Più salario, più diritti

senza democrazia non c’è contratto  

Trieste, 26 settembre 2003

Quando, intorno alle 7,30, si cominciano a vedere i primi striscioni distesi nella piazza antistante la stazione ferroviaria di Trieste, è abbastanza facile immaginare una grande manifestazione.

Infatti, a partire da quell’ora, arrivano i primi pullman dai quali scendono i lavoratori delle sedi Fincantieri sparse per tutta Italia: si comincia con il pullman del cantiere di Sestri ponente e della base genovese di Wartsila, per poi vedere arrivare il gruppo della Isotta Fraschini di Bari e via via il Muggiano di Spezia, Riva Trigoso, Castellammare di Stabia, Monfalcone, Marghera, Ancona, la sede direzionale di Trieste.

Non mancano numerosi striscioni di aziende locali e categorie con piccole ma significative delegazioni di lavoratori a solidarizzare con i lavoratori di Fincantieri, Isotta Fraschini e Wartsila, in lotta per la conquista del precontratto: Asi Robicon, Eaton, la delegazione della Fisac, quella degli edili.

Al momento della partenza del corteo, intorno alle 10,30, più di duemila persone gonfiano la manifestazione collegata alle otto ore di sciopero di tutto il gruppo Fincantieri.

Il percorso porta verso la stazione marittima ma una deviazione porta i manifestanti a effettuare un rumoroso girotondo attorno alla sede triestina della Fincantieri, intorno alle 11.

“La partecipazione agli scioperi è buona”, Torraco della Rsu di Monfalcone racconta di come sia sentita questa vertenza in azienda. “Grande importanza viene assegnata alla richiesta salariale ma la questione dei diritti è molto sentita e assegna alla vertenza una importanza sul piano generale. Noi possiamo vedere in azienda cosa significano regimi di diritti diversi nel confronto con le ditte di appalto. Questi scioperi stanno incidendo, nonostante la difficoltà di rapportarsi con un’azienda sorda a rivendicazioni assolutamente sindacali.”.

Il percorso continua e il corteo transita davanti alla sede della locale Confindustria.

Carolei di Castellammare di Stabia racconta di un crescendo delle adesione alle iniziative: “Soprattutto i giovani capiscono che con i dati di inflazione di oggi, senza un salario adeguato sarà difficile costruirsi una vita autonoma. Per questo ci si possono accollare 12 ore di viaggio senza sentirne il peso”.

Anche Savino della Isotta Fraschini di Bari sottolinea l’adesione dei giovani: “In azienda l’adesione è all’80% e le ragioni della Fiom sono riconosciute anche attraverso l’iscrizione che da noi ha percentuali altissime, oltre il 60%”.

Al cantiere di Marghera l’appoggio è ormai garantito anche da numerosi lavoratori iscritti a Fim e Uilm. Fabio Querin della Rsu ci racconta di una grande determinazione dei lavoratori: “ Fincantieri deve accettare il confronto, altrimenti le forme di lotta diventeranno più incisive”.

Il coordinatore nazionale Sandro Bianchi appare soddisfatto della riuscita della manifestazione: “Ci hanno sfidato e hanno perso: loro dicevano che avremmo portato 500 persone. Mi sembra che siamo un po’ di più…”

Borini, coordinatore nazionale Wartsila sottolinea la difficoltà di una vertenza di questo tipo con una azienda come la sua: “Credo però che il risultato del referendum sia significativo e ci indica che questa è la strada maestra per la riconquista del contratto nazionale”.

Non manca un contributo della Rsu Fincantieri di Ancona: “La mobilitazione sta andando avanti da tempo con un’azienda che utilizza tutti gli espedienti per scoraggiare i lavoratori fino ad arrivare a ventilare una possibile chiusura del cantiere. Inoltre utilizza le ditte di appalto per compensare gli scioperi. Probabilmente si stanno rendendo conto che qui si può aprire una breccia che avrebbe conseguenze sul piano nazionale”.

L’arrivo nella piazza dove è stato allestito il palco dà un colpo d’occhio importante con tutti gli striscioni distesi a formare un cerchio attorno ai relatori. Apre Saulle, segretario generale della Fiom di Trieste e si susseguono delegati di tutti i siti Fincantieri. Le conclusioni di Bianchi sono molto decise: “Il fronte confindustriale si sta aprendo. Perciò occorre tenere duro anche in questa vertenza. Abbiamo due punti di conflitto con Fincantieri: la privatizzazione e il precontratto. Non abbiamo nessun interesse a colpire Fincantieri: questa è una vertenza come le altre, finalizzata a un accordo, gestita con responsabilità, ma il tempo sta per scadere. Nel coordinamento del 3 ottobre, se non ci saranno fatti nuovi, decideremo di passare a forme di lotta più aspre che potrebbero portare al blocco dei cantieri. Abbiamo un vincolo con i lavoratori. Per scioglierlo c’è un solo modo: fare l’accordo sul precontratto”.

Le conclusioni di Nerozzi della segreteria nazionale Cgil portano il sostegno della confederazione alle ragioni della Fiom: “ Non è solo un problema dei metalmeccanici. Tutti i lavoratori hanno il diritto di votare e avere il contratto nazionale. Tutto questo si sta svolgendo in un modo anomalo e in un contesto anomalo in cui c’è un governo che farnetica e che si pone come metodo quello di ridurre i diritti dei lavoratori, a partire dalle pensioni.”

La manifestazione si conclude intorno alle 12,30 con la soddisfazione degli organizzatori e dei lavoratori che vi hanno partecipato. Sarà certamente un evento che l’azienda non potrà ignorare.


-> 29/09/2003 - Ufficio stampa e relazioni esterne. Contratto metalmeccanici. Bloccata la produzione dagli scioperi Fiom in Fincantieri e alla Wärtsilä. Un corteo pieno di giovani sfila per le vie di Trieste. Nerozzi (Cgil): “Intensificare l’azione di lotta”