COMUNICATO STAMPA
Congresso Cgil/2. Cremaschi (Fiom) “La minoranza ha diritto di continuare la sua battaglia. Ai lavoratori dobbiamo comunicare coraggio e speranza”
“Desidero innanzitutto condividere con voi la mia indignazione per ciò che sta avvenendo ai lavoratori greci, cui viene imposta una pesantissima bolletta sociale. E credo vada sottolineato che ciò avviene nel silenzio dell’Europa democratica, come se non vi fosse nessuna consapevolezza che ciò che accade oggi ai lavoratori greci potrà accadere domani ai lavoratori portoghesi, spagnoli o, perché no, italiani.” Lo ha detto Giorgio Cremaschi in apertura dell’intervento da lui svolto, a fine mattinata, al 16° Congresso della Cgil, in corso a Rimini.“Il ministro del Lavoro, Sacconi, ha detto che Epifani, con la sua relazione, mostra di volere, anche per l’Italia, quella che lui ha definito la via greca al socialismo. A Sacconi dico allora – ha proseguito Cremaschi – che ciò che lui vuole per l’Italia è la via greca all’attacco contro i lavoratori.”
“La verità – ha aggiunto Cremaschi – è che dal fallimento di Lehman Brothers a oggi non è stato fatto niente, a livello globale, per dare delle regole diverse al mondo della finanza, come si è visto bene con gli avvenimenti delle ultime ore che hanno portato a un nuovo crollo nelle principali borse mondiali. E a questo proposito, a mio avviso, c’è un vuoto nella relazione di Epifani per ciò che riguarda il modo in cui le banche, le imprese e, da noi, la Confindustria, stanno vivendo la crisi. Angeletti ha sostanzialmente detto che in questa situazione non possiamo far altro che allearci con le imprese. Ma qui c’è un primo punto di dissenso tra noi e le altre Confederazioni. Se si prende per buona l’analisi di Berlusconi e soci, secondo cui siamo già in vista dell’uscita dal tunnel della crisi, allora la linea seguita da Angeletti e Bonanni può avere un senso. Ma non ce l’ha se pensiamo invece, come io credo si debba pensare, che la crisi è ben lontana dalla sua fine e che, e questo è il punto, le imprese intendono usarla per modificare a proprio vantaggio i rapporti sociali.”
“In Italia – ha affermato Cremaschi – c’è una grande impresa che si è trasformata in una multinazionale Usa. Questa impresa è la Fiat che vuole chiudere lo stabilimento auto di Termini Imerse e imporre ai dipendenti di quello di Pomigliano d’Arco condizioni di lavoro nettamente peggiori di quelle avute sino a oggi. L’attacco degli industriali non è solo una risposta alle difficoltà vissute dalle imprese nella crisi. E’ il frutto della scelta di usare la crisi per ridurre i diritti sociali. Le loro riforme sono meno salari, meno diritti, più orario.”
“Si parla tanto di federalismo – ha detto ancora Cremaschi – ma temo si faccia finta di non capire di cosa si sta parlando. Oggi non stiamo ascoltando qualche erede di Cattaneo. Anzi, oggi federalismo vuol dire rottura della solidarietà sociale tra Nord e Sud del nostro Paese. Quel che serve è dunque una Cgil che svolga un ruolo di forte opposizione sociale.”
“Per quanto riguarda i nostri rapporti con Cisl e Uil – ha sottolineato Cremaschi – sostengo che le differenze che ci sono tra noi sono riconducibili non solo a questioni di identità, ma a precisi punti di merito. Ne richiamo tre. Primo: Non possiamo accontentarci di una linea di adattamento alla crisi, ma dobbiamo scegliere invece la linea del cambiamento. Il piano del lavoro di Di Vittorio era fondato sul protagonismo dei lavoratori e delle loro lotte. Il piano di cui ci parla Epifani potrà vivere solo se coinvolgerà migliaia di situazioni di lotta. Secondo: Bonanni ci ha ripetuto che i lavoratori possono votare sugli accordi solo quando i sindacati si assumono le loro responsabilità, ovvero solo quando sono d’accordo tra loro. Io penso invece che la democrazia cominci dall’affermazione del diritto al dissenso. I lavoratori devono quindi poter votare anche, se non soprattutto, in presenza di posizioni diverse tra i sindacati. Terzo: oggi non siamo di fronte a un libero confronto tra diversi modelli sindacali perché, con l’accordo del 22 gennaio 2009, Cisl e Uil hanno definito con Confindustria e Governo un sistema contrattuale che è anche un modello sindacale. E non possiamo dimenticarci che Cisl e Uil, in quest’ambito, avevano accettato di cancellare, attraverso l'introduzione dell’arbitrato, un diritto costituzionalmente tutelato. Sui diritti dei lavoratori non possiamo transigere: se serve, la Cgil deve mettere in campo anche lo sciopero generale.”
“Per quanto riguarda il nostro congresso – ha affermato ancora Cremaschi – osservo che è diritto-dovere della maggioranza procedere lungo la propria strada. Analogamente, la minoranza ha diritto di dire «non ci avete convinto, continueremo la nostra battaglia».”
“In questa situazione – ha concluso Cremaschi – è del tutto ovvio che i lavoratori abbiano paura e che Governo e Confindustria puntino su questa paura per governare la crisi. Ma proprio per questo il dovere di ogni dirigente sindacale è quello di avere coraggio per due. Dobbiamo comunicare coraggio e speranza e costruire una grande e diffusa resistenza all’attacco che si prepara nei nostri confronti.”
Fiom-Cgil/Ufficio stampa
Roma, 7 maggio 2010