COMUNICATO  STAMPA

Sciopero generale. Rinaldini (Fiom): “La finanziaria non offre nessuna risposta credibile ai problemi del Paese.” Oltre l’80% la partecipazione dei metalmeccanici all’iniziativa di lotta

 

“Questa finanziaria non offre nessuna risposta credibile ai problemi che attanagliano il nostro Paese. Ciò vale, in particolare, sia per la politica industriale che per tutte le problematiche connesse al nostro Mezzogiorno.” Lo ha detto Gianni Rinaldini, segretario generale della Fiom-Cgil, concludendo la manifestazione che si è svolta oggi, con la partecipazione di oltre 15.000 persone, a Caserta, in occasione dello sciopero generale di 4 ore proclamato da Cgil, Cisl e Uil contro la politica economica del Governo. “Una grande giornata di lotta, cui – ha sottolineato Rinaldini – le lavoratrici e i lavoratori metalmeccanici hanno contribuito con una forte partecipazione.”

Quella di Caserta è stata solo una delle decine di manifestazioni che hanno visto sfilare, assieme ai lavoratori di tutti i settori, i militanti di Fim, Fiom e Uilm.

“Motivata, ampia e capillarmente diffusa dal Nord al Sud del nostro paese.” Questa, secondo le parole di Tino Magni, segretario organizzativo della Fiom, è stata la partecipazione dei metalmeccanici allo sciopero odierno, il quinto contro la politica economica del governo Berlusconi.

Sulla base dei dati pervenuti alla sede nazionale della Fiom entro le ore 17.00 di oggi, si può stimare, sempre secondo Magni, che le astensioni dal lavoro abbiano superato in media l’80%.

Numerose, tuttavia, le aziende dove all’iniziativa di lotta ha partecipato il 100% degli addetti.  Tra queste, la Zinco Celere (Val d’Aosta), Alstom, Ansaldo Camozzi e Innse Presse a Milano, la Trw di Brescia, la Fincantieri di Porto Marghera (Venezia) con gli appalti metalmeccanici, la Fonderia Anselmi , la Abb e altre aziende di Padova, la Bonferraro , la Riva Acciai e gli stabilimenti del gruppo Riello a Verona, le Acciaierie Valbruna e la Beltrame a Vicenza, la Pandolfo a Belluno, la Cimoli a Pordenone, la Fox Bompani e gli appalti metalmeccanici della Montedison a Ferrara, la cooperativa Muzzi oltre a Ftm, Site e Cee Electra a Imola, la Sacim , la Soilmec e la Tisselli a Cesena, la Calegnani a Ravenna, la Mitsuba a Pisa, la Sofer di Perugia, la Fincantieri , i cantieri navali del Molo Sud e gli stabilimenti del gruppo Caterpillar in provincia di Ancona, la Torda a  Rieti, la Yale a Latina, la Silia a Caserta, la Whirlpool a Napoli, Faba Sud e Capolo a Salerno, Alcatel, Alstom e Sirti di Bari, gli appalti metalmeccanici dell’Ilva a Taranto, Tecnosistemi e le ditte del comparto ascensoristico (Kone, Schindler e Otis) a Palermo, e, infine, Magneti Marelli e Om a Catania.

Molto più numerose le aziende in cui le adesioni allo sciopero hanno superato il 90%. Tra queste ci limitiamo a ricordare: le acciaierie Cogne in Val d’Aosta; Bertone, Pininfarina, Lear e Magneti Marelli a Torino; Arvin Meritor, Bialetti e Lagostina in provincia di Novara; Cerutti a Vercelli; Ansaldo Industria, Kone e Colgar Officine Meccaniche a Milano; Alfa Acciai, Beretta, Federal Mogul, Berardi, Lonati e Mollificio Sidergarda a Brescia; Donora e Exide a Bergamo; Idroalluminio in Brianza; Motoguzzi e Riello a Lecco; Abb a Legnano; Abb Adda e Ponteggi Dalmine a Lodi; Bondioli & Pavesi, Belleli e Comer a Mantova; Whirlpool a Varese; Alcoa e Acc (ex Zanussi) a Belluno; Carraro a Padova; Zanussi di Susegana, Zoppas, Berco e De Longhi a Treviso; Aprilia in provincia di Venezia; Aermec e Ferroli a Verona; Lowara a Vicenza; Lombardini, Reggiane e Comer a Reggio Emilia; Sig Simonazzi a Parma; Arvin, Caprari, Lugli e Tetra Pack a Modena; Arcotronics, Breda Menarinibus, Ducati Motors, Gd, Lamborghini Auto e Minarelli Motori a Bologna; Berco a Ferrara; Marcegaglia e Zanussi a Forlì; Cisa, Metalsider, Sica e Metallurgici Alfonsine a Ravenna; Casadei e Zincaturificio Romagnolo a Rimini; Gkn a Firenze; Lucchini e Magona a Livorno; Black & Decker e Faber a Perugia; Ast ThyssenKrupp a Terni; Lombardini a Rieti; Alcoa a Latina; Antonio Merloni in provincia di Ancona; Honeywell Garret e Pierburg in Abruzzo; Fonderghisa a Isernia; Merloni Elettrodomestici, Ixfin e indotto auto a Caserta; Avio di Pomigliano a Napoli; Nuovo Pignone e Isotta Fraschini a Bari; Fiat Iveco a Foggia; Fincantieri e indotto a Palermo; numerose imprese della provincia di Cagliari, dove si è scioperato per 8 ore.

Queste, naturalmente, sono solo una parte delle punte più alte di adesione allo sciopero odierno che ha coinvolto, in realtà, migliaia di imprese grandi, medie e piccole dell’industria metalmeccanica nel nostro Paese.

Un particolare significato ha avuto l’iniziativa di lotta alla Ast TyssenKrupp di Terni. Lo ha rilevato, nel comizio conclusivo della manifestazione svoltasi nella città umbra, Giorgio Cremaschi segretario nazionale della Fiom. “Con le ultime notizie che vengono dalla Germania – ha sottolineato il dirigente sindacale – trovano ormai conferma le nostre peggiori previsioni: l’accordo per la salvaguardia delle acciaierie di Terni viene totalmente rimesso in discussione. A questo punto, il rinvio dell’incontro con l’Azienda e i sindacati che è stato effettuato dal Governo costituisce un atto gravissimo che denota insipienza o complicità.”

La ThyssenKrupp – ha proseguito Cremaschi – sta mettendo in discussione impegni presi con il Paese: il Governo dovrebbe essere il primo a farli rispettare. Per questo, ripartirà sicuramente la mobilitazione dei lavoratori. Lo sciopero che si è svolto oggi a Terni, e che ha avuto un eccezionale successo alle acciaierie, ha avuto una ragione in più per motivare la protesta contro il Governo.”

 

Fiom-Cgil/Ufficio stampa

 

Roma, 30 novembre 2004