Nota stampa
Auto. Accordi separati su cassa integrazione e mobilità alla Pininfarina (Torino) e alla Lear (Potenza). Alla vigilia dell’incontro che si terrà domani a Roma tra la Fiat e i sindacati dei metalmeccanici Fim, Fiom, Uilm e Fismic, due nuovi accordi separati hanno segnato negativamente lo stato già difficile delle relazioni sindacali oggi esistenti nell’industria dell’auto. Si tratta di due accordi che, peraltro, costituiscono un sintomo allarmante di ciò che la crisi della Fiat sta per determinare nel nostro paese in termini di prospettive industriali e occupazionali. Il primo di questi accordi riguarda gli stabilimenti torinesi della Pininfarina, il secondo la Lear di Melfi (Potenza). Alla Pininfarina, era scaduto in settembre un provvedimento di utilizzo della Cassa integrazione che, con accordo separato, é stata prorogata fino al 31 gennaio 2003. La Fiom non ha accettato questa proroga innanzitutto perché non viene previsto il rientro di quei lavoratori (circa 130) che sono in cassa a zero ore dal 1° ottobre 2001 e che non hanno ancora avuto la possibilità di beneficiare del meccanismo della rotazione. A ciò si aggiunga che l’azienda ha annunciato un ulteriore incremento del numero dei lavoratori in Cassa integrazione dagli attuali 550 fino a un massimo di 950, e ciò a fronte di un organico complessivo di 1.750 dipendenti. Infine, viene prorogato fino a luglio 2003 l’utilizzo delle procedure di mobilità che avrebbero dovuto scadere a fine 2002; e ciò nonostante che già 300 lavoratori abbiano lasciato la Pininfarina negli ultimi 12 mesi. La Fiom non ha firmato l’accordo sostenendo che “gli ammortizzatori sociali non devono servire a discriminare, bensì a distribuire equamente i sacrifici”. A Potenza, la Lear - multinazionale attiva nel campo delle sellerie per auto - ha firmato con Fim e Uilm un accordo che prevede la messa in Cassa integrazione di 50 lavoratori per un periodo di 12 mesi a decorrere dal 4 novembre, lo spostamento della produzione dei pannelli delle porte della Punto e della Y10 da Melfi ai suoi stabilimenti del Nord e, infine, la chiusura dello stabilimento ex Pianfei di Melfi. La Fiom giudica questi due accordi come gravi e negativi sia per i loro contenuti specifici che allargano ad altre aziende del ciclo dell’auto le gravi conseguenze occupazionali della crisi in corso alla Fiat, sia per il modo con cui le conseguenze della crisi vengono affrontate scaricandole per intero sui lavoratori, sia, infine, per il contagio degli accordi separati che la stessa Fiat sembra aver trasmesso ad altre aziende del settore. Fiom-Cgil/Ufficio stampa |