COMUNICATO
STAMPA
Fiom. Rinaldini: “Intervento pubblico e contratto nazionale sono le basi da cui partire per realizzare una svolta radicale del nostro sistema industriale”. Concluso il seminario di Napoli Si sono
conclusi in tarda mattinata, a Napoli i lavori del seminario “Il lavoro al
centro. Quali risposte alla crisi strutturale dell’economia italiana?”,
promosso dai metalmeccanici Cgil. Ecco una sintesi dell’intervento conclusivo
svolto da Gianni Rinaldini, segretario generale della Fiom. “Parlare di declino rispetto al nostro sistema industriale, ormai, è poco. In realtà, siamo al dissesto. La presenza dell’Italia in quasi tutti i settori strategici e fondamentali dell’industria è sempre meno significativa, dalle telecomunicazioni all’auto, e ci sono tutti i segni di un’accelerazione della crisi. Nel Sud, poi, siamo alla desertificazione: intere regioni stanno scomparendo dalla geografia dell’Italia industriale. Sorge quindi l’interrogativo di cosa si può fare per provocare una svolta radicale per l’industria in Italia.” “In primo luogo, si tratta di affermare che il quadro delle compatibilità oggi esistente a livello europeo costituisce un vincolo che va ridelineato.” “In secondo luogo, si tratta di rilanciare l’idea stessa di intervento pubblico e di realizzare in pratica tale intervento fino a interventi di gestione di grandi imprese. Se non si passa per questa via non si potrà riaffermare una presenza del nostro Paese nei settori strategici. Bisogna tenere presente che grandi gruppi, come la Fiat, drenano da tempo, a vario titolo, ingenti risorse pubbliche. Ma il fatto è che non ci si può limitare a questo, né, su un altro piano, ad esercitare un mero intervento regolativo nell’ipotesi che poi ci pensa il mercato. Quello che serve - come ci insegnano esperienze fatte, ad esempio proprio nel settore dell’auto, in altri paesi europei - è un coinvolgimento diretto della mano pubblica.” “In terzo luogo, per noi rimane centrale e, se possibile, acquista una maggiore centralità la funzione del Contratto collettivo nazionale di lavoro. Nella globalizzazione liberista, in cui ogni impresa è in competizione con l’altra, le imprese vorrebbero che i lavoratori si sentissero parte della comunità aziendale in cui prestano la propria opera. In questo quadro, tutto ciò che è fondato sulla solidarietà generale e quindi sulla rappresentanza generale dei lavoratori viene considerato come incompatibile. Ecco perché il Contratto nazionale è sottoposto ad un attacco furibondo sia in Italia che in Germania. A ciò si aggiunga che, con il processo di riforma costituzionale finalizzato alla realizzazione della cosiddetta devoluzione, l’attacco all’idea, oltre che alla pratica, del Contratto nazionale verrà anche dal versante istituzionale. Ecco perché, per noi, il Contratto va difeso e rafforzato sia nella parte normativa che in quella retributiva.” “È qui che si colloca la questione della redistribuzione del reddito. Se vogliamo invertire i processi che si sono sviluppati in questi anni, e che hanno determinato da un lato una perdita del potere d’acquisto delle retribuzioni, e dall’altro una crescita della distanza che separa i redditi da lavoro dalla remunerazione del capitale, il Contratto nazionale non può che porsi l’obiettivo di far salire le retribuzioni dei lavoratori. Occorre, insomma, una nuova distribuzione della ricchezza.” Fiom-Cgil/Ufficio stampa Roma, 31 marzo 2004 |