Lettera di solidarietà alle comunità Islamiche in Italia. 12 luglio200


Risposta alla lettera di solidarietà alle comunità Islamiche in Italia

Cari e care, 

Fabio Alberti, Gino Barsella, Giuseppe Beccia, Gianfranco Benzi, Marco Berlinguer , Marco Bersani, Maurizio Biosa,  Raffaela Bolini,Nadia Cervoni, Luigi Ciotti , Lisa Clark, Giorgio Dal Fiume, Cecilia Dall'Olio, Tonio Dall'Olio, Nadia Demond, Gianni Fabris, Tommaso Fattori, Nella Ginatempo, Maurizio Gubbiotti, Giuseppe Iuliano, Flavio Lotti, Filippo Mannucci, Giulio Marcon, Sergio Marelli, Piero Maria Maestri, Alessandra Mecozzi, Alfio Nicotra , Maso Notarianni, Luigia Pasi, Anna Pizzo, Fabio Protasoni, Giampiero Rasimelli, Franco Russo, Raffaele Salinari, Gabriella Stramaccioni, Antonio Tricarico, Riccardo Troisi, Rosita Viola. 

Quando è giunta la notizia di quel che era avvenuto a Londra, molti di noi sono andati mentalmente ad un versetto della sura Al Maida che recita: “Gareggiano nel seminare disordine sulla terra, ma Allah non ama i corruttori”. Ci è parso subito evidente che questo crimine si collocasse con assoluta consequenzialità in un contesto di allargamento di un conflitto voluto e programmato per annientare un antagonista ritenuto troppo ricco rispetto alla sua debolezza politico-militare e quindi facilmente depredabile. Che nelle more di questo progetto ci fosse la vita di centinaia di migliaia d’innocenti non deve essere sembrato qualcosa che suggerisse un ripensamento, un cambio di strategia. Stanno gareggiando in terrore, gli aggressori e quelli che vogliono apparire come il braccio armato degli aggrediti, ché i loro governi son complici dell’aggressione o del tutto asserviti, corrotti, inetti. 

Cari e care,in fondo la guerra non è altro che una gara a chi semina più disordine e distruzione, più terrore e più morte. E alla fine non vince nessuno di quelli che ne sono stati attori, ma bisogna pur cessarla e ricostruire quello che può essere distrutto un’altra volta e rimpiazzare i caduti, e confortare i superstiti e dire MAI PIU’ ... e poi ricominciare...

Ci siamo tutti in mezzo a questa guerra, noi e voi, e quanto mi pesa questa divisione, che quasi tutti NOI ci sentiamo, di QUESTO paese come VOI. Sono nostri morti quelli di Madrid, Londra, New York , Beslan, come sappiamo che sentite essere vostri quelli di Falluja, Grozny, della Palestina e dell’Afghanistan. Ci provammo anni orsono a fermare questo scempio: allora i balconi d’Italia fiorirono dei colori della pace e decine di milioni di persone in Europa e in tutto l’Occidente marciarono per dire NO! alla guerra.Avvenne in quel contesto qualcosa di grande, per la prima volta una comunità di immigrati che si era tenuta per lo più al margine dei grandi fenomeni politici, si era finalmente sentita parte della maggioranza. Di quella maggioranza ampia ed eterogenea che oggi le vostre firme riproducono, di quegli uomini e donne di buona volontà che dicevano no alla guerra e al terrore, nettamente senza distinguo. Da Giovanni Paolo II ai Disobbedienti, tutti insieme appassionatamente... tutti insieme sconfitti.

Poi il reflusso e l’arretramento del movimento di massa ha lasciato il campo libero agli equilibrismi politici di chi ha paura del marchio d’irriducibilità, che mette fuori dal gioco, che emargina, che esclude dall’alternanza.

Ora, dopo anni di guerra atroce e sporchissima, anni in cui Falluja e Guantanamo sono diventati i nuovi simboli della vergogna dell’Occidente e gli attentati di Madrid e di Londra hanno chiarito definitivamente che il riscatto del mondo islamico non può passare per l’emulazione della ferocia, siamo tutti un po’ meno liberi e un po’ meno sicuri.

Mentre il mostro mai sopito del razzismo e dell’intolleranza religiosa riprende fiato, e ad altissimi livelli si dice che gli attentati di Londra sono un attacco contro la cristianità, dobbiamo prepararci a fronteggiare il peggio e a lavorare per il meglio.Nonostante la stanca estiva siamo già in una campagna elettorale che qualcuno pensa non potersi permettere di perdere e che altri cominciano a dubitare di poter vincere. Non è certo questo il clima migliore per un rasserenamento politico e un’azione di prevenzione e di repressione del terrorismo in Italia. Quando il referente non è solo legge, ma diventa sempre di più un’opinione pubblica irresponsabilmente aizzata dai media, si lascia ampio spazio a derive neo autoritarie poliziesche e giustizialiste nel corso delle quali perderemo un altro po’ di libertà e difficilmente diventeremo più sicuri.

Nel documento che ho scritto in qualità di portavoce del European Muslim Network (EMN) dicevo che: ... “E’ necessario interrompere una spirale di violenza cieca e sanguinaria con un’azione coesa e coerente di tutti coloro i quali hanno a cuore la pace e il benessere dell’umanità, a Londra come a Baghdad, a Madrid come a Kabul, a Roma come a Gaza, a Mosca come a Grozny.

Gli uomini e le donne di questa Europa che stenta a ritrovare nelle sue istituzioni e nelle sue forze politiche l’espressione della sua grande cultura, della sua grande umanità, devono fare oggi uno sforzo immane e irrinunciabile, devono attivare in tutto il continente azioni di pace e di responsabilizzazione mediante forme di mobilitazione permanente e di strenua vigilanza, affinché fallisca il progetto di chi prospera sull’odio e sulla guerra, affinché venga respinta e ripudiata sul nascere ogni volontà di assurda vendetta, di nuova reiterata aggressione.

Una particolare responsabilità incombe a noi musulmani e musulmane d’Europa (e d’Occidente), quella di sfuggire all’appiattimento, alla paura, all’isolamento. E’ necessario invece assumersi in pieno il ruolo di testimoni della nostra religione portatrice di pace e di giustizia, con coerenza, e con una coesione infracomunitaria che darà la misura del nostro impegno e della nostra sincerità”. Per quanto ci riguarda questa è la nostra priorità assoluta, consultiamoci e decidiamo insieme forme e momenti di lotta e di testimonianza per la pace e la sicurezza in Europa e nel mondo. 

13 luglio 2005