FORUM SOCIALE EUROPEO

Atene 4 – 7 maggio 2006

 Alessandra Mecozzi, Ufficio internazionale Fiom

Immagini e osservazioni

35.000 partecipanti, 300 incontri di discussione (tra seminari e workshops) con lo straordinario lavoro di interpretazione in almeno cinque lingue della rete di interpreti volontari Babel e Alis; decine di spettacoli teatrali e video; moltissimi gruppi musicali attivi fino alle 2 di notte; una assemblea dei movimenti sociali di 2000 persone che ha lanciato l’appello conclusivo con i tanti appuntamenti, contro la guerra e le occupazioni, per i diritti dei migranti, contro precarietà e privatizzazioni, per la pace in Palestina-Israele e per un’altra politica europea in Medio Oriente, e tanti altri. Un grande risultato, una atmosfera mediterranea (malgrado il vento freddo…), con la novità di una consistente partecipazione dalla Turchia e dall’Europa dell’est, (oltre 2000 persone). Una manifestazione di 100.000, - a detta del comitato greco non se ne vedeva una così da molti anni -, che è arrivata, con determinazione e un po’ di fatica, alla conclusione, nonostante l’arrivo di insopportabili gruppi di intrusi nerovestiti all’altezza della testa del corteo (dove si trovavano, come ogni anno, le delegazioni internazionali), che hanno anche aggredito tre persone, fortunamente dimesse dall’ospedale dopo poche ore. Un comportamento corretto della polizia ha evitato guai più grossi alla manifestazione (che per la maggior parte non si è accorta di niente), anche se non ci siamo risparmiati un po’ di lacrimogeni. E’ una sintetica fotografia di una quattro giorni che ha ri–sottolineato l’importanza dei Forum sociali e la vitalità dei movimenti, l’inevitabile e complicato intreccio tra dinamiche politiche nazionali e dinamiche europee, che ha avuto novità, che sollecita riflessioni critiche. A settembre si farà un bilancio collettivo europeo.

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Il luogo e l’atmosfera 

Le strutture del vecchio aeroporto, di fronte al mare, già attrezzate in occasione delle Olimpiadi, fatte di capannoni amplissimi, con le sale dei seminari e gli stands delle varie associazioni, di un vasto spazio esterno con altre strutture dove erano alloggiati gratuitamente migliaia di giovani in sacchi a pelo, piccoli ristoranti, spazi tematici dedicati (America Latina, Palestina, Donne, …), palchi per concerti. Un vento freddo quotidiano non ha impedito che fosse animatissimo fino alle due di notte. Un giudizio più che positivo sulla straordinaria capacità di centinaia di volontari e del comitato organizzativo greco di mettere a punto il tutto tra il 2 (quando sono arrivata non c’era praticamente nulla) e il 4 mattina. La gentilezza e l’ospitalità locale hanno creato fin dall’inizio una atmosfera allegra e comunicativa e fatto “vivere” il Forum anche a chi non aveva voglia di passare lunghe giornate al chiuso dei seminari. Gli italiani erano circa 2000, arrivati individualmente o con associazioni, gruppi, sindacati.

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I seminari

Ha avuto un risultato positivo la decisione di non tenere, come gli altri anni, le assemblee plenarie decise centralmente con la tradizionale discussione sulla distribuzione degli oratori-oratrici: molti seminari sono stati realmente luoghi di discussione. Molti, non tutti, a volte per le difficoltà linguistiche, qualche volta perché non sufficientemente preparati, con poca cura nella individuazione degli interventi introduttivi, soprattutto alla loro pluralità culturale, politica e geografica (sono stata in uno sul ruolo dei Forum sociali e le prospettive dei movimenti, molto partecipato, ma con ben quattro interventi francesi, simili tra di loro) Strapieni (e non solo di italiani) il seminario "lotte locali, No-Tav-No-ponte, e alternative globali" e quello sulla precarietà, uno dei temi maggiormente discussi, anche sull'onda del movimento in Francia.

Più difficili, anche se interessanti, quelli con la partecipazione dell'est Europa, per la prima volta presente significativamente, accollandosi la fatica di lunghi viaggi in autobus e la scomodità di alloggi economici!

