Si è tenuto il 25 settembre, a Napoli, il convegno sulla precarietà del lavoro organizzato dalla Fiom nazionale. A discutere di occupazione, precarietà, Legge 30 e democrazia sono stati chiamati sindacalisti, economisti e giuslavoristi, che hanno tracciato un’analisi, dati alla mano, delle condizioni dei lavoratori oggi in Italia ­– sempre più deboli nei confronti dell’impresa – e dell’attacco ai diritti del lavoro “dall’assunzione alla pensione”, come recita il titolo del convegno. 

Alla conferenza è stata distribuita una relazione di Giorgio Cremaschi, segretario nazionale Fiom, che non è potuto intervenire di persona, e del materiale riguardante le statistiche sul mercato del lavoro a cura dell'ufficio economico della Fiom.

Massimo Brancato, segretario generale della Fiom Napoli, ha aperto i lavori dando la parola alla segretaria nazionale Francesca Re David, che nella sua relazione introduttiva ha definito la precarietà come “un elemento ormai permanente nella vita dei lavoratori, non più solo uno scotto da pagare all’ingresso del mondo del lavoro”.

 

PIZZUTI

Dopo il saluto del sindaco di Napoli, portato dall’assessore Nicola Oddati, la parola è andata all’economista Roberto Pizzuti, Università di Roma, che si è soffermato su previdenza e decontribuzione.

NEROZZI

Paolo Nerozzi, presente insieme a Carla Cantone (segreteria nazionale Cgil), ha portato alla Fiom la solidarietà della confederazione, alle lotte dei metalmeccanici per il contratto e per la democrazia.
BRANCACCIO Emiliano Brancaccio, economista dell’Università del Sannio, si è espresso contro la “normalizzazione sindacale” di cui si parla sempre più oggi, in Italia e in Europa, per dare una svolta alla linea politica del sindacato.
GALLINO Luciano Gallino, Università di Torino, ha spiegato la scelta delle imprese italiane di puntare su un ricambio veloce di lavoratori, licenziando i più anziani e affidandosi ai giovani precari, piuttosto che su un percorso formativo teso alla riqualificazione dei lavoratori in azienda.
SIMONESCHI

GAROFALO

Guglielmo Simoneschi, giurista,

e Gianni Garofalo, Università di Bari,

hanno preso in esame la contrattazione della flessibilità, come prevista dalla Legge n.30, fino ad arrivare ai princìpi di incostituzionalità determinati dalle scelte attuate da Federmeccanica con l’accordo separato.

MARANI Ugo Marani, Università di Napoli, ha trattato il tema del rapporto tra sviluppo industriale e occupazione, evidenziando le conseguenze della precarietà nel Mezzogiorno.
CORRADI Infine Danilo Corradi, del “Tavolo stop precarietà”, ha portato l’appoggio del movimento alla lotta contro la precarizzazione, che si sta estendendo a tutti gli ambiti sociali.

Nelle sue conclusioni, Gianni Rinaldini, segretario generale Fiom, ha definito tutti i punti esposti dai relatori come utili per lo sviluppo di un processo di inversione di tendenza alla precarietà, perché bisogna contrastare “la logica che guida il governo e Confindustria, che è racchiudibile in un solo argomento: compressione del costo del lavoro”. Quindi lotta alla precarietà, alla Legge n.30, in difesa della democrazia e dei diritti delle lavoratrici e dei lavoratori. Confermando infine la manifestazione nazionale dei metalmeccanici per il contratto, indetta a Roma per il 17 di ottobre.


Dei materiali della conferenza, dei quali fa parte la relazione di Giorgio Cremaschi che qui riportiamo, Meta Edizioni ha pubblicato gli atti. 

fai il tuo ordine metaedizioni@fiom.cgil.it


Ciro Fioriniello,
Fiat auto Pomigliano (Na)

La Legge 30 introduce maggiore flessibilità e rende precario il lavoro per le nuove generazioni che si affacciano nel mondo del lavoro.

È innegabile che la Legge 30 stabilisce che esistono due tipi di lavoratori: quelli che godono ancora di alcuni diritti e coloro che si vedono negare i diritti e difficilmente saranno assunti con contratto a tempo indeterminato.

Per sconfiggere questo disegno, penso che un forte segnale di dissenso debba venire proprio da coloro che hanno un lavoro precario. Penso anche, però, che anche il movimento sindacale debba mettere in campo delle iniziative forti, e che su questo tema occorra riportare Fim e Uilm sulle nostre posizioni.

 

Bruno Morra,
Silia Pignataro maggiore (Ce)

La Legge 30 mette in pericolo tutti i diritti che i lavoratori hanno conquistato in tanti anni di lotte. Per chi lavora in fabbrica e vede a quanti ricatti sotterranei sono sottoposti i lavoratori precari, questa legge è semplicemente da cancellare. Il lavoro precario, che oggi viene istituzionalizzato e reso norma in fabbrica, in realtà è un non lavoro, poiché allontana il momento in cui un giovane possa essere assunto a tempo indeterminato e perché nega i diritti minimi di tutela.