Ufficio Migranti

Manifestazione per i diritti dei migranti

Rassegna stampa del 22 ottobre 2005

 

"Liberazione"

La Croce Verde si sfila dalla gestione dei Cpt

E' la prima obiezione di coscienza

«I cpt sono di fatto strutture detentive non rispettose dei basilari diritti civili e umani delle persone migranti». Una frase importante scritta su una lettera che la Croce Verde di Gradisca di Isonzo ha consegnato ieri ai movimenti antirazzisti e dei migranti, alla società civile friulana e italiana e agli organi di stampa. Una lettera con cui l'istituzione dichiara di non voler partecipare in alcun modo alla gara d'appalto indetta dalla prefettura di Gorizia per la gestione del nuovo centro di permanenza temporanea. La Croce Verde si è ritirata dopo che ieri una cinquantina di "senza volto" è pacificamente entrata nella sede dell'istituzione per chiedere un passo formale in tal senso. Il presidente Flavio Bello ha anche pubblicamente invitato le altre associazioni del terzo settore e del volontariato a praticare obiezione di coscienza verso la gestione di qualsiasi cpt. Questo giunge a ventiquattro ore dall'inizio della manifestazione di oggi a Gradisca che avviene in contemporanea a quella di Bari convocate per impedire l'apertura dei nuovi centri. Alle manifestazioni ha aderito e partecipa anche il Prc, a Gradisca saranno presenti fra gli altri l'europarlamentare Giusto Catania e la deputata Graziella Mascia mentre a Bari ci saranno Giovanni Russo Spena e Maria Celeste Nardini. Alle manifestazioni hanno dato già garanzia di presenza numerose realtà antirazziste dell'intera penisola, sulla base di un appello comunemente condiviso. Due appuntamenti pacifici in vista della grande manifestazione che si terrà a Roma il 3 dicembre prossimo.

Stefano Galieni


"il manifesto"

Oggi in piazza
Manifestazioni a Gradisca e davanti al centro di Bari Palese, dove ieri sono stati occupati gli uffici della Croce rossa

La Croce verde rinuncia al cpt
L'associazione umanitaria si ritira dall'appalto del centro di Gradisca dopo l'occupazione dei «senza volto». E invita tutte le organizzazioni del terzo settore a fare «obiezione di coscienza» perché «non si rispettano i diritti umani»
CINZIA GUBBINI
MATTEO MODER


«Cio ho ripensato, ci ho ripensato veramente. E non solo perché sono venuti i ragazzi che mi hanno fatto leggere il reportage di Fabrizio Gatti dell'Espresso, che ancora non avevo visto. Ma anche perché ci eravamo avvicinati a questo bando con qualche perplessità...». Dice così Flavijo Bello, presidente pro tempore della Croce Verde di Gradisca d'Isonzo, in Friuli, che in cordata con la cooperativa Aurora aveva partecipato alla gara d'appalto per la gestione del centro di permanenza di Gradisca. Ieri Bello ha fatto non solo un passo indietro, ma firmando un documento su carta intestata dell'associazione di volontariato invita all'«obiezione di coscienza» anche «le altre organizzazioni del terzo settore e del volontariato». Un risultato importante, l'ennesimo granellino di sabbia ad inceppare la macchina impegnata da anni nell'apertura di un centro di permanenza al confine con la Slovenia nonostante l'opposizione compatta di enti locali, cittadini e movimenti. E non è il primo caso. Già il 2 aprile scorso con un'iniziativa simile, infatti, gli Invisibili del nord-est erano riusciti a far desistere dal partecipare al bando La Misericordia di Comons, un paese vicino a Gradisca. Il dietrofront di Bello e della sua associazione - che l'altro ieri avevano formalizzato la partecipazione al bando, a cui concorre anche l'Associazione nazionale carabinieri - è stato scatenato dall'occupazione pacifica di una cinquantina di «senza volto», con tanto di passamontagna arcobaleno, che ieri mattina sono entrati nella sede della Croce verde.

E' stato un piccolo antipasto della manifestazione nazionale che si svolgerà oggi per chiedere la chiusura di tutti i cpt e che si articolerà in due appuntamenti simbolici: uno al nord - a Gradisca appunto - e l'altra a sud, a Bari, nella regione guidata da Nichi Vendola, dove da poco è stato ultimato un nuovo cpt, tra i più grandi d'Italia. A Gradisca l'appuntamento è alle 14,30 a piazza Unità d'Italia. A Bari alle 13, alla roulottopoli dell'aeroporto Bari Palese.

Anche nel capoluogo pugliese ieri mattina una parte dei gruppi che hanno lanciato la manifestazione - quella più vicina ai «senza volto» - ha occupato la sede della Croce Rossa di piazza Mercantile, accompagnata da un San Nicola in passamontagna arcobaleno, per la stessa identica ragione dei «gradiscani»: la Cri si appresta infatti a partecipare al bando per gestire il nuovo centro. Mentre fuori dalla sede pendeva lo striscione «no alla gestione dei lager», all'interno si è svolta un'assemblea con i dipendenti del soccorso militare, per convincerli a cambiare idea, per spiegare loro che non c'è niente di umanitario nel gestire i cpt. Ma si sono sentiti rispondere che la Croce rossa prende ordini dallo Stato e quindi non può disobbedire. «Tuttavia ci hanno assicurato che apriranno una discussione politica interna - spiega Anna Simone della Rete no cpt - L'iniziativa di oggi aveva l'obiettivo di porre una serie di questioni e di problemi su cui la Cri non aveva mai discusso pubblicamente».

