Ufficio Migranti

Comunicato sulla situazione dei richiedenti asilo provenienti dal bacino minerario di Redeyef (Tunisia)

 

In Tunisia, nella zona della città di Redeyef ormai da un anno si è creato un importante movimento sociale, la cui protesta contro la corruzione, per il lavoro e per i diritti dei lavoratori è stata oggetto di una violenta repressione antisindacale da parte del governo locale.

Questa vicenda è stata seguita con la massima attenzione da parte di associazioni umanitarie sia tunisine che internazionali, da parte della Fiom-Cgil e di altre organizzazioni sindacali e della società civile.

Molti dei protagonisti di questa lotta sono attualmente rinchiusi nelle carceri del proprio paese. Altri sono fuggiti per salvarsi dalla repressione e per cercare un luogo in cui poter vivere e lavorare in condizioni dignitose e rispettose dei diritti umani e dei diritti dei lavoratori.

Un gruppo di 35 persone provenienti da questa città sono approdate nel centro di Lampedusa nel pieno della recente crisi umanitaria, che ha visto anche la mobilitazione degli stessi abitanti dell’isola contro le condizioni subumane in cui versavano le persone migranti trattenute nel centro.

Non è chiaro se in quella fase difficile e convulsa, siano stati messi in condizione di presentare regolare domanda di asilo e se le loro pratiche siano state seguite con l’attenzione necessaria alla loro tutela.

È noto che proprio in quel periodo il Ministero dell’Interno ha impedito l’accesso al Centro di Lampedusa ad Ong tunisine di tutela dei diritti umani, mentre apriva le porte a rappresentanti del governo tunisino, esponendo i rifugiati a grandi rischi. Queste stesse persone sono state trasferite presso il CIE di Gradisca d’Isonzo dove sono attualmente trattenute.

Questi fatti ci preoccupano fortemente e pertanto riteniamo necessario sollecitare la massima attenzione alla situazione di queste persone che deve essere esaminata nel pieno rispetto delle convenzioni internazionali in materia di asilo, della Carta Costituzionale e della legislazione vigente, dato che in Tunisia è assolutamente concreto il rischio non solo di una carcerazione arbitraria, ma anche di subire trattamenti durissimi, se non addirittura la tortura.

Sollecitiamo quindi la vigilanza delle istituzioni competenti e dell’opinione pubblica sull’evoluzione di questa vicenda.

Il rispetto dei diritti umani deve essere garantito e non può essere subordinato ad alcun interesse politico o commerciale nei rapporti con la Tunisia o con altri paesi.


 

Sveva Haertter, Responsabile Ufficio Migranti Fiom-Cgil

Alessandra Mecozzi, Responsabile Ufficio Internazionale Fiom-Cgil

Gianpaolo Roccasalva, Segretario generale Fiom-Cgil Friuli Venezia-Giulia

Giovanna Marano, Segretaria generale Fiom-Cgil Sicilia


 


 

Roma, 26 marzo 2009