Presentazione a “La testa, le braccia e il cuore.
Trent’anni di esperienza nella formazione sindacale”
Gianni Rinaldini, segretario generale della Fiom-Cgil
La Fiom ha sempre avuto a cuore la formazione. Non poteva essere diversamente in un sindacato industriale che rappresenta gli interessi di lavoratori e lavoratrici impegnati in processi produttivi che cambiano materialmente, attraverso una infinita varietà di merci, la vita quotidiana di tutti.
Da oltre un secolo, praticamente dalla sua nascita, la materia formazione si è inserita nelle attività fondamentali dell’organizzazione sindacale Fiom. È un’attività istituzionale, certo, ma non è mai stata separata dal contesto politico, economico e sociale in cui opera il comparto metalmeccanico né tanto meno lo è stata dai continui processi innovativi che interessano l’industria. Per questo motivo la Fiom e la formazione hanno conosciuto periodi di intensa attività e altri caratterizzati da una riflessione forse più sotterranea ma non è stata mai ridotta al silenzio l’originalità dell’idea di formazione.
Le tante e profonde – spesso drammatiche – trasformazioni degli anni Ottanta, ad esempio, hanno determinato una spinta eccezionale che ha permesso di costruire percorsi formativi di rara qualità che hanno attraversato, in vario modo, tutta l’iniziativa della Fiom in quegli anni. Il volume che vi apprestate a leggere con le sue parole rappresenta l’articolazione complessa di quella fase e testimonia di una di quelle esperienze formative. E non lo fa in modo astratto, «ho sempre fatto – scrive Antonio Amedeo – la formazione voluta dall’organizzazione della quale facevo parte. I miei progetti formativi sono stati il frutto dell’incontro tra le esigenze dell’organizzazione e le mie proposte concrete, tra la decisione politica e la competenza professionale». In questa idea di formazione le lavoratrici e i lavoratori, le delegate e i delegati sono protagonisti di un progetto, non sono soggetti passivi di una semplice attività di addestramento.
Una metodologia che negli anni Ottanta ha permesso alla Fiom di operare un salto di qualità con una formazione che era in grado di distinguere i fatti dai giudizi e di produrre elementi di critica aperti al confronto con le altre esperienze.
Oggi nella proposizione ossessiva e iperveloce delle banalità nella vita di tutti i giorni sembra fuori del mondo proporre tempi e modi diversi dei processi di conoscenza e di apprendimento inerenti le problematiche del mondo del lavoro. Il senso di questo libro, da leggere con attenzione, è sostanzialmente qui: riproporre uno schema che determini una frattura politica e culturale con le banalità del presente e con una formazione basata sull’indottrinamento di matrice aziendalista.
A questo, mi preme sottolineare, occorre aggiungere un approccio dal carattere multidisciplinare in cui parole come progettazione, analisi, riflessione, verifica, valutazione, esperienza e memoria si incontrano aggiungendo valore all’identità, vista come parola fondante l’idea di sindacato generale. Non è un fatto scontato, non lo è mai stato nella Fiom, non lo è mai stato per chi mi ha preceduto alla guida della Fiom, per Claudio Sabattini – da poco scomparso che anche qui voglio ricordare – che dell’idea di conoscenza e identità in un rapporto diverso tra i lavoratori e il sindacato aveva fatto il suo manifesto politico.
La Fiom torna a parlare di formazione. Lo fa oggi quando alla restaurazione politica degli anni Novanta si sovrappone una pericolosa deriva che intende le lavoratrici e i lavoratori senza diritti e senza il riconoscimento della possibilità di conquistarli attraverso una rappresentazione collettiva fondata su regole certe di democrazia, E forse proprio per questo questa pubblicazione acquista un valore in più.
Autore: Antonio Amedeo Presentazione Gianni Rinaldini Prefazione Lidia Menapace Meta Edizioni, 2003 Formato: 15x21 cm Pubblicato nel dicembre 2003 Prezzo di copertina: €12,00 |
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