Documento conclusivo dell’assemblea nazionale dei quadri e delegati della siderurgia

Terni 25 febbraio 2005

 

Premessa

Oggi, il comparto siderurgico è tornato ad occupare un ruolo centrale nel sistema economico nazionale.

Proprio perché oggi il settore in questione vive una fase di controtendenza rispetto alla crescita economica italiana, Fim, Fiom e Uilm ritengono necessario affrontare attivamente le criticità che persistono in questo delicato comparto.

Lo scenario che si delinea è caratterizzato dalla carenza di materie prime, di prodotti finiti e di trasporti; esistono difficoltà di approvvigionamento a livello mondiale, aumenti dei costi e improvvisi aumenti dei prezzi.

In Italia la produzione di acciaio (già in crescita nel 2003 rispetto all’anno precedente) registra nel 2004 una nuova impennata.

Nel contesto industriale italiano, la siderurgia (che occupa tra diretti ed indiretti più di 80.000 addetti) è il settore che può vantare una forte crescita produttiva ed enormi potenzialità di sviluppo, solo se sostenuto da un’efficace politica industriale.

La vicenda Thyssen Krupp ne è la conferma più evidente, in quanto il sistema paese non si oppone alla scelta unilaterale dell’Azienda di trasferire la produzione del lamierino magnetico da Terni nei due stabilimenti in Francia e Germania.

A Terni si sta consumando un dramma tutto italiano, causato anche, da logiche di mercato che risalgono alle scelte fatte nei primi anni ‘90, periodo in cui si è privatizzata la siderurgia pubblica italiana.

L’Italia consuma circa il 40% del lamierino magnetico prodotto in Europa e da domani non sarà più in grado di poterlo fornire ai consumatori nazionali.

Proprio loro saranno costretti a importarlo dall’estero.

In campo nazionale sono necessari interventi che non possono essere più rinviabili come quello relativo all’alto costo dell’energia.

Se noi pensiamo che la produzione di acciaio italiana nel 2003 e stata per il 63% prodotta attraverso il ciclo a forno elettrico, è chiaro che la siderurgia rappresenti oggi il settore più penalizzato dalla crisi petrolifera e di conseguenza dalla crisi energetica. Se a questo sommiamo il fatto che il costo dell’energia è maggiore del 30% rispetto a tutti i paesi della Unione europea, viene naturale e scontato ritenere questo settore fortemente a rischio di competitività, con forti ripercussioni sui livelli occupazionali.

Un altro tema di grande importanza riguarda il reperimento delle materie prime: quello relativo al coke ha visto l’Italia nel 2003 risentire in maniera negativa della dipendenza dal mercato cinese per l’approvvigionamento.

Permangono evidenti ritardi su strumenti strategici e necessari come le Bat: è un anno che il Ministero annuncia l’avvio della delibera ma ad oggi ancora nulla è stato fatto.

Significativo è il caso dell’Ilva di Taranto dove si è già raggiunto un accordo di programma con un investimento pubblico per ridurre l’impatto ambientale di 26 milioni di euro: tale provvedimento è ora in attesa della delibera sulle Bat.

Altro aspetto relativo all’alimentazione del ciclo siderurgico riguarda il rottame: per questo aspetto occorre innanzitutto intervenire favorendo l’immissione sul commercio con l’estero, in quanto oggi il rottame scarseggia, non si trova e di conseguenza costa troppo.

Ciò genera una sempre costante richiesta alle organizzazioni sindacali di aumento della produttività e della flessibilità, per contrastare l’aumento dei costi elevati del prezzo del rottame.

Occorre, inoltre, definire un quadro legislativo certo che armonizzi la disciplina italiana e quella comunitaria, tenendo conto dell’esigenza del settore, nella classificazione del rottame, al fine di evitare dannosi contenziosi con magistrati che fanno solo il loro dovere.

Quindi, occorre definire una sede comunitaria dove affrontare le problematiche relative ai diversi fattori quali coke, energia e rottame.

