Contributo per il gruppo di lavoro su “politiche generali e contrattazione”

in preparazione dei seminari per la conferenza nazionale Cgil sull’immigrazione

Politiche generali

È necessario specificare come premessa generale che qualsiasi tipo di intervento sull’immigrazione, sconta la difficoltà di fondo data dalla condizione di estrema precarietà determinata dalla legge Bossi-Fini e dalla discrezionalità con la quale viene applicata dalle autorità nei singoli territori. Questo particolare aspetto deve essere oggetto di approfondimento e di un intervento forte da parte di tutti e tutte noi, ove possibile coinvolgendo sia le istituzioni che le associazioni impegnate sulle tematiche dell’immigrazione. Dare alla persone la possibilità di stabilizzarsi, di avere delle certezze e quindi la possibilità di consolidare la propria situazione e favorire il ricongiungimento familiare, è il presupposto indispensabile per qualsiasi ragionamento sulle politiche dell’immigrazione e richiede un impegno deciso ed una mobilitazione generale, in primo luogo sulla questione dei permessi di soggiorno e contestualmente sulla questione del ricongiungimento familiare e le questioni che via via ne discendono. A questo si debbono necessariamente collegare vertenze locali sulla questione della casa.

Perché questo non resti un fatto isolato e “di competenza dei diretti interessati”, è fondamentale avviare contestualmente un percorso che conduca alla realizzazione di un’iniziativa generale di lotta che evidenzi in modo chiaro ed univoco che la legge Bossi-Fini e la legge 30 (così come la direttiva Bolkestein e quella sull’orario di lavoro) sono strumenti strettamente collegati e finalizzati ad una ulteriore e più drastica precarizzazione del mercato del lavoro, nell’ambito della quale lavoratrici e lavoratori migranti sono solo il primo obiettivo di un disegno complessivo di attacco ai diritti di tutte e tutti. In questo contesto, è utile ricordare che lo sciopero generale unitario dei metalmeccanici del 15 aprile, è il primo sciopero di categorie appartenenti al sindacalismo confederale, nel quale viene fatto esplicito riferimento alla legge Bossi-Fini, seppure limitatamente alla questione delle discriminazioni nell’erogazione dell’indennità di mobilità. Si tratta di un aspetto da evidenziare e da valorizzare anche nei rapporti con Cisl e Uil a livello confederale. In prospettiva, così come affermato anche nel documento conclusivo dell’assemblea delle delegate e dei delegati della Fiom, la mobilitazione dovrebbe affrontare tutte le leggi liberiste di questo governo, includendo anche la legge Moratti, dato che è di particolare importanza affrontare anche il tema della scuola in un’ottica che tenga conto delle esigenze e delle problematiche del lavoro migrante.

La prevista conferenza sull’immigrazione e quanto verrà esaminato ed elaborato in vista del dibattito congressuale e nel congresso stesso, deve essere un momento di chiarezza e di coordinamento, perché le proposte diventino patrimonio comune della confederazione e delle categorie che indirizzi con chiarezza ed in modo univoco la linea politica della Cgil sui temi del lavoro migrante a tutti i livelli. Il sito confederale in via di costruzione è uno strumento utile a favorire un percorso di interscambio e collaborazione, necessario per la realizzazione di questo obiettivo, ma complessivamente va perseguito un modello di circolazione delle informazioni che renda l’elaborazione sulle tematiche del lavoro migrante appunto un patrimonio dell’intera organizzazione. È importante anche che questa elaborazione dia luogo ad una continuità, sia nell’elaborazione, che negli interventi concreti.

La discussione e la riorganizzazione avviate dalla Cgil, nel perseguire un maggiore e più efficace intreccio tra le attività confederali e di categoria, vanno nella direzione giusta. L’immigrazione è oggi uno dei più importanti terreni di intervento per consolidare e sviluppare l’azione sindacale, specialmente in un momento di così pesante attacco da parte del governo e delle associazioni datoriali. L’obiettivo da perseguire è quello di superare ogni tipo di “compartimentazione” che potrebbe determinare un meccanismo che relega il tema dell’immigrazione ad una questione da affrontare nell’ambito dei servizi: così come delegate/i e dirigenti sindacali migranti debbono e possono essere delegate/i e dirigenti di tutte e tutti, anche il sindacato deve essere di tutte e di tutti in ogni aspetto del suo intervento politico e sociale. Mentre alcune questioni indubbiamente richiedono interventi specifici che possono essere realizzati con maggiore efficacia a livello confederale, tutte le categorie dovrebbero attrezzarsi per poter intervenire in modo efficace, istituendo in modo specifico incarichi/responsabilità/figure, per evitare che scatti automaticamente un meccanismo di delega verso delegati/e, funzionari/e migranti o verso le strutture di servizio, ed anzi, migliorando e rendendo più utile ed efficace il coordinamento e la collaborazione con queste strutture. A questo scopo è necessario anche riavviare nella confederazione e nelle categorie, una vera politica dei quadri anche sulle tematiche del lavoro migrante, sia a livello complessivo che con interventi mirati al coinvolgimento dei e soprattutto delle migranti.

