Interviste
Resoconti delle giornate congressuali a cura di Fiomnet


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5 giugno 2004:

Troviamo due delegate della provincia di Treviso..

   Una è KETTY, lavora alla FRACARRO RADIOINDUSTRIE di Castelfranco Veneto, ha 32 anni ed è delegata da 3 anni. Era presente anche al congresso nazionale precedente. “Sto vivendo bene questa esperienza, vedo molta determinazione e molta convinzione, sulle relazioni, sugli argomenti. C’è la voglia di essere uniti, la voglia di fare, anche da parte dei delegati, parlando c’è la convinzione, ma dopo dico che all’interno delle fabbriche abbiamo il problema con la gente, ma tutto sommato la positività c’è.”

   L’altra delegata è CAROLA, che lavora alla RICA ZOPPAS INDUSTRIES di Vittorio Veneto. “E’ il mio primo congresso nazionale, è bello, è molto positivo. E’ ovvio che in azienda la cosa è completamente opposta, cioè ci sono delle realtà che sono molto più difficoltose,meno positive, anche in confronto con altri sindacati. Quando al direttivo o al congresso hai la possibilità di parlare, di chiarirti, di sentire altre posizioni,altre problematiche, vai a casa con una carica non indifferente. E’ una cosa molto bella, magari ci fosse più spesso, così si incoraggiano di più i delegati.”

   Tra le presenze di lavoratori immigrati, parliamo con LY MAMADOU , che viene dal Senegal e lavora alla MENEGETTI di Rosà (VI). E’ delegato da 4 anni e da 3 fa parte del direttivo prov.le di Vicenza. “ Dove lavoro io l’ 80% della forza lavoro è di lavoratori immigrati. La presenza del sindacato per loro è importante, però c’è il problema della comunicazione, perchè la maggior parte di noi non è che sappia bene comunicare o leggere come sapete fare voi. Noi siamo ancora paesi sottosviluppati, quindi abbiamo ancora una visione un po’ arretrata secondo me. Però la gente sta imparando, ma la comunicazione è un handicap, c’è la paura di essere diversi. Per questo con l’aiuto della CGIL abbiamo costituito un coordinamento di delegati extracomunitari della provincia di Vicenza per fare formazione a coloro che faranno presenza agli sportelli per gli immigrati. Secondo me quest è’ un congresso valido perchè i dirigenti volevano sapere se la linea che ha tenuto la FIOM doveva essere riconfermata. Questa discussione l’ho vista anche al congresso provinciale e regionale e secondo me la linea della FIOM è riconfermata, quindi la FIOM secondo me esce ancora più rafforzata e può andare avanti con le sue lotte.”

   DAGUANNO GIOVANNI, lavora in VEV di Pozzilli (alluminio),  in Molise. “Ho un’impressione molto positiva, vedo una grande partecipazione di tutti i compagni. Adesso aspetto gli interventi conclusivi, che per me sono i più importanti.”  

   MICHELE DI BIASE, della struttura FIOM di Termoli. “Noi siamo contenti perchè abbiamo condiviso il documento di Rinaldini, abbiamo visto che c’è un’ampia convergenza su questo documento, quindi siamo contenti di com’è andato il congresso. Abbiamo vissuto benissimo questi giorni, o visitato anche lo spazio espositivo, che è molto bello. Per noi giovani è qualcosa di importante, perchè ci ha fatto vivere qualche momento di storia, che comunque già avevamo, ma mettere tutti i tasselli insieme è stata un’esperienza molto bella, per noi giovani che ci affacciamo a queste occasioni congressuali”.  

   Sentiamo TINA, da Bologna, che lavora all’ITALFARAD di Nervio. E’ delegata da 3 anni e mezzo. “E’ stata una bellissima esperienza, sicuramente positiva, con tanto da imparare, è il mio primo congresso nazionale e c’è tanto da imparare. Ho vissuto queste giornate con molto rispetto per tutti gli interventi, e credo che per una delegata sono esperienze che ti formano. Gli interventi sono stati tutti molto concreti, sulle problematiche che ci sono adesso. Per quanto riguarda il nostro segretario, ha dato il massimo, è stato tutto OK.”