Abbiamo alle spalle le positive esperienze del Comitato Ceca la cui disciplina è arrivata ormai a scadenza. Non si tratta di riproporre il medesimo schema, ma è sicuramente necessario costituire sedi di confronto che armonizzino le diverse discipline nazionali a maggior ragione dopo l’allargamento della Ue.

 

Temi per una piattaforma di politica industriale per la siderurgia italiana

Oggi l’industria siderurgica ha bisogno di interventi strutturali importanti, necessita di una politica di settore seria e competente, ha urgenza di aiuti concreti su ricerca, innovazione, e sviluppo; attende centri di eccellenza del tipo di quelli già esistenti in Italia come il Csm.

Infine questo settore industriale non può fare a meno di una politica che consideri la siderurgia un settore indispensabile per il sistema Paese e di un Governo che definisca le relative linee di intervento

Riteniamo che, oltre ad un impegno forte in campo nazionale, si debba lavorare anche nei confronti della Unione europea perché si mantenga un ruolo di controllo sugli impianti siderurgici dei nuovi paesi aderenti alla Ue e per evitare il peggioramento delle disfunzioni e per porre tutta la siderurgia europea nelle stesse condizioni di capacità concorrenziale.

Per queste ragioni Fim, Fiom e Uilm chiedono l’apertura di un tavolo nazionale sul settore siderurgico che veda coinvolte le istituzioni di Governo, le Regioni e gli Enti locali, le parti sociali, tutti settori interessati ai siti siderurgici.

Il tavolo dovrà affrontare e coordinare i vari problemi del settore con particolare riferimento a:

·        Prospettive e garanzie occupazionali per i lavoratori

·        Programmi di investimento per innovazione e ricerca

·        Tutte le questioni inerenti l’impatto ambientale

·        I problemi di approvvigionamento energetico

·        Il rifornimento delle materie prime e le questioni relative ad essa

·        Interventi in infrastrutture e logistica

·        Adeguamento alle norme e ai vincoli previsti dal protocollo di Kjoto

·        Definire dei vincoli per il sistema delle imprese, in particolare rispetto alle operazioni di riorganizzazione e delocalizzazione

Sulla base di questi punti Fim, Fiom e Uilm definiranno precise proposte di confronto da presentare al tavolo centrale e presso tutte le controparti interessate.

In ogni caso l’Assemblea nazionale di Fim, Fiom e Uilm dei delegati e quadri della siderurgia ritiene la vicenda delle acciaierie di Terni decisiva per la definizione di un ruolo di politiche industriali per il Paese.

È necessario che il Governo ponga dei precisi vincoli all’operato delle multinazionali nel nostro paese e sia garante effettivo delle intese che si realizzano: se così non fosse si porrebbe il settore a forti rischi di deindustrializzazione e delocalizzazione.

Le imprese, infine, dovranno assumersi impegni reali a tutela dell’occupazione, con investimenti e programmi adeguati.

Inoltre, le imprese dovranno essere disponibili ad affrontare una vera innovazione sul piano delle relazioni industriali e sindacali.

Occorre trasparenza nelle decisioni produttive e nei programmi futuri, nonché la disponibilità al confronto ed al coinvolgimento delle organizzazioni sindacali su piattaforme produttive e programmi che traguardino ai prossimi anni con una prospettiva di medio periodo.

Per queste ragioni Fim, Fiom, e Uilm hanno deciso di promuovere assemblee in tutte le aziende siderurgiche, di chiedere al Governo l’apertura di un tavolo di confronto sui punti sopraesposti, coinvolgendo per questo tutte le forze politiche nazionali e locali.

L’assemblea nazionale di Fim, Fiom e Uilm dei quadri e delegati della siderurgia da mandato alle segreterie nazionali di Fim, Fiom e Uilm, in mancanza di una convocazione entro il mese di marzo del sopraccitato tavolo di Governo, a proclamare le necessarie iniziative di mobilitazione e di lotta.

 

Fim – Fiom – Uilm Nazionali