Linee guida della Fiom sulla siderurgia

 

Il 13 marzo 2004, presso la Fiom nazionale si è tenuta una riunione dei delegati e dei territori interessati alla Siderurgia. Scopo della riunione aggiornare la nostra analisi e il nostro punto di vista sul settore siderurgico mettendo in sinergia le competenze e le conoscenze che come Fiom abbiamo. Socializzando e mettendo a confronto le vertenze e le iniziative che abbiamo prodotto. Al fine, di darci delle linee rivendicative che omogeneizzano i comportamenti sulle questioni centrali che consentano alla Fiom nazionale di elaborare una politica di settore costruita e condivisa da tutta la Fiom.

Questo documento rappresenta la sintesi della discussione avviata che necessita di ulteriori approfondimenti e contributi che sollecitiamo a partire dalle riunioni territoriali del settore a cui fin da ora diamo la disponibilità a partecipare.

 

 

Mercato siderurgico (fonti Federacciai)

- La produzione mondiale di acciaio nel 2003 è stata di circa 965 m.t. con un aumento di carico 6,8% rispetto al 2002. Escludendo la produzione della Cina il paese con il più rapido sviluppo della siderurgia, la crescita si limita al 3,2% come quella dell’anno precedente.

- La produzione della Cina (220 m.t.) è aumentata del 21% (+ 38,4 m.t.).

- La produzione in Europa nel 2003 è stata di 160 m.t., con una lieve crescita rispetto a 159 m.t. prodotte nel 2002.

- La produzione in Italia nel 2003 è stata di 26,8 m.t. con un aumento del 2% (0,5 m.t.) rispetto al 2002.

 

Il consumo apparente di acciaio nel 2003 (33,5 m.t.) è aumentato del 4,69% con un sensibile aumento di importazione + 4,8% che sono passati a 19,5 m.t.. Mentre le esportazioni sono rimaste sullo stesso livello dell’anno precedente.

- Ancora una volta l’equilibrio della siderurgia mondiale è stato condizionato dalla crescita economica cinese che ha spinto il consumo di acciaio su livelli da non poter essere fronteggiato dalla produzione interna. Le importazioni di prodotti siderurgici in Cina hanno raggiunto i 40 m.t. dopo aver toccato i 29 m.t. nel 2002.

 

Andamento dei prezzi di prodotti siderurgici

 

Dopo il forte recupero registrato nel corso del 2002 e la debolezza della prima parte del 2003 si sono registrati aumenti notevoli negli ultimi mesi.

- I prezzi base medi internazionali dei laminati nastri a caldo, sono passati da un prezzo minimo di 290 $/t. del settembre 2003 ad un massimo vicino ai 370 $/t. marzo 2004.

- I prezzi medi in dollari della brame sono passati da un minimo di 230 $/t. a metà 2003 ad oltre 410 $/t. in marzo 2004. I prezzi delle billette hanno mostrato andamenti simili.

- Contestualmente si registra un forte aumento dei prezzi delle materie prime, oltre che la difficoltà al reperimento di alcune di esse.

- I contratti di fornitura dei minerali di ferro per il 2004 fanno registrare un rincaro medio vicino al 19%.

- I contratti per la fornitura del carbone da coke nel 2004 segnano rincari dell’ordine del 20%. In Cina paese esportatore di coke i prezzi sono passati da 50 $/t. di inizio 2002 a oltre 400 $/t.. Inoltre alcuni contratti di forniture non sono più rispettati.

- In Usa il prezzo di riferimento del rottame è passato da 100 $/t. di inizio gennaio 2003 ad oltre 200 $/t. attuali.

- I noli per il trasporto di minerali di ferro e carbone in un anno sono raddoppiati.

- Anche in Italia i prezzi dei prodotti siderurgici hanno registrato un’impennata dai minimi del 2003 a marzo 2004, crescita media di prezzi base superiore al 34% con punte più elevate per alcuni prodotti come il tondo per costruzioni o i coil a caldo.

 

 

Siderurgia in Italia

La siderurgia italiana è un settore che esce da un decennio di privatizzazione e di forte ristrutturazione. Finora il settore non è stato sconvolto in profondità dalla recessione, ciò rende possibile un approccio non emergenziale.

La siderurgia non è affatto un settore maturo anzi, acciai ed elettricità sono altrettanto, gli indicatori economici di un Paese, oltre che volano economico. Non esiste un Paese industriale senza un’industria siderurgica.