   SIMONE lavora alla SAME di Treviglio, è delegato da 8 anni. “Ho vissuto bene queste giornate, è il mio primo congresso nazionale e ritengo positivo sentire le esperienze di altri delegati, di altre realtà lavorative ed è un’opportunità per parlare altri delegati e sentire tutti i nuovi vertici della FIOM, sentire quali saranno le linee future della FIOM. Ho negli occhi un’immagine forte, quella bandiera della pace così enorme, segno forte che la FIOM è per la pace”


Tutti hanno ormai familiarizzato con la struttura del Palalivorno e i delegati sono un po’ dappertutto, in attesa che comincino i lavori dell’ultima giornata del congresso. Sentiamo dalle loro voci come stanno vivendo queste giornate.

   PAOLO GOZZANI – lavora alla SKF di Massa che impiega 180 persone, delegato da 6 anni. «Dal congresso ho avuto un’impressione positiva, ho apprezzato favorevolmente la relazione di Gianni Rinaldini, un pochino meno ieri quella del segretario generale della Cgil, perché ci ho letto un pochino di titubanza, soprattutto per il proclama che ha fatto il presidente di Confindustria Montezemolo. Mi sembra che bisogna da parte nostra avere molta più cautela, invece lui mi è sembrato di capire così, che gli abbia dato un po’ troppo credito. Io penso che bisogna prima entrare nel merito dei comportamenti conseguenti ai proclami. Però per quanto riguarda noi come Fiom sono completamente soddisfatto, perché mi sembra che questa scelta sull’autonomia e sull’indipendenza sia condivisa un po’ generalmente, quindi credo che possa essere di buon auspicio per le nuove battaglie che sicuramente dovremo ancora fare, nel paese. Per me questa è la prima esperienza di un congresso nazionale, e sono soddisfatto, io sento molto senso di appartenenza e passione, quindi è stato un’esperienza molto positiva.»

   STEFANO GALLI, da Lecco, lavora alla Ringo Valve Dresser Italia, ha 38 anni ed è delegato da 10 anni. «È la prima volta che vengo a un congresso nazionale. Mi piace, non è male, forse si poteva evitare qualche intervento, troppi interventi sono stati poi ripetitivi e quindi si poteva forse evitarne qualcuno, però ho sentito molti interventi interessanti, uno su tutti quello di Epifani ieri.»

   I COMPAGNI DELL’ORGANIZZAZIONE, DAVANTI ALL’ENTRATA: «Queste giornate di congresso per parte nostra sono state molto faticose, il clima è quello giusto, rilassato.»

   FRANCESCO PONTI, da Brescia, è dell’apparato Fiom.

“È un congresso importante, molto importante perché per quello che sta succedendo nelle fabbriche, per quello che è successo a Melfi, per quello che è successo come reazione alla politica in generale e al mondo del lavoro, questo congresso determina e segna un passaggio molto importante. Per cui tutto bene, i lavori si stanno svolgendo come previsto, un congresso prevede questi passaggi, e le cose stanno andando bene.»


3 giugno 2004:

    Parliamo con MARCO RIVA , 32 anni, lavora alla FIP INDUSTRIALE di Selvazzano (PD). E’ delegato da 3 anni, e ci dice che : “Dalla mostra ho avuto conferma di quello che pensavo, anche se non avevo bisogno di tante conferme, cioè che noi non abbiamo fatto ancora così tanto come hanno fatto quelli che ci hanno preceduto nella storia della FIOM. Speriamo solo di non dover ripetere anche le terribili esperienze dei fatti tragici che loro hanno vissuto. I miei nonni sono tutti ex partigiani, uno è stato deportato ad Auschwitz ed è riuscito a scappare, però non poteva tornare in Italia perché era ricercato, così è rimasto in Germania per un po’. Perciò i momenti della mostra che mi hanno più impressionato sono quelli relativi agli anni ’40-45, quando la FIOM e i partiti democratici erano attaccati dal nazifascismo. Da qui la convinzione che i diritti sono la cosa fondamentale, a noi non è toccato lottare per conquistarli, ma dobbiamo difenderli, perché altrimenti ce li tolgono.”