Uno spunto interessante delle attività degli ultimi mesi, è stato quello dato dall’incontro promosso dall’ufficio immigrazione e dall’ufficio internazionale a seguito degli incontri e delle iniziative avviate in Marocco in collaborazione con l’Inca. Il coinvolgimento delle compagne e dei compagni migranti nell’organizzazione nella costruzione di rapporti con i sindacati dei loro paesi di origine è un’idea da sviluppare ed estendere, per costruire relazioni che sappiano andare oltre una semplice “diplomazia sindacale” e verso la costruzione di dialogo e di “intervento sindacale globale” basato sulla solidarietà tra lavoratrici e lavoratori di tutte le aree del mondo, all’altezza delle sfide poste dal quadro internazionale e soprattutto dalla politica delle delocalizzazioni. Più complessivamente, questo tipo di lavoro, unitamente ad una politica sostenuta dagli adeguati interventi formativi finalizzata all’inserimento di migranti nel quadro dirigente delle categorie e della confederazione, che sappia recuperare esperienze e punti di vista diversi, è utile a superare una visione troppo ristretta all’ambito nazionale e quindi non adeguata ai processi in atto. In via più generale è pensabile anche ricercare collegamenti e collaborazione con realtà, sia del sindacato che dell’associazionismo, che svolgono già simili attività con collegamenti sopranazionali a livello europeo ed internazionale.

La Fiom sta costituendo dei coordinamenti a livello territoriale, regionale e nazionale, al fine di approfondire e sviluppare l’intervento politico e sindacale in materia di immigrazione. Questi coordinamenti non comprendono esclusivamente lavoratrici e lavoratori migranti, ma anche delegate/i e funzionari/e italiane/i, proprio al fine di coinvolgere tutta la categoria nella discussione e nell’elaborazione dei coordinamenti.

Sui temi di maggiore rilevanza per la categoria, si sta intervenendo anche affinché le informazioni siano disponibili in diverse lingue per poter essere meglio e più agevolmente diffuse ed utilizzate nei posti di lavoro e il lavoro svolto in questo senso in occasione del voto sulla piattaforma per il rinnovo del CCNL, si è dimostrato utile a favorire la partecipazione delle lavoratrici e dei lavoratori migranti, costituendo allo stesso tempo un passaggio tutto interno al percorso di lotta che l’intera categoria ha portato avanti per la democrazia nei luoghi di lavoro.

Alcuni territori stanno predisponendo iniziative di formazione che facilitino la partecipazione di lavoratrici e lavoratori migranti all’attività sindacale nei luoghi di lavoro e nell’organizzazione. Questo tipo di intervento è particolarmente importante e da sviluppare ulteriormente, anche attraverso corsi che aiutino a comprendere meglio e ad usare quel tipo di linguaggio usato correntemente nel sindacato, ma che non sempre è possibile apprendere studiando l’italiano ... Sono inoltre già previsti alcuni interventi sulla formazione degli organismi dirigenti in materia di immigrazione, sia da un punto di vista generale, che in modo mirato alla contrattazione aziendale.

Infine, per quanto riguarda lo strumento delle quote istituito nell’ultimo congresso, va sottolineato che si tratta di uno strumento utile, ma da utilizzare in modo non “meccanico”, con un adeguato sostegno dal punto di vista della formazione. Anche in questo senso, il lavoro dei coordinamenti può essere un valido strumento per fare in modo che le quote vengano “riempite” nel modo più utile sia per le persone coinvolte, che per l’organizzazione.