L’Italia è tutt’oggi il secondo produttore europeo e occupa circa 46.000 addetti.

La siderurgia è un settore in cui è avvenuto nell’ultimo decennio un massiccio ricambio generazionale. Oggi l’età media dell’operaio siderurgico è di poco superiore ai 30 anni, con i problemi che questo comporta di formazione e di una qualità per la forza lavoro che è intimamente collegato alla qualità del prodotto.

Tutto ciò mal si coniuga al rapporto di lavoro precario e a tempo determinato che interessa gran parte di questi giovani, lavoro precario che in particolare per la siderurgia rappresenta un non senso. Da qua la necessità di procedere ad una rapida stabilizzazione di questi lavoratori.

La siderurgia italiana dal 95 ad oggi, con il processo di privatizzazione ha subito un processo di ulteriore aziendalizzazione e scomposizione (nel 1995 Ilva produceva il 40% dell’acciaio italiano) mentre in Europa e nel mondo si è avviato un processo di forte concentrazione.

Oggi in Italia abbiamo 4 grandi siti: Taranto, Genova, Piombino e Trieste che ospitano convertitori di ossigeno e 38 piccoli e medi siti (da Bergamo a Terni) che ospitano Acciaierie a forno elettrico.

 

Nell’ultimo decennio si è determinato al contempo un processo di specializzazione dei produttori:

- Riva – laminati piani Piombino;

- Lucchini – prodotti lunghi;

- Dalmine – tubi;

- Krupp/Agarini – acciai speciali.

Mantenendo comunque una polarizzazione se pur rivisitata un tempo c’era Italsider e gli altri, oggi c’è Riva e gli altri.

Inoltre la siderurgia in Italia presenta più che altrove irrisolto il conflitto tra fabbrica (acciaieria) ed il territorio circostante.

Si esce da questo conflitto solo sulla qualità e sull’innovazione di processo, si esce dal conflitto con una ambientalizzazione che sia tale da rendere compatibili i due fattori in campo: la fabbrica da risanare e il territorio da proteggere.

Il conflitto si presenta in misura differente nelle due tipologie di acciaierie: quella da forno elettrico (il 60% della produzione) i cui problemi sono aperti nel contenzioso sul carattere che assume a monte la produzione di energia elettrica che alimenta l’acciaieria e che deriva da quale combustibile viene utilizzato (carbone, olio, gas) e quello da ciclo integrale (40% di produzione che presenta problemi pesantissimi, dal contenimento delle emissioni solferose, di anidride carbonica e di polveri.

Oggi la siderurgia regge solo se affronta e scioglie il nodo del conflitto fabbrica/territorio.

In Italia le acciaierie sono affacciate sui  più bei golfi del Paese.

Anche per queste ragioni esse vanno guardate non solo attraverso la quantità del prodotto che esce dall’acciaio, ma soprattutto attraverso le valutazioni del sottoprodotto, emissioni e scorie reflue.

Oggi il ciclo siderurgico deve tener conto di quattro fattori:

-         la fabbrica (particolarmente quella a ciclo integrale);

-         il territorio circostante;

-         innovazione e ricerca;

-         l’occupazione.

In questa complessità ci sono due soluzioni da evitare. La prima è il forte ridimensionamento degli stabilimenti. La seconda è lo spostamento degli stessi la dove la salute del cittadino e i diritti dei lavoratori contano poco.

Soluzioni entrambe sbagliate perché abbattendo la massa critica industriale si esce dal mercato dell’acciaio.

Tutti i paesi industrializzati mantengono la siderurgia a ciclo integrale e quindi la grande acciaieria sul territorio.

Sbagliato perché solo i Paesi più industrializzati possono introdurre, e questo già accade (vedi Germania) sistemi di abbattimento degli inquinanti e del controllo degli stessi perseguendo l’impatto ambientale zero.

Questa è la priorità difficile da raggiungere ma indispensabile da perseguire.

Il settore resta inerzialmente dotato di quelle politiche europee dell’acciaio conferitegli della Ceca sciolta nel luglio 2002.

Non essendo stati ancora trasferiti i suoi compiti all’Unione, il settore resta esposto alla latitanza dei Governi meno sensibili al lavoro industriale come l’Italia, che non guardano alla produzione e quindi non la sostengono attivamente come invece fanno Francia e Germania.

Il settore ancora regge, ma il suo futuro è incerto a queste condizioni.

