Manifestazione
nazionale lavoratori Acciaierie Terni
Roma,
25 gennaio 2005
Le
foto della manifestazione
La
situazione.
A un anno di distanza dalla vertenza che portò alla firma di un accordo
fra il governo e le parti sociali, i lavoratori delle acciaierie di
Terni hanno sfilato oggi a Roma per protestare contro la volontà
dell’azienda di non rispettare quell’accordo raggiunto dopo una
lunga ed estenuante trattativa.
Nell’incontro
avvenuto nella serata di ieri a palazzo Chigi non si sono evidenziate
delle novità se non un atteggiamento “sordo” da parte dei
rappresentanti della ThyssenKrupp nei riguardi dei sindacati e una
completa assenza del governo, anche lui firmatario dell’accordo del
2004.
La
trattativa è aggiornata alle 18 di questa sera e andrà avanti a
oltranza.
A
Roma. Erano
più di 3.000 i lavoratori che da piazza Esedra si sono mossi verso piazza
dei Santi Apostoli. Oltre che da Terni, sede della Acciai speciali e della
Società delle Fucine, c’erano anche delegazioni di lavoratori
provenienti dalle industrie siderurgiche di Torino, Piombino, Brescia,
Genova ecc.
In
testa al corteo i rappresentanti dei tre sindacati di categoria, Fim, Fiom
e Uilm. Per
la Fiom
c’erano il segretario generale Gianni Rinaldini, i segretari nazionali
Giorgio Cremaschi e Francesca Re David, i rappresentanti territoriali e
Carlo Bossi, neo responsabile nazionale per la siderurgia. Per
la Cgil
era presente Carla Cantone della segreteria nazionale.
Verso
le 11 e 40 è cominciato il comizio in piazza dei Santi Apostoli; hanno
preso la parola, nell’ordine, Faliero Chiappini, segretario della Cisl
di Terni, Giorgio Cremaschi, segretario nazionale della Fiom e Mario Ghini,
della Uilm nazionale.
Nel
suo intervento Giorgio Cremaschi ha spiegato, oltre alla situazione in
generale, il modo in cui si è svolto l’incontro tra le parti di ieri
sera. Il segretario della Fiom ha ricordato ancora una volta che “il
primo punto è che si sta discutendo dopo che era stato sottoscritto un
accordo a febbraio, poi riconfermato e completato nei dettagli a giugno
dello scorso anno”.
“Siamo
di fronte – ha continuato Cremaschi – a un’azienda che ha cambiato
posizione, mettendo in discussione il futuro dello stabilimento”. Il
segretario della Fiom ha quindi sintetizzato le
intenzioni dell’azienda che sono quelle di “chiudere la produzione del
‘magnetico’ subito, chiudere dopo il 2005 la ‘fucina’, tenere per
adesso ancora aperto il ‘titanio’, ma investimenti possibili solo
nell’acciaio inossidabile”.
“L’aggiornamento
della trattativa – ha aggiunto ancora – è avvenuta poiché
l’azienda continuava a parlare di altro e a non ascoltare le richieste
dei sindacati che sono semplicemente di rispetto dell’accordo
sottoscritto”. Riguardo il governo Cremaschi ne ha sottolineato le doti
di “ottimo padrone di casa” ma di nessun ruolo attivo nella
trattativa, nonostante in calce all’accordo di febbraio ci sia anche la
sua firma; in più, al termine dell’incontro un sottosegretario ha
chiesto ai sindacati “segnali di buona volontà ne confronti
dell’azienda”.
“Il
governo – ha ribadito il segretario della Fiom – è parte in causa e
non si può limitare
a offrire un tavolo per la
trattativa. Un’azienda italiana in Francia o in Germania non potrebbe
fare quello che fa
la ThyssenKrupp
in Italia, perché il governo non glielo permetterebbe.”
“L’acciaio
magnetico si fa solo a Terni quindi non è solo un problema delle
acciaierie di Terni, è un problema nazionale – ha aggiunto Cremaschi.
Le aziende che comprano il laminato magnetico da Terni domani lo
compreranno da tedeschi e francesi. Questo non può non contare per il
governo, si tratta di politica industriale, la competitività comincia da
queste cose concrete, non dal digitale terrestre e dagli investimenti
esclusivamente sulle televisioni.”
“Il
governo ha detto che non può obbligare nessuno a fare un accordo – ha
concluso. Noi diciamo che lo stesso vale per noi, perché se ci saranno le
condizioni firmeremo un buon accordo, altrimenti continueremo la
mobilitazione. Come Fim, Fiom e Uilm abbiamo messo in cantiere per la
seconda metà di febbraio un’assemblea di tutti i delegati delle aziende
siderurgiche italiane per decidere come continuare la lotta per difendere
i posti di lavoro.”
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