    Sentiamo STEFANIA BISSOLI, di 27 anni , che lavora alla SIERRA di Isola della Scala (VR), delegato da appena un anno : “La mostra è una visuale di impatto, dà il senso della storicità. Vedere qui rappresentate le fondamenta della FIOM dà il senso delle radici. Mi hanno colpito soprattutto i manifesti e le foto dove sono impressi i volti dei lavoratori, mi emoziona vederli nel culmine della lotta, vedo la corrente ideale che li guida e li porta in piazza. Oggi i giovani non sentono molto i motivi per andare in piazza, perché hanno trovato tutto pronto, invece tutto può venire infranto come niente, ma i giovani oggi non sentono la necessità di lottare per ottenere qualcosa. La mostra è molto bella però farà presa su chi ha già degli ideali, per gli altri lascia il tempo che trova.”

    Interessante la testimonianza di un lavoratore che viene dal Marocco, NEJJARI SAID, di 38 anni, che lavora alla RIVA ACCIAI di Verona, eletto delegato nel 1998. “La cosa che mi ha più colpito è che la FIOM è nata come primo sindacato, prima ancora della CGIL, e mi piace vedere che da quando è nata la FIOM è sempre andata avanti, non si è mai fermata. Anche in Marocco il sindacato ha una storia, è nato ai primi del ‘900, e ultimamente si è fatto più forte, cresce con il crescere della democrazia. Questo per i lavoratori è molto importante, e per i lavoratori immigrati, che sono la fascia debole, il sindacato è l’unica garanzia. Però questo messaggio, come questa mostra, deve essere fatto girare nelle fabbriche, alle RSU, che non hanno mai visto una cosa così. A me dà tanta forza vedere che nella FIOM c’è gente che ha nel DNA la lotta, nelle foto ci sono le facce di chi ha la volontà di andare avanti.”

    Abbiamo sentito ancora un delegato giovane, ha 24 anni ed è delegato da un anno soltanto, si chiama GARFAGNINI ANDREA e lavora alla LUCCHINI di Piombino : “La mostra mi ha dato belle emozioni, ho sentito la voglia di andare in piazza a manifestare. E’ bello vedere che in FIOM c’è sempre stata così tanta partecipazione, è bello soprattutto per noi giovani, dato che anche qui dentro di giovani non ce n’è tanti. Io sono delegato da poco, perciò mi hanno colpito di più le foto degli eventi più recenti, mi sento più partecipe“

    Sempre alla LUCCHINI lavora un delegato più anziano, MARTINELLI GRAZIANO di 45 anni. “I manifesti e le foto mi hanno fatto venire in mente quanta strada hanno fatto i nostri padri, quelli che hanno portato avanti le lotte, il movimento che hanno sviluppato per ottenere i diritti e la democrazia. Agli inizi l’organizzazione è nata tra le difficoltà, oggi non è così dura, quelli che ci hanno preceduto ci hanno lasciato grandi opportunità, perciò oggi si lotta per cose diverse, per il salario, per le norme, ma in condizioni materiali meno difficili. Allora le difficoltà della vita, le condizioni della fabbrica spingevano davvero alla lotta. Il sindacato e la sinistra hanno sempre camminato insieme, e per me il momento più alto di questa visione comune  è rappresentato dal manifesto che riproduce la pagina dell’Unità che saluta i metalmeccanici. “