Sentenza di reintegro per il delegato della Fiom Cgil licenziato alla San Grato di Malonno Il
tribunale di Torino, ha annullato il licenziamento che la San Grato di Malonno
(Brescia), azienda metalmeccanica di 90 dipendenti in Valcamonica, aveva
adottato nei confronti di un delegato sindacale della Fiom Cgil. L’azienda
è stata condannata al reintegro del lavoratore sul posto di lavoro ed al
pagamento di 5 mensilità. Il
lavoratore era stato licenziato perché non si era reso disponibile, per
problemi personali e familiari, a partecipare ad un corso di formazione. Il
motivo vero, e ovviamente mai
dichiarato del licenziamento, era quello di frapporre ostacoli e difficoltà al
lavoratore che si era candidato per l’elezione delle nuove rappresentanze
sindacali unitarie. Questa sentenza è un atto di giustizia non solo nei confronti del lavoratore interessato, ma anche nei confronti di tutti i lavoratori della San Grato che si sono battuti contro questo licenziamento con decine di ore di sciopero. Viviamo
in un periodo in cui, i lavoratori si sentono sempre più esposti ed in alcune
situazioni vengono ricattati perché le condizioni di lavoro si sono
precarizzate indebolendo i più elementari diritti. Il recente tentativo di mettere in discussione l’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori, ha dimostrato il vero volto dei nuovi “neo liberisti”. Giustizia
è stata fatta e ciò è
stato possibile perché abbiamo ancora in vigore la legge 300/70. Qui
emerge la necessità di mobilitarsi per ridurre la precarietà e per
salvaguardare le leggi che ancora oggi danno una certa garanzia di tutela e di
dignità ai lavoratori, che fino a prova contraria, con il proprio sudore,
producono la vera ricchezza di questo Paese. Un
grazie al sacrificio dei lavoratori che per far valere la dignità e i diritti
più elementari, sono stati costretti a scioperare ed a sopportare certe
pressioni da parte della proprietà, che non possono certamente definirsi
democratiche. Sulla
vicenda a suo tempo, si erano fatte balenare tra la comunità certe illazioni,
tese a dipingere il lavoratore come un’assenteista, uno che non collaborava
con l’azienda. La
sentenza fa luce e fa emergere la verità, il tentativo dell’azienda di
liberarsi di un delegato sindacale non “conformabile” alle sue esclusive
volontà è stato smascherato. Il
vero obiettivo probabilmente era quello di colpire il delegato con il
licenziamento per inserire uno spauracchio fra tutti i lavoratori e dimostrare
con “spudoratezza” che il “padrone” poteva fare ciò che voleva. Noi ci auguriamo che il reintegro avvenga senza difficoltà e si possa nell’interesse di tutti costruire delle relazioni sindacali corrette, nella consapevolezza che nei rapporti di lavoro ci deve essere il giusto equilibrio fra doveri e diritti che riguardano le persone. 22 gennaio 2004 Fiom Cgil Valcamonica Sebino
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