COMUNICATO STAMPA

 

Ilva. Cremaschi e Bardi (Fiom): “Grave l’annuncio di un nuovo pesante ricorso alla Cassa integrazione a Taranto. Necessarie un’ampia rotazione e adeguate integrazioni salariali”

Giorgio Cremaschi, segretario nazionale Fiom-Cgil responsabile per la siderurgia, e Vittorio Bardi, coordinatore nazionale Fiom del settore, hanno rilasciato oggi la seguente dichiarazione.

 

“L’annuncio di un nuovo pesante ricorso alla Cassa integrazione, fino a un massimo di 6.550 persone, che a questo punto tocca la metà degli addetti diretti nello stabilimento di Taranto, prevedendo anche la chiusura di un altoforno, è un fatto molto grave. Grave per l’impatto sociale, che verrà amplificato con il coinvolgimento nella crisi di gran parte delle migliaia di lavoratori delle aziende di appalto e subappalto, che rischiano di avere anche minori tutele. Grave perché sinora l’Azienda non ha preso misure efficaci per garantire prospettive certe di lavoro e di reddito ai propri dipendenti.”

“Non è più accettabile che si continui periodicamente ad aumentare la Cassa integrazione, a presentare a breve scadenza scenari sempre più foschi, senza impegnarsi a garantire certezze e futuro per i lavoratori. Fino al mese di luglio dell’anno scorso, l’Ilva ha registrato guadagni eccezionali. Ora questi profitti devono servire per tutelare l’occupazione e il salario.”

“La nuova procedura di Cassa integrazione annunciata deve essere ancora discussa e dovrebbe partire dal prossimo giugno. È necessario quindi che l’Ilva garantisca un’ampia rotazione della Cassa integrazione che eviti ovunque possibile il ricorso alle zero ore. È necessario altresì che ci siano adeguate integrazioni salariali, perché l’attuale livello della Cassa integrazione è socialmente insostenibile. Inoltre, vanno confermati programmi di investimento che garantiscano il futuro degli impianti e la sicurezza del lavoro e dell’ambiente.”

“A questo punto l’Ilva deve uscire dalla navigazione a vista, dalla gestione giorno per giorno e deve impegnarsi per il futuro. Se nell’incontro del 30 aprile questo non ci sarà, a partire dal 4 maggio sarà necessaria la lotta dei lavoratori dell’Ilva, delle aziende di appalto e subappalto e dell’intero territorio.”

Fiom-Cgil/Ufficio Stampa

Roma, 23 aprile 2009