Ufficio Migranti

Saremo di nuovo in piazza il 22 ottobre a Gradisca d’Isonzo e Bari, a novembre in tutti i territori, a Roma il prossimo 3 dicembre, per affermare i diritti delle migranti e dei migranti

 

A un anno dalla manifestazione nazionale del 4 dicembre 2004, dopo gli incontri di Bari dello scorso luglio e il campeggio di Licata di questa estate oggi la necessità di una nuova mobilitazione generale è ancora più impellente. La vita di molte migliaia di donne e uomini è quotidianamente negata da una legislazione razzista, dalle politiche proibizioniste e repressive, dalle logiche emergenziali.

Il decreto di attuazione della legge Bossi-Fini, che subordina il rinnovo dei permessi alla stipula del contratto di soggiorno con i datori di lavoro ha reso ancora più evidente quello che era chiaro già da tempo: che uomini e donne migranti sono considerati solo forza lavoro, da usare, costringere nei centri di permanenza temporanea o espellere a seconda delle esigenze del mercato. Il decreto di attuazione ha reso la vita dei migranti in questo paese ancora più difficile. L’intreccio con la legge 30 sul mercato del lavoro non fa altro che aumentare la precarietà, e impone di ripetere le pratiche per il rinnovo sempre più spesso, aggravando le file e i tempi di attesa, mentre il vincolo della certificazione delle condizioni abitative dà ai datori di lavoro un ulteriore strumento di ricatto e di potere sulla vita di uomini e donne migranti.

La legge Pisanu non ha fatto che aggravare questa condizione. La criminalizzazione dei migranti e l’equazione tra migrante e terrorista corrispondono alla logica di identificazione di un capro espiatorio per le conseguenze della guerra in atto, e alle pratiche di controllo e repressione che arbitrariamente colpiscono anche quei migranti che in questi anni si sono battuti per migliorare le loro condizioni di lavoro e di vita in questo paese.

Mentre la Sicilia ha continuato a essere teatro di detenzioni ed espulsioni di massa, l’enclaves spagnole di Ceuta e Melilla in Marocco mostrano il massimo livello di violenza armata cui i migranti sono esposti, i continui sbarchi e tentativi di attraversamento delle frontiere sono il chiaro segno che né il mare né la militarizzazione dei controlli sono in grado di fermare quella libertà di movimento che i migranti continuano ogni giorno a praticare.  Allo stesso tempo centinaia di militanti e attivisti subiscono con sempre maggiore accanimento le conseguenze penali della loro legittima lotta per cancellare dai nostri territori i CPT e i Centri di Identificazione, per chiederne la chiusura dentro e fuori l’Europa e per opporsi praticamente alla clandestinità cui sono condannati i migranti dentro e fuori i centri i detenzione. La lotta per l’amnistia per i reati sociali è parte integrante del percorso che abbiamo intrapreso. Le mobilitazioni dei migranti contro la legge Bossi Fini, per i propri diritti, le iniziative delle realtà sociali e sindacali che hanno costruito vertenze contro la precarietà. Le esperienze istituzionali partecipative hanno contribuito in maniera decisiva ad affermare la necessità di un cambiamento radicale delle scelte politiche e legislative.

La valenza politica delle pratiche di libertà che i migranti esprimono deve tornare in piazza con forza a livello nazionale. L’assemblea dei movimenti dei migranti e antirazzisti dello scorso luglio a Bari ha indicato un percorso chiaro: il 22 ottobre, a Bari e Gradisca di Isonzo, contro l’apertura di due nuovi Cpt e per la chiusura di tutti i centri di permanenza temporanea e i centri di identificazione; una settimana di mobilitazione territoriale che abbia al centro la lotta contro le nuove forme di ricatto imposte dal decreto di attuazione della Bossi Fini; 3 dicembre a Roma, contro ogni politica di sfruttamento e coercizione dei migranti che i governi, a prescindere dal loro colore, hanno messo in atto, e contro la criminalizzazione di coloro che in Italia hanno sempre sostenuto le lotte e il movimento dei migranti.

La netta opposizione alla legge Bossi-Fini, a qualsiasi ipotesi di ritorno della Turco Napolitano, al legame tra permesso di soggiorno e contratto di lavoro, ai centri di permanenza temporanea e alle espulsioni e deportazioni di massa, la rivendicazione della libertà di muoversi e di restare per tutti i migranti potranno trovare forza solo se uomini e donne migranti saranno ancora una volta, in massa, protagonisti delle loro lotte.

Per questo chiamiamo tutto il movimento dei migranti, il movimento antirazzista, antiliberista e pacifista, tutte/i le lavoratrici e i lavoratori migranti a una nuova mobilitazione generale il 22 ottobre a Bari e Gradisca di Isonzo, ad una settimana di iniziative territoriali e di lotta a novembre contro il decreto di attuazione, e il 3 dicembre a Roma:

§         per la chiusura definitiva dei Centri di Permanenza Temporanea e dei Centri di Identificazione

§         per l’abrogazione della legge Bossi-Fini, senza che si torni alla precedente Turco-Napolitano e alla cultura che l’ha ispirata

§         per la rottura netta del legame tra il permesso di soggiorno e il contratto di lavoro

§         per una legge in materia di asilo politico che tuteli realmente i richiedenti e i rifugiati

§         per la cittadinanza di residenza e il diritto di voto per tutti i migranti

§         per il rilascio e il rinnovo immediati di tutti i permessi di soggiorno, per la regolarizzazione permanente di tutti i migranti in Italia, per la libertà di circolazione

§         per fermare tutte le espulsioni e gli accordi di riammissione

§         per l’abrogazione di tutti i reati connessi alla clandestinità, la non punibilità, ovvero per l’amnistia-indulto per tutti i reati connessi alle lotte sociali

§         per l’abrogazione della legge Pisanu.

 

Assemblea nazionale dei Movimenti per la libertà di circolazione e per la chiusura dei centri di detenzione dei migranti

 

Roma, 9 ottobre 2005

per adesioni: reti.migranti@libero.it