COMUNICATO STAMPA

Nota Cgil di commento alla sentenza della Corte europea

Scheda sull'età legale della pensione nei diversi paesi europei

 

Lavoro. Spezia (Fiom): “Le dichiarazioni di Brunetta sull’età pensionabile sono destituite di fondamento. Le donne possono già scegliere di lavorare fino a 65 anni e oltre”

Laura Spezia, segretaria nazionale della Fiom-Cgil, ha rilasciato oggi la seguente dichiarazione.
 

“Le dichiarazioni del ministro Brunetta, riguardo all’aumento dell’età pensionabile delle donne, sono destituite di fondamento. Infatti, chi oggi parla della differenza di età pensionabile come ostacolo a una reale parità di trattamento tra donne e uomini, nel sistema pensionistico italiano, o non sa di cosa parla o, se lo sa, camuffa sotto la parola “parità” la volontà di peggiorare ulteriormente le condizioni di discriminazione sostanziali sofferte dalle donne.”

“Una differente età pensionistica esiste anche in altri paesi europei. In Italia, le donne sono discriminate non certo per il fatto di avere il diritto di andare in pensione di vecchiaia a 60 anni. Da questo punto di vista, le donne hanno già la piena libertà di optare se proseguire o meno l’attività lavorativa fino a 65 anni e oltre, come i loro colleghi uomini.”

“Le donne ricevono prestazioni pensionistiche di fatto inferiori a quelle degli uomini per altre cause. Tali differenze, innanzitutto, sono il risultato del permanere di forti discriminazioni salariali tra i sessi. In tutte le professioni, a parità di inquadramento, le donne guadagnano, in media, il 25% in meno degli uomini. Inoltre, pesa negativamente l’accentuarsi delle discontinuità lavorative in un paese che, quanto a occupazione femminile, nel corso dell’ultimo decennio è diventato il fanalino di coda in Europa.”

“Come metalmeccaniche, siamo radicalmente contrarie all’aumento dell’età pensionabile delle donne. Chiediamo invece interventi che facciano crescere le retribuzioni e le prestazioni pensionistiche delle donne che, oggi, sono la stragrande maggioranza dei pensionati poveri, collocati sotto i 700 euro al mese, e solo il 25% di quelli oltre i 1.500 euro.”

“E’ inaccettabile che, per fronteggiare la crisi e le possibili esposizioni in negativo del Bilancio dello Stato, il Governo pensi di fare cassa sulle spalle delle donne, obbligandole a rimanere al lavoro cinque anni in più.”

“Piuttosto, ci dica il ministro del Tesoro come verranno utilizzati gli oltre 8 miliardi di euro di attivo con cui si chiuderà quest’anno il bilancio dell’Inps. Queste risorse, frutto dei maggiori versamenti di aziende e lavoratori, non vengono oggi utilizzate per migliorare le prestazioni. Di per sé, invece, sarebbero più che sufficienti per sostenere l’aumento delle pensioni più basse, generalizzare gli ammortizzatori sociali ai giovani precari e ai settori che oggi ne sono esclusi, e portare ad un effettivo 80% le indennità di Cassa integrazione e di mobilità, come richiesto nella nostra piattaforma.”


Fiom-Cgil/Ufficio Stampa


 

Roma, 15 dicembre 2008