Oltre che alle iniziative sostenute e promosse da parte della confederazione, la Fiom ha partecipato a percorsi ed iniziative nell’ambito del movimento dei social forum e dell’auto-organizzazione, nelle quali la confederazione purtroppo non sempre è stata presente. Su questo terreno, pur nella difficoltà data dalle molte divisioni presenti anche nell’ambito del movimento sul tema dell’immigrazione, sarebbe che la confederazione, ritorni a svolgere un ruolo centrale nelle mobilitazioni, anche attraverso la costruzione di alleanze larghe sul tema dell’immigrazione. Si tratta di avviare un percorso non semplice, ma certamente realizzabile, anche in vista del fatto che spesso il dissenso che ha portato ad una diversificazione delle iniziative (che non è di per sé un fatto negativo), non è dovuto al merito vero e proprio dei problemi, ma a difficoltà date dai rapporti con Cisl e Uil e/o da alcune parole d’ordine.

Queste difficoltà potranno essere senz’altro superate da un dibattito che definisca con chiarezza alcuni temi centrali, per altro già ben presenti nel dibattito interno delle categorie e dell’organizzazione, ma non esplicitati con altrettanta determinazione in contesti più ampi: chiusura dei Cpt; libertà di movimento; superamento della logica “regolarità-irregolarità”; rifiuto delle espulsioni; abrogazione della Bossi-Fini e superamento della cultura ispiratrice della Turco-Napolitano che non può essere riproposta negli stessi termini, ma di cui è necessario sia analizzare i limiti, che predisporre un complessivo adeguamento.

In questo senso, la campagna sul diritto di voto e per cittadinanza di residenza e jus soli va nella direzione giusta, ma va sostenuta ed integrata con altre campagne sui diritti dei e delle migranti e con una presa di posizione sulla questione del trattato costituzionale europeo. Importante anche la campagna per la ratifica della Convenzione Onu sui Diritti dei Migranti, che però andrebbe anch’essa integrata ed affiancata da un’analisi approfondita che evidenzi alcuni limiti presenti nella convenzione stessa, così come va valorizzata la presa di posizione unitaria inviata alla CES sul libro verde UE (nota Fiom: allegato 5), coinvolgendo tutte le strutture nel percorso di consultazione e predisponendo una delegazione ampia ed eventualmente un momento di mobilitazione a Bruxelles in coincidenza con le scadenze legate al percorso del libro verde.

Contrattazione

I luoghi di lavoro e la scuola sono i più importanti momenti di incontro e scambio tra “autoctoni” e migranti. La contrattazione, non solo come strumento per la conquista di nuovi diritti, ma anche per creare quel meccanismo dialogo e scambio tra le diverse culture, è fondamentale per costruire quei percorsi di integrazione reali, che sono indispensabile presupposto per la costruzione di una società veramente multietnica e multiculturale.

Va sottolineato, che nonostante gli sforzi fatti nel corso degli anni ed il contributo di elaborazione fornito dai compagni e dalle compagne migranti all’organizzazione (p.es. con la “Piattaforma di Parma”), sono pochissimi i CCNL che comprendono norme specifiche e, salvo nei luoghi di lavoro con una presenza rilevante ed attiva di lavoratrici e lavoratori migranti o con delegati/e sensibili a questi problemi, anche nei contratti aziendali la situazione è ancora lontana dall’essere soddisfacente.

Contrattazione svolta

In base a quanto emerge dalla prima raccolta di materiale sulla contrattazione aziendale (allegati 1-3), molti contratti aziendali cotengono clausole che consentono il cumulo o il prolungamento delle ferie. Inoltre diversi accordi prevedono norme relative al fatto che nelle mense venga predisposto cibo adeguato alle tradizioni culturali e/o religiose e norme che consentono l’interruzione dell’attività lavorativa per preghiere in corrispondenza di festività importanti. Si tratta di questioni estremamente importanti, che debbono entrare in tutti i contratti, sia aziendali che nazionali, ma che affrontano solo una piccola parte dei problemi.

Temi fino ad ora poco affrontati nei contratti aziendali e nazionali

Un tema al quale prestare particolare attenzione, anche in vista del fatto che la percentuale di infortuni è visibilmente più elevata tra lavoratrici e lavoratori migranti rispetto a lavoratrici e lavoratori italiani, è quella della sicurezza. È necessario quindi intervenire in primo luogo su informazione e formazione, in modo che gli RLS abbiano la possibilità di produrre e far circolare materiale tradotto nelle lingue necessarie affinché le informazioni siano comprese. Altrettanto importante risulta però una formazione specifica rivolta agli stessi RLS per quanto riguarda le tradizioni culturali e religiose, dato che spesso è possibile risolvere con interventi semplici e poco costosi, alcuni piccoli problemi che facilitano la convivenza nei luoghi di lavoro (es. modifiche e adeguamenti dei servizi sanitari).

