COMUNICATO STAMPA

 

Alcoa. Cgil e Fiom: “No alla chiusura dell’impianto di produzione dell’alluminio primario a Fusina”

Le Segreterie nazionali della Cgil e della Fiom-Cgil hanno diffuso oggi il seguente comunicato

 

“A fronte dell’affidamento, dichiarato dalla Presidenza del Consiglio, nell’incontro di ieri sera a Palazzo Chigi, che l’ultimo decreto sull’energia sarà approvato dalla Commissione Europea (anche se manca ancora la formalizzazione), tale da determinare la conferma della presenza di Alcoa in Italia, l’Azienda ha presentato il suo piano che prevede investimenti in Sardegna e la fermata della produzione di alluminio primario a Fusina. L’Azienda incassa così i vantaggi previsti per le aziende collocate nelle isole e decide di bloccare la produzione di alluminio primario in Veneto per ‘i costi energetici non competitivi’, non considerando la riduzione complessiva dei costi che così interviene.”

“Non ci risulta che siamo già arrivati al ‘federalismo energetico’, eppure per Alcoa pare sia così. Tra l’altro, per quanto riguarda le aziende energivore in tutto il Paese, il Governo aveva previsto altri provvedimenti (interconnector) di contenimento della tariffa elettrica, che però Alcoa ha deciso di non utilizzare (ed è per questo che oggi in Veneto paga un prezzo molto più alto). Questo dimostra che ‘l’arresto temporaneo’, dichiarato da Alcoa per il primario a Fusina, in effetti, sarebbe definitivo. Se fosse una fermata temporanea, infatti, con la possibilità di riavvio degli impianti una volta risolti i problemi, l’Azienda non attiverebbe la procedura di mobilità, utilizzando invece la Cassa integrazione per i lavoratori momentaneamente fermi.”

“Il prepensionamento per alcuni lavoratori non può nascondere il fatto che almeno un centinaio di posti di lavoro a Fusina verrebbero cancellati (tra lavoratori a tempo indeterminato, a termine e interinali). Si indebolirebbe così strutturalmente la capacità industriale e competitiva dello stabilimento di Fusina, il cui processo integrato (primario, fonderia, laminatoio) è oggi un punto di forza, anche perché non è previsto nessun potenziamento della capacità di laminazione.”

“Bisogna considerare poi che l’alluminio che servirà per l’alimentazione del laminatoio non si produrrà tutto in Italia (non è, infatti, previsto un aumento della produzione a Portovesme, che peraltro ha una sua specificità), ma sarà importato da altri stabilimenti o acquistato sul mercato, e anche questo è un indebolimento della capacità produttiva del nostro Paese. Infine, noi chiediamo che sia per Portovesme (Carbonia-Iglesias) che per Fusina (Venezia) il piano abbia uno sviluppo che vada oltre i prossimi 3 anni, in quanto non ci sono impegni precisi sulla continuità produttiva per il periodo successivo.”

“Per tutti questi motivi, la Fiom e la Cgil, nel dichiarare la loro contrarietà al piano e alla chiusura dell’impianto di Fusina, chiedono all’Azienda di modificare profondamente questo piano, di non procedere in alcun modo con atti unilaterali e di aprire invece un confronto vero a livello nazionale, anche con il coinvolgimento del Governo, attraverso il ministero dello Sviluppo Economico, finalizzato a scongiurare la chiusura di parte dello stabilimento veneto, utilizzando tutte le misure energetiche necessarie.”

“E’ necessario discutere subito di questo piano e delle sue conseguenze nelle assemblee dei lavoratori e, contemporaneamente, coinvolgere le Istituzioni locali, la Regione, il Comune, la Provincia che, come è accaduto in Sardegna, anche in Veneto non possono disimpegnarsi a fronte di un ridimensionamento della struttura produttiva.”

 

Fiom-Cgil/Ufficio Stampa

 

Roma, 11 maggio 2010