COMUNICATO STAMPA

 

Fiat/2. Landini (Fiom): “Dopo il voto di Pomigliano, cosa sta succedendo nel Gruppo?”

Maurizio Landini, segretario generale della Fiom-Cgil, ha diffuso oggi la seguente dichiarazione.

 

“C’è qualcosa che non torna nei comportamenti della Fiat di questi giorni. Su Termini Imerese per ora incombe soltanto la chiusura il 31 dicembre 2011, senza alcun reale impegno della Fiat a favorire soluzioni industriali capaci di garantire l’occupazione.”

“Contemporaneamente, nel giro di pochi giorni, a Pomigliano, Melfi e Mirafiori siamo in presenza di lettere di contestazione e sospensione rivolte a delegati sindacali e iscritti alla Fiom - che rischiano di preludere a licenziamenti e su cui sono già state avanzate unitariamente richieste di ritiro - che mettono in discussione i diritti e le agibilità sindacali e che hanno portato unitariamente le lavoratrici e i lavoratori ad azioni di mobilitazione estesa e partecipata come quella in atto a Melfi.”

“Inoltre, sul salario dei lavoratori del Gruppo, già fortemente ridotto dal ricorso alla cassa integrazione, bisogna evitare che l’Azienda non eroghi alcun conguaglio del Premio di risultato, previsto per luglio, dopo che già nel 2009 era stato ridotto da 1.200 a 600 euro.”

“Si conferma sempre più un futuro in cui la Fiat fa prevalere una logica autoritaria e unilaterale che, nei fatti, azzera le relazioni industriali, chiudendo ogni spazio negoziale e mettendo in discussione diritti fondamentali delle lavoratrici e dei lavoratori, a partire dall’esistenza del Contratto nazionale e dal valore degli accordi.”

“Non ci sembra questo il modo utile per affrontare i problemi che la grave crisi in corso ci pone. Il punto di vista delle lavoratrici e dei lavoratori che si sta esprimendo in questi giorni in tutti gli stabilimenti del gruppo Fiat richieda risposte, un terreno di confronto reale ed il rispetto della loro dignità.”

“Sarebbe saggio e responsabile tenerne conto. E, in ogni caso, sono obiettivi a cui la Fiom non ha intenzione di rinunciare.”
 

Fiom-Cgil/Ufficio Stampa


Roma, 9 luglio 2010