Un tema molto importante, ma difficile da affrontare come categoria in sede di contrattazione aziendale, è quello della casa. Non ritenendo opportuno intervenire in modo diretto nei confronti dei datori di lavoro su questo argomento, dato che ne risulterebbe un ulteriore possibile elemento di ricatto (per altro già previsto nella Bossi-Fini), può essere utile intervenire sul TFR, rendendolo accessibile con un’anzianità lavorativa inferiore a quella prevista dai CCNL e possibilmente più volte nel corso della vita lavorativa (vedi accordo Prefer Srl nell’allegato).

Un altro elemento su cui intervenire in modo particolare è quello dei permessi individuali, soprattutto per quanto riguarda quelli necessari per il rinnovo dei permessi di soggiorno quelli per l’osservanza di festività religiose e laiche delle tradizioni religiose o dei singoli paesi di provenienza delle lavoratrici e dei lavoratori migranti. In via generale, la questione delle festività richiede un intervento affinché vengano riconosciute a livello centrale, dando ad esempio la possibilità di assentarsi con appositi permessi, prevedendo ove necessario la possibilità di recuperare il periodo di assenza in modo concordato (vedi p.es. quanto previsto per le festività ebraiche, le cui date vengono annualmente comunicate al Ministero degli Interni per rendere possibile il meccanismo di assenza e recupero), anche per evitare che questo diventi un possibile elemento di strumentalizzazione da parte delle aziende, creando attriti con i colleghi di lavoro. In prospettiva è opportuno riragionare in modo complessivo le norme relative alle ferie ed agli orari di lavoro, in modo tale che, a partire dalle necessarie risposte alle problematiche del lavoro migrante, sia possibile conquistare nuovi diritti per tutte e per tutti.

Tema particolarmente sentito è quello dei congedi parentali (o del diritto agli affetti), dedicando particolare attenzione alla fruizione di tali permessi anche da parte dei padri, che per una serie di motivi spesso si fanno carico di molti degli impegni necessari alla cura della famiglia ed all’educazione dei figli.

Sono importanti anche interventi sulla formazione professionale (anche utilizzando gli strumenti legislativi esistenti per quanto riguarda in particolare le lavoratrici), affinché le informazioni sulla formazione a carico delle aziende sia resa fruibile a tutte e a tutti i dipendenti, così come le RSU debbono essere messe in condizioni di verificare che lavoratrici e lavoratori migranti non vengano esclusi o discriminati nella partecipazione ad iniziative di formazione. Ciò anche al fine di intervenire in modo efficace sull’inquadramento professionale delle lavoratrici e dei lavoratori migranti. Inoltre, nel contesto di iniziative di formazione professionali a livello aziendale, si potrebbero realizzare anche le condizioni per la valorizzazione di titoli di studio e/o di esperienze di lavoro conseguiti all’estero, che potrebbero non essere stati riconosciuti a causa dell’assenza di accordi bilaterali con alcuni dei paesi di provenienza delle lavoratrici e dei lavoratori migranti.

Soprattutto in vista delle nuove disposizioni in materia di contratto di soggiorno, è necessario anche che le RSU siano messe in condizione di vigilare sull’efficienza e tempestività dello svolgimento delle pratiche amministrative (soprattutto per quanto riguarda la documentazione relativa al contratto di soggiorno) in carico agli uffici personale. In questo senso è importante intervenire anche con norme che diano diritto alla conservazione del posto di lavoro nel caso in cui si verifichino problemi o ritardi nel rinnovo dei permessi di soggiorno.

Infine, per quanto riguarda circolari e informative aziendali, è necessario intervenire perché le aziende predispongano traduzioni nelle lingue meglio comprese dalle lavoratrici e dai lavoratori migranti presenti nel posto di lavoro.

In via generale è utile anche la definizione di protocolli tipo sulle pari opportunità e contro le discriminazioni, prendendo spunto sia da quanto già presente nei contratti, che dal modello allegato, che si basa su uno schema generale proposto dalla IG Metall (allegato 4).

Ufficio Migranti Fiom

Roma, 11 aprile 2005