COMUNICATO STAMPA |
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Salari. Fiom: “Abbiamo denunciato da tempo il ritardo delle retribuzioni italiane evidenziato dai dati Ocse relativi al 2008. La riduzione del potere d’acquisto si è verificata nel 2000-2005” L’Ufficio economico della Fiom-Cgil ha diffuso oggi la seguente nota.
“Non sorprendono, ma non attenuano la gravità del fenomeno, i dati sui salari del 2008 pubblicati dall’Ocse.” “Su trenta paesi esaminati – secondo il Rapporto dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico - l’Italia si colloca al 23° posto, dietro tutti i paesi di consolidata tradizione industriale. Considerando i salari netti - resi omogenei in termini di capacità d’acquisto - un lavoratore italiano single percepisce una retribuzione di 21.374 dollari (ovvero 15.800 euro): il 17% in meno della media dei paesi Ocse.” “Il ritardo delle retribuzioni italiane rispetto agli altri paesi industrializzati è stato da tempo denunciato dalla Fiom-Cgil. Le retribuzioni italiane, in particolare quelle degli operai metalmeccanici, non hanno seguito né l’evoluzione dei consumi, né quella della produttività e hanno dovuto anche fare i conti con più elevati tassi d’inflazione. Infatti, per effetto della dinamica delle retribuzioni nominali e dell’inflazione, le retribuzioni reali sono rimaste a lungo invariate, mentre sono cresciute in tutti gli altri paesi. Oggi l’Ocse ricorda che, posta uguale a 39.072 dollari Usa la retribuzione netta di una famiglia italiana bireddito nel 2008, la retribuzione di un’analoga famiglia del Regno Unito si posiziona a 67.252 dollari (+44%), mentre quella di un’analoga famiglia greca si colloca a 53.768 dollari.” “Nel settore metalmeccanico – come si desume dalle elaborazioni Fiom su dati Istat - il lieve incremento delle retribuzioni contrattuali operaie negli ultimi quattro anni sconta una perdita realizzata nel lungo periodo (2000-2005). Si tratta di un recupero temporaneo ottenuto anche grazie ad uno sganciamento negli ultimi due rinnovi contrattuali dall’indicatore dell’inflazione programmata.” “A rendere più sfavorevole la posizione di un lavoratore single italiano concorre, oltre alla mancata restituzione del fiscal drag, l’incidenza del cuneo fiscale (differenza tra lordo e netto in base a tasse e contributi sociali). Secondo l’Ocse, in Italia il cuneo incide ancora per il 46,5%, avendo quindi un’incidenza assai più alta di quella esistente in paesi come la Gran Bretagna e gli Stati Uniti. Restano infine controversi - per noi - i criteri per la misurazione della produttività (sempre evocata), la quale - ma bisognerebbe capire di quale indicatore si parla - vede il Paese svantaggiato.” “A conferma della necessità di riconsiderare tale indicatore, di recente la Banca d’Italia ha ricordato come “problemi statistici potrebbero alterare la percezione del quadro economico effettivo. La recente revisione di alcuni indici da parte del’Istat si è riflessa in una significativa revisione al rialzo del tasso di crescita del tasso medio annuo della produttività nel decennio 1996-2005”. Inoltre, sempre secondo l’Istituto centrale “una sottostima nel manifatturiero della redditività d’impresa potrebbe aver contribuito ad abbassare ulteriormente la misurazione della produttività”.”
Roma, 18 maggio 2009 |