COMUNICATO STAMPA

 

Fiom. “Dobbiamo avviare una strategia della visibilità”. Aperta a Reggio Emilia la terza Assemblea nazionale dei lavoratori migranti addetti all’industria metalmeccanica

 

“A partire da questa Assemblea vogliamo avviare quella che possiamo definire come una strategia della visibilità.” Lo ha detto Giorgio Cremaschi, segretario nazionale della Fiom-Cgil, nella relazione introduttiva alla terza Assemblea nazionale Fiom-Cgil dei lavoratori migranti addetti all’industria metalmeccanica.

“Diritti, lavoro, democrazia, uguaglianza e rappresentanza”: questi i temi al centro dell’incontro i cui lavori si sono aperti questa mattina a Reggio Emilia, presso la sala Convegni del Centro Fiere di Mancasale alla presenza di 200 lavoratori e delegati stranieri e italiani giunti nella città emiliana da tutte le province in cui è più forte la presenza di immigrati nell’industria metalmeccanica.

“Vogliamo che si sappia - ha affermato Cremaschi - che in Italia ci sono già almeno 150 mila lavoratori migranti attivi nelle imprese metalmeccaniche specie in regioni quali Marche, Toscana, Emilia-Romagna, Veneto, Lombardia e Piemonte. Sono lavoratori regolari che con la loro attività consentono a molte imprese di andare avanti.”

“Insisto: i lavoratori migranti - ha sottolineato Cremaschi - ci sono, lavorano e producono ricchezza per tutti. Non devono quindi nascondersi, non devono camminare rasente ai muri per non farsi notare. Noi pensiamo che la risposta migliore alle campagne allarmistiche volte ad alimentare la xenofobia nell’opinione pubblica sia appunto la visibilità dei lavoratori stranieri di cui, evidentemente, il sistema paese ha bisogno, e cui dà molto meno di quanto riceva.”

“Come Fiom - ha affermato ancora Cremaschi - restiamo contrari alla Bossi-Fini, una legge che invece di regolarizzare il lavoro che c’è ha l’effetto di clandestinizzare il lavoro regolare, aumentando in modo assurdo le difficoltà di organizzazione della propria vita cui i lavoratori immigrati devono andare incontro tutti i giorni nel nostro Paese. Chi viene in Italia a lavorare deve avere gli stessi diritti di tutti gli altri lavoratori.”

“Ma anche noi - ha concluso Cremaschi - dobbiamo fare di più non solo nella nostra attività contrattuale, ma anche da un punto di vista organizzativo. Dobbiamo quindi impegnarci per accrescere il numero dei lavoratori migranti che svolgano funzioni di rappresentanza e di direzione nella nostra organizzazione, come delegati e come membri degli organismi dirigenti territoriali e nazionali.”

 

Fiom-Cgil/Ufficio Stampa

 

Roma, 6 maggio 2008