande, per la prima volta una comunità di
immigrati che si era tenuta per lo più al margine dei grandi fenomeni
politici, si era finalmente sentita parte della maggioranza. Di quella
maggioranza ampia ed eterogenea che oggi le vostre firme riproducono, di
quegli uomini e donne di buona volontà che dicevano no alla guerra e al
terrore, nettamente senza distinguo. Da Giovanni Paolo II ai
Disobbedienti, tutti insieme appassionatamente... tutti insieme
sconfitti.
Poi
il reflusso e l’arretramento del movimento di massa ha lasciato il
campo libero agli equilibrismi politici di chi ha paura del marchio
d’irriducibilità, che mette fuori dal gioco, che emargina, che
esclude dall’alternanza.
Ora,
dopo anni di guerra atroce e sporchissima, anni in cui Falluja e
Guantanamo sono diventati i
nuovi simboli della vergogna dell’Occidente e gli attentati di Madrid
e di Londra hanno chiarito definitivamente che il riscatto del mondo
islamico non può passare per l’emulazione della ferocia, siamo tutti
un po’ meno liberi e un po’ meno sicuri.
Mentre
il mostro mai sopito del razzismo e dell’intolleranza religiosa
riprende fiato, e ad altissimi livelli si dice che gli attentati di
Londra sono un attacco contro la cristianità, dobbiamo prepararci a
fronteggiare il peggio e a lavorare per il meglio.Nonostante
la stanca estiva siamo già in una campagna elettorale che qualcuno
pensa non potersi permettere di perdere e che altri cominciano a
dubitare di poter vincere. Non è certo questo il clima migliore per un
rasserenamento politico e un’azione di prevenzione e di repressione
del terrorismo in Italia. Quando il referente non è solo legge, ma
diventa sempre di più un’opinione pubblica irresponsabilmente aizzata
dai media, si lascia ampio spazio a derive neo autoritarie poliziesche e
giustizialiste nel corso
delle quali perderemo un altro po’ di libertà e difficilmente
diventeremo più sicuri.
Nel
documento che ho scritto in qualità di portavoce del European Muslim
Network (EMN) dicevo che: ... “E’ necessario interrompere una
spirale di violenza cieca e sanguinaria con un’azione coesa e coerente
di tutti coloro i quali hanno a cuore la pace e il benessere
dell’umanità, a Londra come a Baghdad, a Madrid come a Kabul, a Roma
come a Gaza, a Mosca come a Grozny.
Gli
uomini e le donne di questa Europa che stenta a ritrovare nelle sue
istituzioni e nelle sue forze politiche l’espressione della sua grande
cultura, della sua grande umanità, devono fare oggi uno sforzo immane e
irrinunciabile, devono attivare in tutto il continente azioni di pace e
di responsabilizzazione mediante forme di mobilitazione permanente e di
strenua vigilanza, affinché fallisca il progetto di chi prospera
sull’odio e sulla guerra, affinché venga respinta e ripudiata sul
nascere ogni volontà di assurda vendetta, di nuova reiterata
aggressione.
Una
particolare responsabilità incombe a noi musulmani e musulmane
d’Europa (e d’Occidente), quella di sfuggire all’appiattimento,
alla paura, all’isolamento. E’ necessario invece assumersi in pieno
il ruolo di testimoni della nostra religione portatrice di pace e di
giustizia, con coerenza, e con una coesione infracomunitaria che darà
la misura del nostro impegno e della nostra sincerità”.
Per
quanto ci riguarda questa è la nostra priorità assoluta, consultiamoci
e decidiamo insieme forme e momenti di lotta e di testimonianza per la
pace e la sicurezza in Europa e nel mondo.
13 luglio 2005