Tutt'altra risposta quella incassata dagli attivisti del nord-est: «Abbiamo occupato questa sede perché l'associazione ha deciso di partecipare all'appalto - ha spiegato Luca Casarini - cosa che non hanno fatte altre organizzazioni sulla spinta delle lotte dei movimenti contro questi lager». Anche se, spiega Andrea Olivieri dello Sportello degli Invisibili, «notiamo che sono molte le associazioni e i gruppi di volontariato della zona che si interessano al bando di gestione del centro, perché i fondi del terzo settore sono ridotti al lumicino e soltanto nella gestione dei cpt si vede girare qualche euro. Una cosa gravissima». Flavijo Bello della Croce Verde, dopo aver firmato il documento in cui definisce i centri «strutture detentive non rispettose dei basilari diritti civili e umani delle persone migranti», conferma e racconta: «Da due anni i soldi non ci sono praticamente più, hanno tagliato molti progetti, quello era un bando che ti permetteva certo di guadagnare ma almeno di pensare a lungo termine - spiega - per questo abbiamo pensato di partecipare. Ma è andata meglio così, che lo faccia qualcun altro». Un piccolo rimorso Bello ce l'ha: «Un po' ci speravo che rimanesse tutto top secret, che non venisse fuori il nostro nome», spiega. Ma assicura di essere convinto sul serio dell'opportunità di tirarsi fuori dalla storia della gestione dei cpt: «Se firmo una cosa è perché ci ho riflettuto. E non torno indietro».

 

IL TESTO INTEGRALE
« La Croce verde non accetterà in alcun modo l'incarico per la gestione dei servizi interni al centro di permanenza temporanea di Gradisca d'Isonzo. Tale decisione viene motivata dalla consapevolezza che i cpt sono di fatto strutture detentive non rispettose dei basilari diritti civili e umani delle persone migranti. La decisione di oggi va considerata anche come annullamento della partecipazione della Croce verde gradiscana alla gara d'appalto del 20 ottobre `05 indetta dalla Prefettura di Gorizia per il conferimento del suddetto appalto. Invitiamo le altre organizzazioni del terzo settore e del volontariato ad estendere l'obiezione di coscienza verso la gestione di qualsiasi cpt».

 

Lampedusa, così fu svuotato il centro
Ecco il video che inchioda Pisanu: manette, saluti militari e il leghista Borghezio
CI. GU.
ROMA


Così è la vita, a Lampedusa. Una troupe televisiva si trasferisce quindici giorni nell'isola per documentare l'odissea degli immigrati dopo aver letto un'intervista di Giorgio Napolitano che difende i centri di permanenza temporanea (li ha inventati lui). E incappa in una manovra politica che restituisce un pezzo d'Italia nascosto laggiù, a pochi chilometri dall'Africa. E' andata così per il video firmato da Mauro Parissone e Roberto Burchielli, «Ultimi giorni a Lampedusa» che andrà in onda stasera su La 7 nella trasmissione «Così è la vita». Parissone e Burchielli hanno assistito alle grandi manovre realizzate pochi giorni prima l'ispezione del parlamento europeo nel cpt lampedusano avvenuta il 15 settembre scorso. Trovarono solo 11 persone. Ora si capisce perché. La telecamera dei due reporter registra l'avvio delle operazioni di pulizia del centro in vista della visita. Si vedono gli operatori de La Misericordia intenti a ramazzare a terra e l'inizio di una serie di trasferimenti di massa. Immigrati imbarcati su un traghetto, altri messi in fila sulla pista dell'aeroporto con le fascette di plastica ai polsi per essere caricati su un aereo. Qualcuno di loro saluta i compagni. Un altro invece piange. «Nel campo rimangono solo undici persone - racconta Mauro Parissone - undici uomini che sono stati scelti accuratamente. Il rapporto tra questi "fortunati" e chi lavora nel campo è molto stretto. Ci viene addirittura da pensare: ma non è che sono collaboratori o informatori lasciati li' apposta?».

Le immagini del centro di permanenza sono state catturate dalla finestra di un appartamento che i videoperatori hanno preso in affitto, una volta capito che «il vero nocciolo della questione è il cpt». Si può così osservare una bella scenetta: gli «ospiti» del centro invitati a fare il saluto militare, e qualcuno addirittura il saluto nazista, anche se sono in pochi a stendere il braccio. La telecamera segue l'arrivo della delegazione europea e la delusione causata dall'assenza di immigrati. Con loro c'è anche l'eurodeputato leghista Mario Borghezio che non fa una bella figura: si guarda bene dal comunicare ai suoi colleghi dei trasferimenti avvenuti. Eppure lo sa. Il video riporta fedelmente le sue parole, pronunciate solo il giorno prima - visto che aveva deciso di precedere la delegazione: «Una cinquantina sono già partiti, per la Libia ». In un'altra sequenza Borghezio racconta a un passante dell'arrivo della Commissione per la «questione dei clandestini» - «ce li abbiamo sempre tra i coglioni», dichiara, e non si capisce se si riferisce agli europarlamentari o agli immigrati ma non è comunque un bel vedere.

Il video nasconde anche una sorta di cortocircuito del buon giornalismo. Un giorno gli operatori appostati alla finestra notano un immigrato che li fissa, ha una tuta bianca e la «faccia da paraculo». Temono di essere stati scoperti, pensano si tratti di uno di quegli immigrati in confidenza con polizia e carabinieri. In realtà era Fabrizio Gatti, il giornalista dell'Espresso che si è fatto passare per un immigrato per entrare nel centro. Gatti fissa la casa perché da quelle parti ha dato appuntamento al suo fotografo. Il giornalista e la troupe, infatti, erano all'oscuro l'uno degli altri. Ora i due lavori, messi insieme, dicono più di quanto si sia mai detto su Lampedusa. Per chi vuole vedere.