COMUNICATO STAMPA

 

Retribuzioni. Cremaschi (Fiom): “Ogni metalmeccanico ha perso in media, al termine dell’ultimo decennio, circa 800 euro di potere d’acquisto”. Presentato oggi a Roma l’Osservatorio Fiom

 

“Per dirla in soldoni, al termine del periodo 1993-2003 ogni lavoratore metalmeccanico si ritrova quasi con una mensilità in meno rispetto alle 13 che percepiva effettivamente.” E’ questa la sintesi che Giorgio Cremaschi, segretario nazionale della Fiom-Cgil e responsabile dell’Ufficio sindacale, ha proposto presentando oggi a Roma, in un’apposita conferenza stampa, l’ultima edizione dell’Osservatorio sull’industria metalmeccanica, curato dall’Ufficio economico della stessa Fiom. Cremaschi ha stimato, infatti, in una somma equivalente a circa 800 euro la perdita del potere d’acquisto delle retribuzioni subita dai metalmeccanici nel decennio, con un’accelerazione maggiore negli anni più recenti.

Il fascicolo presenta una pluralità di fonti economiche istituzionali che testimoniano - come ha osservato Gianni Ferrante, responsabile dell’Ufficio economico Fiom - delle “posizioni di coda delle retribuzioni italiane rispetto a quelle dei concorrenti europei”. Un fenomeno, questo, che, come ha sottolineato ancora Ferrante, è tanto più rilevante “se si tiene conto che l’inflazione italiana è stata, in tutti questi anni, superiore a quella delle altre nazioni dell’Unione Europea”.

Cremaschi ha quindi sottolineato altri due dati analizzati dall’Osservatorio Fiom. Il primo, emerso da un’elaborazione basata su una ricerca effettuata per conto dell’Unione delle banche svizzere, mostra appunto che il potere di acquisto dei metalmeccanici italiani è pari, mediamente, solo a quello dei loro colleghi greci e minore rispetto a quello di tutti gli altri lavoratori europei, francesi, spagnoli e portoghesi inclusi.

Il secondo, basato sulla stessa fonte, mostra che un metalmeccanico romano guadagna meno di un suo collega milanese. “In altri termini - ha osservato Cremaschi -  non è vero quello che dice il ministro del Lavoro quando sostiene la necessità di ripristinare le gabbie salariali giustificando tale esigenza con l’idea che a livelli diversi di costo della vita dovrebbero corrispondere livelli diversi nelle retribuzioni.” “Come sa ogni normale sindacalista – ha concluso Cremaschi - là dove il costo della vita è più basso, le retribuzioni di fatto sono già più basse. Non vi è quindi nessuna ragione per abbassare, su base territoriale, anche le retribuzioni contrattuali.”

Dai dati pubblicati dall’Osservatorio, viene comunque ribadita l’assoluta importanza dell’industria metalmeccanica per il nostro paese. In particolare, se la bilancia commerciale italiana è rimasta attiva, pur in misura decrescente, anche nel 2003, lo si deve al contributo decisivo del comparto che produce macchine e apparecchiature meccaniche.

L’Osservatorio sull’industria metalmeccanica, promosso dalla Fiom-Cgil, da luogo a una pubblicazione che, con cadenza trimestrale, aggiorna le conoscenze relative ai principali aspetti economici del settore sia con analisi quantitative e interpretative, basate sulle fonti disponibili in Italia e all’estero, sia con ragionamenti mirati di tipo saggistico. Quella presentata oggi presso la sede nazionale Fiom di corso Trieste è l’undicesima edizione.

Fiom-Cgil/Ufficio stampa

Roma, 5 marzo 2004