Il Forum europeo si è rivelato, di nuovo, come l'unico spazio pubblico in cui movimenti, società civili, sindacati dell'est e dell'ovest riescono a costruire comunicazione e intrecciare rapporti.  Più difficili, anche perché di difficile comunicazione verso soggetti non direttamente coinvolti, i seminari prettamente sindacali (a mio avviso da non ripetere nello stesso modo), come quello di IG Metall-Fiom-Sindacato greco sulle delocalizzazioni, tema molto complesso per i lavoratori e per gli stessi sindacati, su cui è difficile intervenire per "esterni": il Forum dovrebbe invece essere l' occasione del confronto a più voci di soggetti diversi. I sindacati hanno la possibilità di incontrarsi in occasioni proprie, ne guadagnano approfondimento ed efficacia. Più partecipati i seminari sul rapporto tra movimenti e sindacati dove sono state messe a confronto convergenze e divergenze, si è provato ad immaginare strategie comuni. Oppure, come nel caso no-tav, quelli che partivano da un rapporto sindacato-movimento già costruito nell'esperienza su contenuti comuni.

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I sindacati

Anche per la presenza e l’impegno del Sindacato greco nel comitato organizzativo, la partecipazione dei sindacati al Forum è stata abbastanza ampia (con una presenza francese, belga, olandese, italiana, tedesca, ungherese, turca, inglese ), anche se, ancora una volta, limitata agli apparati. Credo che, in particolare nella fase di difficoltà che sindacati e movimenti vivono, come sindacati, in particolare quelli che con maggior intuizione ed impegno hanno agito come parte dei movimenti, e penso in modo particolare in Italia alla Fiom, alla Funzione pubblica, al Sindacato scuola e alcune Camere del lavoro, dovremmo trovare i modi per un coinvolgimento più ampio, per far mettere radici anche nei posti di lavoro e nei territori alla cultura del movimento, che vuol dire anche nuovi contenuti, nuove domande, sul lavoro, sul che cosa produrre, sui diritti di donne e uomini, sulla direzione dello sviluppo sostenibile, sulla politica e la pratica per la pace, contro il sistema di guerra in cui stiamo vivendo.

L’incontro della CES del giorno 3, prima dell’inizio dal Forum, fatto, come gli altri anni, per  attrarre la partecipazione sindacale, è stata una lunga passerella di dirigenti sindacali al microfono, molto tradizionale, utile per segnare la presenza, ma senza novità, e scarsa comunicazione con la popolazione del Forum. La discussione e la battaglia politica dentro la Ces , perché vengano adottate politiche antiliberiste e antirazziste, perché ci siano battaglie europee per una Europa sociale che uniscano sindacati e movimenti sulla richiesta di diritti universali, per esempio contro la precarietà e la strategia di Lisbona, per la libertà di circolazione dei migranti e il loro diritto di cittadinanza e residenza, perché si pratichino con azioni coerenti processi democratici e una politica di pace, è l’altro versante del ruolo che i sindacati “in movimento” dovranno giocare costruendo insieme occasioni comuni (come sono state le manifestazioni contro la Bolkestein ).

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La Carta dei principi comuni per un’altra Europa

Non a caso è nata proprio in Italia (dove c’è il più europeista dei movimenti, come già al Forum Sociale di Firenze si era visto) l’idea di una “Carta di principi comuni per un’altra Europa” la cui stesura è cominciata in novembre 2005 a Firenze, trovando ad Atene due momenti di discussione e di avanzamento (seminari nel primo e ultimo giorno) (vedi introduzione al seminario del 4 maggio) e approfondimenti su diversi temi – in particolare quelli più controversi e su cui si è lontani dal poter formulare principi comuni – in altrettanti seminari: sulle Nazioni Unite, sull’opposizione alla guerra, le resistenze, la questione della violenza e del terrorismo, su crescita o decrescita, sull’autodeterminazione dei popoli, sul patriarcato. Una novità i diversi interventi dalla Russia, dai paesi dell’Europa dell’est; la scelta di partecipare a questo processo della Svezia, espressa da un intervento di Attac. E’ stato chiara la volontà comune di costruire

Nell’ultimo incontro del giorno 6 è stato deciso che il processo di costruzione resta aperto e va sviluppato sia a livello nazionale che europeo, includerà le reti europee, ormai consolidate, relative a istruzione, salute, migranti, precarietà, per rafforzare la lotta per conquistare diritti universali, contro il Trattato costituzionale europeo. Una grande Assemblea, preparata da riunioni di lavoro, si terrà a Parigi alla fine dell’anno o inizio del 2007 per definire un testo che possa essere più ampiamente valutato dal più largo numero possibile di movimenti e di cittadine e cittadini europei. .

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foto di Amabile Carretti