Vogliono smantellare il Contratto nazionale
In
questi momenti drammatici nei quali la guerra d’aggressione all’Iraq sta
provocando devastazioni e morti e sta compromettendo lo sviluppo economico
mondiale, non possono passare in secondo piano le questioni del lavoro,
l’attacco ai diritti e soprattutto la vertenza per
il Contratto nazionale. La
Fiom ha convocato le assemblee in tutte le fabbriche, proprio perché tutte le
lavoratrici e tutti i lavoratori siano pienamente informati dello stato
difficile della vertenza per il rinnovo del Contratto. Dopo molti
incontri, mentre si avvicina la fine del periodo della moratoria, la situazione
non si è ancora sbloccata, anzi la Federmeccanica ha confermato le sue
posizioni negative. Sul
salario la Federmeccanica continua a rifiutare di andare oltre 4,3 punti di
aumento. Questo perché gli industriali pretendono la piena applicazione del
taglio dei salari concordato con l’accordo separato del 2001, mentre rifiutano
ogni discussione sull’inflazione futura, attestandosi su un’inflazione
programmata decisa unilateralmente dal governo e priva di qualsiasi credibilità.
Inoltre, gli industriali rifiutano qualsiasi redistribuzione di produttività
nel Contratto nazionale. Così, di fronte alla richiesta della Fiom di 135 euro
per tutti, la controproposta della Federmeccanica arriva nei fatti a 67 euro per
il 5° livello e a poco più di 50 per il 3°. Sulla precarietà la Federmeccanica ha respinto tutta l’impostazione delle richieste della Fiom che riaffermano la centralità del contratto di lavoro a tempo indeterminato. La Federmeccanica rifiuta di ricondurre a esso tutte le forme di lavoro precario, con un limite massimo di 8 mesi per il lavoro a termine. Gli industriali non intendono discutere su possibili miglioramenti di tutte le norme che riguardano il lavoro precario e anzi chiedono di discutere su come applicare le deleghe sul mercato del lavoro che rendono ancora più incerto il rapporto di lavoro. Sull’inquadramento
unico gli industriali rifiutano le richieste della Fiom e, in particolare,
quella del diritto per tutti i lavoratori a realizzare una carriera e
un’evoluzione professionale senza automatismi, ma anche senza abusi e
unilateralità delle aziende. Inoltre, gli industriali rifiutano un ruolo
formalizzato per le Rsu sull’inquadramento. Sugli
orari la Federmeccanica respinge tutte le richieste di riduzione di orario
per i turni disagiati del sabato, della domenica, della notte. Unica
disponibilità degli industriali è quella di trasformare in riposo le ultime 4
ore di permesso monetizzate per i turnisti. La Federmeccanica non è disponibile
a una normativa che privilegi i contratti di solidarietà e le riduzioni di
orario nelle crisi aziendali per evitare i licenziamenti. Sui diritti la Federmeccanica respinge tutte le richieste che, a suo avviso, rappresentino un costo. No quindi al miglioramento del trattamento malattia, a norme che migliorino l’attività degli Rls, a qualsiasi richiesta che comporti costi aziendali. Da queste risposte, emerge una profonda chiusura degli industriali che è motivata non solo dalla tradizionale rigidità che la Federmeccanica mostra in tutti i contratti. Gli industriali si presentano più intransigenti per altre due ragioni. In
primo luogo, perché il governo sta facendo leggi che devastano i diritti del
lavoro e rendono più forti le imprese.
Per questo gli
industriali vogliono ottenere norme di rinvio che portino all’applicazione
delle deleghe sul lavoro. Inoltre, la Federmeccanica chiede di mettere in
discussione le norme sull’orario settimanale a 40 ore a seguito di un altro
progetto di legge del governo. In
secondo luogo, gli industriali si fanno forti della divisione sindacale. La Fim
e la Uilm hanno presentato richieste salariali molto più basse della Fiom e
anche di quanto concordato per il pubblico impiego. Inoltre, unificando le loro
piattaforme la Fim e la Uilm hanno notevolmente ridimensionato le loro richieste
normative. La Federmeccanica ha mostrato così notevole disponibilità a
trattare con Fim e Uilm, contrapponendole alla Fiom. Ancor più grave è il
fatto che la Federmeccanica, la Fim e la Uilm siano interessate, in applicazione
del Patto per l’Italia, a realizzare Enti bilaterali che godano di
finanziamenti delle imprese e che amministrino la formazione e il suo rapporto
con il mercato del lavoro. La
Fim e la Uilm hanno poi avanzato, alla Federmeccanica, la richiesta di proporre
alle confederazioni la modifica delle regole della contrattazione. Tutto questo
avviene mentre esponenti del governo auspicano che si faccia un accordo che
segni la fine del Contratto nazionale. Le
rigidità della Federmeccanica, l’attacco del governo e della Confindustria ai
diritti e al Contratto nazionale, le disponibilità della Fim e della Uilm a
trattare su condizioni molto basse rischiano davvero di mettere in discussione
il valore e la funzione del contratto nazionale. E’ bene ricordare che la
piattaforma presentata dalla Fiom è stata votata da 454 mila metalmeccanici,
mentre la Fim e la Uilm rappresentano solo una minoranza della categoria. Un
accordo al ribasso, privo della legittimazione democratica del voto, non solo
sarebbe ingiusto, ma rappresenterebbe anche il modo per delegittimare il
Contratto nazionale in quanto tale. La Confindustria e il governo, infatti,
vogliono applicare la devolution anche ai contratti, per reintrodurre le
gabbie salariali. Questo mentre si colpisce l’articolo 18, si tagliano le
pensioni, si sequestra il Tfr, si vara una riforma fiscale a favore dei ricchi. La Fiom
chiede a tutti i lavoratori metalmeccanici di continuare a sostenere la
piattaforma presentata dalla Fiom e di esprimere un netto rifiuto della logica
degli accordi separati, che già tanto danno hanno fatto in questi ultimi anni.
La Fiom è disponibile a concordare percorsi unitari, a condizione che ogni
ipotesi di accordo sia sottoposto al giudizio vincolante del voto dei
lavoratori. La Fiom è indisponibile invece a subire sopraffazioni. Le lavoratrici e i lavoratori metalmeccanici hanno il sacrosanto diritto a votare e a ottenere un buon contratto. Per questo la vertenza contrattuale dovrà continuare fino a quando questo obiettivo non sarà stato raggiunto. Difendiamo
la piattaforma votata dalle lavoratrici e dai lavoratori metalmeccanici,
difendiamo assieme il Contratto nazionale Fiom-Cgil Roma, 31 marzo 2003 |