COMUNICATO STAMPA

 

Fiom. Si è aperta a Brescia la seconda Conferenza nazionale dei lavoratori migranti organizzata dai metalmeccanici Cgil.

 

“Lo stesso ministro del Lavoro ha recentemente ricordato che nel lavoro nero sono oggi occupate, in Italia, più di 4 milioni di persone, pari al 16% del totale dei lavoratori dipendenti.” Lo ha detto Giorgio Cremaschi, segretario nazionale Fiom-Cgil, nel corso della relazione introduttiva con cui si è aperta oggi, a Brescia, la seconda Conferenza nazionale dei lavoratori migranti organizzata dalla Federazione dei metalmeccanici Cgil.

“Ora tutti sanno – ha proseguito Cremaschi – che tra le persone impiegate al nero è rilevante la quota dei lavoratori stranieri. I quali sono totalmente prigionieri di questo meccanismo perché, in base alla legge Bossi-Fini, se denunciassero questa loro condizione verrebbero immediatamente  considerati come clandestini e quindi si candiderebbero, automaticamente, per l’espulsione dal nostro paese.”

“La nostra proposta – ha affermato Cremaschi – è allora questa: se un lavoratore migrante denuncia la sua condizione di occupato al nero deve poter ottenere il permesso di soggiorno. Si tratta insomma di creare per i lavoratori migranti una convenienza a fare questa denuncia. Ciò potrà aiutare tutti noi a fare dei lavoratori migranti i nostri migliori alleati nella lotta contro la piaga del lavoro nero.”

“Deve essere tuttavia chiaro – ha detto ancora Cremaschi – che il lavoro degli stranieri in Italia non va confuso col lavoro nero. Nelle zone e nei settori dove la sindacalizzazione è più forte molti lavoratori migranti svolgono lavoro regolare. Si verifica quindi per loro una situazione paradossale: la fabbrica, dove si vive la vita dura che tutti conosciamo, è l’unico luogo in cui i lavoratori migranti godono di qualche diritto, ovvero dei diritti che sono stati conquistati con la lotta dai lavoratori italiani. Ma quando i migranti escono dalla fabbrica precipitano in una condizione di dura discriminazione. Tutto per loro è più difficile, dal problema di trovare alloggi decenti a costi accettabili, alle difficoltà estreme nei rapporti con la Pubblica amministrazione. Tutte le carenze del nostro stato sociale diventano più gravi per i lavoratori stranieri, in una situazione resa talora più acuta dalla mancanza di relazioni familiari.”

“Si tratta quindi – ha affermato ancora Cremaschi – di ripartire con un’azione volta a conquistare nuovi diritti, in fabbrica e nella società, per tutti i lavoratori occupati in Italia.”

“In particolare – ha concluso Cremaschi – già nel prossimo contratto dovremo agire per conquistare specifici diritti connessi alle condizioni dei lavoratori migranti tra cui: mense con cibi rispettosi delle tradizioni religiose e culturali tipiche di alcuni dei loro paesi di origine; avvertenze multilingue relative alla difesa della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro; traduzioni di accordi e contratti nelle lingue straniere più diffuse tra i lavoratori migranti occupati nel settore metalmeccanico; recupero e utilizzazione delle 150 ore.”

Infine, Cremaschi ha sottolineato che i lavoratori migranti sono ormai il 6-7% degli iscritti alla Fiom, ma che la loro presenza tra i delegati, i funzionari e nei gruppi dirigenti è ancora notevolmente inferiore. Portando avanti l’iniziativa aperta già quattro anni fa con la prima Conferenza Fiom dei lavoratori migranti svoltasi a Treviso nel novembre 2002, la stessa Fiom dovrà quindi dedicare maggiore impegno alla sua attività organizzativa tra gli immigrati attivi nell’industria metalmeccanica anche con una rinnovata attività di formazione sindacale che da un lato, offra agli immigrati conoscenze e strumenti di azione sindacale e, dall’altra, renda l’intera Fiom più capace di integrare nella propria attività gli stessi migranti.  

Ufficio Stampa Fiom-Cgil

Brescia, 14 novembre 2006