COMUNICATO STAMPA |
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13 febbraio/1. Rinaldini (Fiom): “Siamo in piena emergenza sociale. Per rispondere alla crisi servono democrazia e solidarietà, non intolleranza e autoritarismo”
“Ce l’abbiamo fatta, ce l’avete fatta.” Ha esordito così il segretario generale della Fiom, Gianni Rinaldini, rivolgendosi, dal palco del comizio conclusivo, ai lavoratori metalmeccanici e della funzione pubblica che gremivano piazza San Giovanni in occasione della manifestazione nazionale organizzata a Roma dalla Fiom-Cgil e dalla Fp-Cgil. “La crisi economica – ha affermato Rinaldini – ha determinato nel nostro Paese una vera e propria emergenza sociale. Centinaia di migliaia di lavoratrici e di lavoratori, posti in Cassa integrazione, percepiscono fra i 700 e gli 800 euro al mese. E questo non avviene per un solo mese, ma per più mesi consecutivi. Ci sono quindi centinaia di migliaia di famiglie che non sanno come fronteggiare un simile crollo del proprio reddito.” “Tutto ciò è aggravato – ha proseguito Rinaldini – dal fatto che manca una rete di protezione sociale e dal fatto che il Governo non ha ancora neppure impostato una politica volta a far uscire il Paese dalla crisi. A ciò si aggiunga che, mentre il Governo trova le risorse per garantire le banche e per salvare l’Alitalia, di fronte all’emergenza sociale, ormai dilagante, non trova risorse sufficienti per intervenire. In realtà, le risorse ci sono ma il Governo non le utilizza per fare ciò che dovrebbe fare.” “C’è ormai una cultura dell’odio e dell’intolleranza - ha scandito Rinaldini - particolarmente visibile per ciò che riguarda l’atteggiamento della maggioranza di centrodestra verso i lavoratori stranieri. Lavoratori cui, addirittura, viene negato, in pratica, un diritto umano fondamentale: il diritto alla salute.” “C’è una cultura dell’odio e dell’intolleranza - ha aggiunto Rinaldini - che sta alla base anche del trattamento inflitto ai lavoratori in lotta in casi come quelli verificatisi, nei giorni scorsi, a Pomigliano d’Arco o all’Innse di Milano. E questa è quella stessa cultura che porta il Governo ad agire per stravolgere il Testo Unico sulla sicurezza, e ciò mentre gli incidenti mortali continuano a verificarsi giorno dopo giorno.” “A questa cultura – ha affermato Rinaldini – noi contrapponiamo la cultura e la pratica della solidarietà. Così come contrapponiamo la rivendicazione del valore della democrazia e del valore del conflitto, l’unico strumento che i lavoratori possono utilizzare per difendere i propri diritti.” “In gennaio – ha proseguito Rinaldini – è stato imposto ai lavoratori italiani un accordo separato sul sistema contrattuale. Ribadisco che per noi tale intesa va spiegata nelle assemblee e va poi sottoposta al voto delle lavoratrici e dei lavoratori. E sottolineo che se questi lavoratori lo approvassero, noi lo firmeremmo pur non condividendolo, perché per noi il voto di chi lavora è vincolante. Ma affermo anche che, se tale voto non ci sarà, noi non ci riterremo vincolati a tale accordo.” “E d’altra parte – si è chiesto Rinaldini – se ai sindacati la legittimazione non viene data dai lavoratori, chi gliela può dare: forse le controparti? Quel che è certo è che noi non siamo disponibili ad accettare un’imposizione autoritaria nei confronti dei lavoratori. La scelta di chiedere il referendum sull’accordo separato del 22 gennaio, compiuta dalla Cgil, è quindi una scelta di grande valore, perché la possibilità o meno che i lavoratori esprimano con il voto una decisione vincolante sugli accordi che definiscono le loro condizioni di vita e di lavoro costituisce uno spartiacque anche per ciò che riguarda i rapporti con le altre organizzazioni.” “A quanto si dice – ha poi detto Rinaldini – sembra che il Governo intenda intervenire sul diritto di sciopero. Ho un sospetto: che l’intenzione del Governo sia quella di togliere tale diritto ai lavoratori. Si tratta di un progetto autoritario che traspare anche dalle dichiarazioni del Presidente del Consiglio sulla sua volontà di cambiare la Costituzione. Dichiarazioni già fatte in passato, quando lo stesso presidente del Consiglio aveva detto che intendeva modificarla a partire dall’art. 1, quello in cui si dice che la Repubblica Italiana è fondata sul lavoro.” “Qui è bene essere chiari – ha scandito Rinaldini - la Costituzione è stata scritta nel periodo più glorioso della storia moderna del nostro Paese. Altre sono le pagine di cui ci dobbiamo vergognare: il fascismo e il fatto di essere stati uno dei Paesi corresponsabili di una guerra mondiale in cui si sono avuti oltre 50 milioni di morti. Un popolo che si ridesta e si riappropria del proprio destino per costruire la democrazia: questa è stata la Resistenza, qui stanno le radici della Costituzione.”
“Nessuno si illuda
– ha concluso Rinaldini – di cancellare adesso questo popolo.
Tutti sappiano che, in questo Paese, c’è un’organizzazione di
massa determinata a difendere la democrazia: è la Cgil.”
Fiom-Cgil/Ufficio
Stampa Roma, 13 febbraio 2009 |