Assemblea nazionale
Verona, 28 settembre 2001
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Brani del discorso di C. Sabattini.
Il saluto di Stefano Facci - segretario Fiom Verona.
Lettera di Sergio Cofferati all'Assemblea.
Saluto di Giovanni Berlinguer all'Assemblea.
Lettera aperta ai metalmeccanici dei capigruppo di Rifondazione Comunista alla Camera e al Senato
COMUNICATO DELLA DIREZIONE FIOM
La Direzione nazionale della Fiom
considera indispensabile che alla
tremenda strage terroristica compiuta negli Stati Uniti l’11
settembre 2001 venga risposto con una forte e decisa iniziativa contro
i responsabili. L’orrore per quanto è avvenuto
in America si coniuga alla piena consapevolezza che ogni atto di
terrorismo distrugge vite, mina i valori della convivenza umana e
comporta un attacco alle fondamentali libertà democratiche.
Consapevolezza che è parte integrante
della storia e dell’esperienza delle lavoratrici e dei
lavoratori italiani, da sempre attivamente avversari ad ogni sua
espressione. Il terrorismo va perseguito e
battuto con i necessari strumenti diplomatici, politici, economico
finanziari, repressivi. Va rifiutato il tentativo di contrapporre
civiltà e popoli che oltretutto alimenta intolleranza e xenofobia. La
Direzione nazionale Fiom respinge ogni tentazione e forma di guerra.
La guerra sempre, inevitabilmente, colpisce le popolazioni civili
inermi e deprime i principi democratici degli stati che ne sono
coinvolti. La Direzione nazionale della Fiom
esprime piena soddisfazione per le oltre 300.000 firme raccolte fra le
lavoratrici e i lavoratori delle aziende della Federmeccanica contro l’accordo
separato sul Ccnl e per il referendum. I dati conclusivi saranno
documentati a giorni, ma già possiamo affermare che è stato superato
il numero di sì alla piattaforma unitaria votata dai lavoratori per l’avvio
della trattativa con Federmeccanica. Si pone così con trasparente
evidenza una enorme generale questione democratica che prefigura la
liquidazione del significato stesso della contrattazione collettiva:
in assenza di una
legislazione che vincoli le trattative al voto, una minoranza può
decidere per tutti e la controparte diventa libera di scegliere i
propri interlocutori secondo convenienza. E’ una gravissima deregolazione
delle relazioni sindacali che fa cadere le condizioni necessarie per
lo svolgimento democratico della funzione di rappresentanza e mette in
scacco i diritti dei destinatari degli accordi – le lavoratrici e i
lavoratori. Ciò mentre si prospetta l’urgenza
di fronteggiare il rischio di un attacco ai salari, alle pensioni, ai
diritti nel lavoro, già preannunciato dalle intenzioni del Governo, e
mentre continuano e si acutizzano i processi di ristrutturazione delle
imprese che tendono ad una generale precarizzazione del lavoro. Intanto, le lavoratrici e i
lavoratori artigiani sono da oltre un anno e mezzo in attesa di aprire
il confronto per rinnovare
il loro Contratto nazionale di lavoro. Questo vuoto insopportabile
determinato dalla difficoltà a costruire la piattaforma unitaria
verrà superato con gli strumenti della democrazia. La Fiom, sostenuta dal consenso
dimostrato dalla raccolta delle firme, proclama lo sciopero generale
della categoria con manifestazione a Roma il 9 novembre 2001: - Per riconquistare il diritto a
contrattare. - Per affermare il diritto delle
lavoratrici e dei lavoratori a decidere.
- Per respingere la pretesa di
comprimere salari, diritti, occupazione, libertà. Intanto, verranno attivate le
iniziative necessarie per far valere nelle opportune sedi
istituzionali le ragioni delle firme raccolte. Brani del discorso di C. SabattiniC’è da chiedersi se in questo momento, che tutti noi pensiamo difficile, se davvero noi possiamo fare ciò che abbiamo detto, per raggiungere gli obiettivi che ci siamo prefissi. Occorre sapere, cioè, se la Fiom è disposta sul serio a mettere in gioco la sua forza e la sua determinazione. Per noi è diventato decisivo un concetto racchiuso in una parola: democrazia. La nostra parola d’ordine è far vivere la democrazia e questo vuol dire che le donne e gli uomini devono avere la possibilità di poter decidere dei propri destini. La democrazia deve essere sostanziale, deve permettere a tutte e a tutti di contribuire a costruire il presente e il futuro. A livello internazionale, dopo la II guerra mondiale l’Onu ha perso sempre più potere e capacità di decisione e assieme al Fondo monetario internazionale non riesce più a svolgere alcuna attività per risolvere i problemi della stragrande maggioranza del mondo. Ma allora, a cosa servono queste istituzioni? Il debito dei paesi poveri viene diretto da oligarchie, che rappresentano quel potere che impedisce lo sviluppo di quegli stessi paesi. Non esistono più paesi in via di sviluppo ma paesi ricchi o poveri, e nei paesi ricchi esistono grandi zone di povertà. E’ un mondo difficile, che non ha il senso di se stesso dopo queste trasformazioni. Una sola piccola parte utilizza la maggioranza delle risorse del pianeta, per poter vivere separatamente dall’altra grande parte, i poveri, i quali, alla fine, hanno il problema del sostentamento, del mangiare. E’ la nostra società, quindi, che risulta essere carente in civiltà, proprio perché ha respinto gli obiettivi più importanti.
