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Isola Gran Sasso, 8 novembre 2011

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A che punto è la Fiom. di Claudio Scarcelli

 

Gruppi di lavoro. “La condizione quotidiana di lavoro e di vita a contatto con la crisi”

 

1. Gruppo Gran sasso

Provoca: 1) insicurezza mentale dove vai a lavorare con incertezze e consapevole di non sapere effettivamente cosa vai a fare; 2) viene meno la sicurezza sul lavoro a causa della paura di essere licenziati soprattutto dopo la nuova legge sull'art.8; 3) competizione tra i lavoratori per la sola salvaguardia del suo posto; 49 la professionalità non esiste più, tutti utili e nessuno indispensabile; 5) i giovani non hanno più futuro e la loro prospettiva di lavoro viene annullata; 6) i cassintegrati con il loro dramma non hanno nessun interesse di quello che accade all'esterno; 7) viene meno la solidarietà tra i lavoratori.

I rimedi probabili: 1) una legge territoriale in cui si proteggono i saperi, le nuove tecnologie e i prodotti del luogo: 2) rivalutazione dell'artigianato e dei poli industriali.

 

2. Senza nome

- La crisi non si “sente” veramente fino a che non ti cade tra capo e collo perché anche la comunicazione altera la realtà.

- Nei momenti di crisi però gli individui, posti sotto ricatto, accettano condizioni di lavoro e di vita difficili e disumane tanto da dimenticare anche i diritti basilari.

- Conflitto personale tra:

a) immagine e stile di vita alto (condizionato dalla società e comunicazione)

b) crisi e reale condizione economica che impone tenore di vita più sobrio (rinunce a seconda macchina o alla prima macchina, vestiario, cene fuori, ecc.)

- Frustrazione dei giovani che precari non possono realizzare progetti (casa, famiglia, ecc.).

- Mass media non indipendenti che pilotano la crisi portando la distribuzione del reddito sbilanciata verso le classi più ricche con aumento della forbice sociale.

- Imprenditoria che punta solo a incremento del proprio guadagno a discapito delle condizioni lavorative dipendenti e delle non innovazione.

- Politica miope che non ha compreso la crisi e ha alimentato ulteriormente i problemi: non investimenti in ricerca, sociale, scuola, infrastrutture ecc.

Politica Cisl-Uil: Magna magna

Vita reale Fiom: Pane & acqua

 

3.Senza nome

Inevitabile come in un paese industrializzato come il nostro e in una realtà industriale come la nostra la crisi abbia sconvolto nettamente data la nostra condizione quotidiana; cambiamento accentuato anche dal fatto che la nostra azienda, che in tempi di non crisi non aveva mai sofferto problemi di concorrenza e di organizzazione, la crisi ha tra l'altro accentuato anche questi problemi; e la gestione della crisi da parte della nostra azienda ha comunque mostrato anche degli aspetti ambigui: ammortizzatori sociali/cigo non equamente distribuiti; eliminazione dei premi aziendali per i lavoratori, ma non dei benefit per la classe dirigente. E in questo contesto di crisi per la nostra azienda, le nostre Oo. Ss. nelle persone di Emilio Speca e Alfredo Fegatelli e delle nostre Rsu ha dato comunque un contributo notevole nella gestione della crisi (l'unica in modo concreto).

La crisi in atto ha anche portato tra i lavoratori una sorta di depressione: cioè l'assenza di poter sperare che il futuro di noi lavoratori (attuali e futuri) possa essere migliore. Ma addirittura possa peggiorare. Le nuove manovre che la Bce vuole imporre al nostro paese non porta la condizione del lavoro e dello stato sociale a una situazione migliorativa. Va solo a favore di alcune categorie sociali, “le più ricche”.

 

4. Senza nome

a) Infortuni sul lavoro per pagare la crisi

b) Paura per il futuro dei nostri figli

 

5. Senza nome

Già prima in questo paese si è diffusa, o meglio ci hanno inculcato una mentalità votata al servilismo più totale nei confronti di chi ti dà lavoro, che ti porta a sentirti in debito nei confronti del tuo datore, come se non fosse più un diritto e come se tu non lavorassi.

A oggi con la crisi la situazione è peggiorata perché tutti gli imprenditori hanno contratto la “marchionnite” e quindi si sentono come divinità sulla terra e tu sei solo un numero.

 

6.Senza nome

Lavoro = precarietà x futuro = Licenziamento

incertezza

 

7.Senza nome

La crisi e la paura di perdere il lavoro ha confuso il limite tra accettabile e inaccettabile.

In questo clima di paura e incertezza anche i lavoratori con contratto a tempo indeterminato si sentono precari e accettano forme di flessibilità che in altri momenti non avrebbero accettato.

 

8. Senza nome

Per poter superare la crisi e costruire un mondo migliore occorre ripensare a un modello di lavoro e di vita, eliminando il fattore devastante e dilagante della precarietà, non solo lavorativa ma anche come condizione dirimente per un futuro che abbia il carattere della sicurezza e della certezza. A tal proposito in via semplificativa e non esaustiva, abrogazione delle leggi prodotto della precarietà (pacchetto Treu, legge 30 detta impropriamente legge Biagi e, perché no, ultimo pacchetto lavoro del governo Prodi), reintroduzione di una nuova forma di scala mobile, respingimento della lettera Bce, aiuto alle giovani coppie attraverso il potenziamento dei servizi (asili nido, scuole materne, permessi retribuiti legati ai figli, defiscalizzazioni, …), diminuzione delle spese militari.

 

9. Senza nome

Per essere brevi vivere in questa situazione ha posto sotto la lente d'ingrandimento la nostra dignità, di noi lavoratrici e lavoratori Rsa, in quanto abbiamo accettato chi più e chi meno un dimensionamento (?) lavorativo e un distacco personale e sociale. La conseguenza è stato il mancato potere d'acquisto di uno stipendio insufficiente, figuriamoci per chi si sussiste con ammortizzatori sociali e pensioni. In tutto questo ci ritroviamo nella Fiom ad essere uniti alla ricerca di una forza di coesione sociale atta a valorizzare la vita, che ne è dell'Uomo l'essenza.

 

10. Senza nome

La mancata partecipazione della popolazione alle posizioni del sindacato è dovuta al fatto che è più quello che i lavoratori fanno per il sindacato rispetto a quello che il sindacato fa per i lavoratori.

 

11. Senza nome

Tema: Il lavoro non rende più liberi

Svolgimento: Lavorare stanca