2° Congresso della Federazione europea dei metalmeccanici

Praga, 13 e 14 giugno 2003

 

Risoluzione politica e Programma di lavoro

 

Si è svolto a Praga il 13 e 14 giugno il Congresso della Fem, nel corso del quale sono stati approvati i due principali documenti congressuali, ossia la Risoluzione politica e il Programma di lavoro 2003-2007, e sono stati rieletti Reinhard Kuhlmann come segretario generale, Bart Samyn come vicesegretario generale e Tony Janssen come presidente.

Di particolare importanza, anche alla luce delle vicende italiane e delle diverse valutazioni sul contratto nazionale, i contenuti politici dei documenti congressuali, specie per quanto concerne la contrattazione collettiva e i suoi contenuti.

La Fem riconferma la centralità della contrattazione collettiva come pietra angolare ed elemento costitutivo del modello sociale europeo. I contratti nazionali, perciò, dovranno concordare aumenti salariali che – riconfermando la Dichiarazione di Francoforte del 2002 – garantiscano la tutela del potere d’acquisto attraverso il recupero integrale dell’inflazione reale e una equilibrata distribuzione di quote di produttività. Aumenti salariali al di sotto di tale soglia rappresentano, secondo la Fem, un impoverimento delle condizioni dei metalmeccanici e una minaccia per le prospettive di crescita dell’economia, per la stabilità dell’occupazione, per la tenuta del modello sociale e dei sistemi di welfare.

Altro elemento importante della contrattazione collettiva deve essere la lotta alla precarietà e a una flessibilità senza diritti, che spostano sempre più l’equilibrio di potere nelle imprese dalla parte dei datori di lavoro, creano lavoratori di serie inferiore e minano la forza e l’autonomia dei sindacati. La Fem chiede ai sindacati affiliati di battersi affinché attraverso la contrattazione si affermi il diritto di ogni lavoratore precario a ricevere dall’impresa utilizzatrice, dopo un certo periodo, un’offerta di assunzione stabile e a tempo indeterminato.

La Fem conferma il proprio impegno per un orario di lavoro di 35 ore settimanali e un comune standard europeo di 1.750 ore annue di lavoro, nella convinzione che l’organizzazione e la determinazione dell’orario di lavoro rimangono in una posizione di primo piano nell’agenda della contrattazione collettiva e sono uno strumento importante nella lotta contro la disoccupazione.

I tentativi di indebolire il livello nazionale della contrattazione e di spostarne il baricentro verso una dimensione aziendale o perfino individuale saranno contrastati con ogni mezzo dalla Fem e dai suoi affiliati, che si batteranno anche perché il dialogo sociale (tanto al livello europeo quanto a quello nazionale) tenga conto della effettiva rappresentatività dei soggetti negoziali, non venga utilizzato per effettuare discriminazioni nei confronti di alcun sindacato, non escluda il ricorso al conflitto sociale e alla mobilitazione quando necessario.

La Fem, inoltre, concentrerà i suoi sforzi per la ripresa di una vera politica industriale sia in ambito comunitario e nazionale sia a livello dei singoli settori produttivi. Così come sarà data grande attenzione al tema della rappresentanza sindacale nelle imprese multinazionali e nei grandi gruppi di dimensione europea, attraverso il rafforzamento dei poteri e delle prerogative dei Cae, la revisione della Direttiva europea che li ha istituiti e l’attuazione del complesso di norme europee su informazione, consultazione e partecipazione dei lavoratori.

Infine, la Fem lavorerà per un completamento del processo di allargamento dell’Unione europea all’insegna dell’estensione dei diritti e delle migliori condizioni per i lavoratori, per fare in modo che l’ingresso in Europa dei paesi candidati non comporti fenomeni di dumping e tentativi di peggioramento degli standard acquisiti negli attuali Stati membri.