All’origine della nostra battaglia c’è la
democrazia, quella di poter decidere. La Fiom è stata accusata di non aver voluto
firmare l’accordo con Fim e Uilm e Federmeccanica unicamente per
ragioni ideologiche. Ma allora, chi deve decidere a riguardo? Solo i
segretari di Fim e Uilm? Oppure i lavoratori? Chi decide sul
contratto? C’è chi ha risposto che sono le organizzazioni
sindacali a dover decidere. Ma allora ai padroni rimane solo la
possibilità di accettare una proposta più bassa e, come hanno
confessato, quella più conveniente. Per tutto questo abbiamo deciso insieme di
realizzare una raccolta di firme certificata, che avesse soprattutto
un valore giuridico-formale. E abbiamo conseguito un risultato
eccezionale con centinaia di migliaia di firme raccolte. Noi dobbiamo riconquistare il tavolo delle
trattative. La trattativa deve essere intesa nel senso logico
della forza della maggioranza dei lavoratori. Per questo sarà
sciopero generale venerdì 9 novembre, con una grande manifestazione
nazionale a Roma. E non saremo soli in questa battaglia. Lettera di Sergio Cofferati all'Assemblea care compagne e compagni, gli incontri conclusivi con il governo sulla legge Finanziaria mi impediscono di partecipare alla vostra Assemblea odierna. La lesione nelle relazioni sindacali che si è prodotta con la firma separata del rinnovo contrattuale della vostra categoria è un grave problema per voi e per tutta la Confederazione. Soltanto la riproposizione del tema, purtroppo irrisolto, della democrazia sindacale, sia nel rapporto tra organizzazioni come nel rapporto con i lavoratori, può risolvere il problema che si è aperto. Abbiamo nei giorni scorsi individuato insieme, segreteria nazionale della Fiom e segreteria della Confederazione, una ipotesi politica e giuridica che può dare valore ulteriore alla grande raccolta di firme che avete completato. E’ necessario proseguire insieme nella realizzazione di un efficace e completo sistema di verifica della rappresentanza, di attribuzione dei poteri contrattuali e di registrazione vincolante della volontà delle lavoratrici e dei lavoratori sulle piattaforme e sugli accordi. Fraterni saluti e buon lavoro. Sergio Cofferati Ai compagni e compagne della Fiom In un occasione così importante come l’Assemblea nazionale dei delegati metalmeccanici della Fiom vi auguro buon lavoro per le impegnative scelte che siete chiamati a compiere. Vi esprimo il mio personale rammarico per la definizione di un accordo separato voluto da Federmeccanica per dividere i sindacati ed i lavoratori. Oggi, attraverso migliaia di firme raccolte, i lavoratori chiedono il referendum, chiedono la possibilità di votare il loro contratto. Un referendum è sempre un esercizio di
democrazia. In quanto tale è sempre giusto e non è mai stato un atto
di divisione ma di unità. Un’unità da ricercare sempre,
quotidianamente ma che si conquista prima di tutto nei luoghi di
lavoro, attraverso il consenso in formato e consapevole di chi tutti i
giorni timbra un cartellino. Per questo condivido la vostra richiesta e ritengo necessario che questo diritto venga affermato una volta per tutte anche per via legislativa. Giovanni BerlinguerRoma, 27 settembre 2001 LETTERA APERTA AI METALMECCANICI Di Franco Giordano e Gigi Malerba * Care compagne e cari compagni, lo sciopero del 6 luglio ha riaperto una possibilità: quella di opporsi alla progressiva contrazione dei salari e dei diritti del lavoro, determinata dalle politiche di concertazione degli ultimi dieci anni. Quello sciopero si è intrecciato con il movimento del “popolo di Seattle” contro la globalizzazione capitalistica producendo un primo straordinario incontro, prima nelle piazze del 6 luglio e poi nelle manifestazioni di Genova contro il G8, dove una nuova generazione non segnata dal peso delle sconfitte si è affacciata sulla scena politica e sociale italiana. Si tratta di una inedita alleanza sociale su cui bisogna investire, in particolare oggi, quando nuovamente spirano i venti di guerra nutriti dal barbaro attentato dell’11 settembre contro il popolo americano. La recessione economica renderà più duro lo scontro politico e sociale e occorre un’opposizione determinata in Parlamento e nel Paese per porre fine alle politiche liberiste che hanno duramente colpito il lavoro dipendente, ma hanno mostrato anche il loro totale fallimento sul piano economico e sociale su scala internazionale. Rifondazione Comunista, a
fronte dei rinnovi contrattuali aperti per milioni di lavoratori e di
lavoratrici, a partire proprio
dal Contratto dei metalmeccanici e dalla vostra tenace resistenza, ha
deciso di presentare in Parlamento una proposta di legge sul
recupero automatico del differenziale tra inflazione programmata e
inflazione reale. Insieme alla reintroduzione del
sistema di indicizzazione dei salari per “sbloccare” i contratti
da una penalizzazione inaccettabile, Rifondazione Comunista intende
rilanciare la battaglia per una legge sulla rappresentanza
sindacale. La vostra lotta, care compagne e cari compagni, parla a tutti i lavoratori e lavoratrici, è “lotta generale” nel significato più pieno del termine ed ha riaperto una speranza ed una possibilità nel nostro paese: ridare dignità a tutto il modo del lavoro. Saremo con voi, insieme al movimento antiglobalizzazione, per vincere sul contratto, per strappare nuovi diritti sindacali, per costruire le basi di un nuovo movimento operaio all’altezza della sfida. * Capigruppo di Rifondazione Comunista alla Camera e al Senato |