Ed è proprio a partire da queste ragioni che abbiamo posto al Governo nell’ambito delle vertenze che in questi mesi si sono susseguite (ThyssenKrupp, Ilva Genova, Taranto, Servola).

La necessità di attivare un tavolo di confronto di settore sulla siderurgia, la cui prima riunione è convocata per il 22 aprile, presso il Ministero delle Attività Produttive. La Fiom ritiene l’Osservatorio sulla siderurgia insediato al Ministero, che pur va mantenuto e potenziato come Tavolo stabile di confronto sul settore, non più sufficiente ad affrontare le scelte che si impongono come scelte politiche e di settore. Occorrono atti politici, politiche industriali, politiche di settore, per affrontare e risolvere i nodi che vive la siderurgia, per non affrontarli come elementi di emergenza così come è stato fatto fino ad oggi.

Da qui la necessità che al Tavolo oltre che le organizzazioni sindacali, i rappresentanti dei produttori e degli utilizzatori, siano presenti anche i Ministeri dei Trasporti, Ambiente e Ricerca.

 

 

Le questioni centrali da affrontare nel tavolo ministeriale

- Approvvigionamento energetico e tariffe in particolare per forni elettrici e relativo rischio di fermate in estate per black out o fermate energetiche.

- Impatto ambientale e rispetto Protocollo Kioto ed emanazione B.A.T. con l’introduzione rapida nei cicli produttivi delle migliori tecnologie disponibili che sono già oggi in grado di abbattere del 40% sia l’emissioni inquinanti che il risparmio energetico.

- Investimenti in ricerca e sviluppo sia per adeguare gli impianti che per salvaguardare innovazione di processo e di prodotto a partire dalla piena utilizzazione di quanto già a disposizione a partire dal C.S.M..

- Attivare iniziative politiche sulle multinazionali presenti in Italia (Acelor, Thyssenkrupp, Dalmine per evitare trasformare i siti italiani in stabilimenti senza capacità e autonomie proprie.

- Rottami. Mettere in campo una iniziativa che consenta di rifornire i produttori italiani garantendo le quantità necessarie a prezzi competitivi, valutare ipotesi di realizzare un centro di raccolta di rottame unico che poi ridistribuisca sulla scia di quanto succede in Francia e Germania.

- Trasporti e infrastrutture. Mettendo in moto una politica che sia in grado di consentire trasporti e movimentazioni in linea con i competitori internazionali sia in termini di tempi che di costi.

- Processi di stabilizzazione e di formazione dei lavoratori della siderurgia.

- Affrontare e risolvere la questione dell’approvvigionamento strutturale del carbone coke.

- Va infine mantenuto un Tavolo di monitoraggio delle vertenze aperte e tuttora non chiuse:

- Thyssenkrupp;

- Ilva Genova e Taranto;

- Servola di Trieste.

Puntando alla definizione di Accordi di Programma vincolati e sottoposti a verifica costante nella loro attuazione che rispondono alla salvaguardia dell’occupazione, alla salute dei lavoratori in fabbrica e nel territorio che risolvano attraverso gli investimenti necessari le questioni aperte sull’impatto ambientale, bloccando sul nascere la tendenza del Governo di trasformare gli Accordi di Programma in Accordi istituzionali in cui le istituzioni concordano con le imprese e comunicano alle Organizzazioni Sindacali.

Su questi temi, come Fiom intendiamo aprire il confronto con un rapporto stabile con tutte le strutture interessate alla siderurgia da qua la scelta compiuta di dare struttura stabile al coordinamento come luogo di confronto e di elaborazione della Fiom.

Intendiamo al contempo mantenere ed estendere il rapporto proficuo che da anni teniamo con Lega Ambiente.

Nel contempo riteniamo utile un coinvolgimento di tutti i lavoratori della siderurgia su questi temi anche per preparare le iniziative di mobilitazione e di lotta che si rendessero necessarie qualora su questi temi il confronto con il Governo non dovesse andare avanti.

Al contempo, così come sta avvenendo centralmente nel rapporto con Fim e Uilm, va avviato un confronto a livello territoriale, al fine di poter costruire una iniziativa generale e unitaria partendo dalla nostra elaborazione.

Via via che il confronto centrale con il Governo andrà avanti sarete tempestivamente informati.

 

 

                                                        Coordinamento nazionale Fiom Siderurgia

 

 

Roma, 21 aprile 2004