Presentato il “Rapporto Ambiente e Sicurezza 2010” per l’Ilva di Taranto
Avere a disposizione, per i cittadini, i lavoratori, l’opinione pubblica, le Istituzioni, uno strumento che descrive la situazione di questi impatti e le misure messe in atto per attenuarli è molto utile. Ovviamente, si può obiettare che il rapporto non è ancora completo, che molti altri interventi sono necessari, sono da realizzare, o addirittura da progettare. Noi riteniamo comunque che la forte sensibilità ambientale, presente nel territorio, e l’iniziativa, da parte di cittadini, associazioni, Istituzioni, abbia spinto l’azienda a muoversi sulle questioni ambientali, investendo risorse significative, e che oggi questa iniziativa possa più facilmente continuare, per ottenere impegni e risultati più precisi. Ad esempio, la richiesta/dichiarazione, da parte dell’azienda, di convenire pubblicamente “che non appena la norma tecnica e tecnologie disponibili ed affidabili, che esamineremo insieme, lo permetteranno, l’Ilva adotterà il campionamento in continuo” (delle emissioni n.d.r), ci sembra una sfida da cogliere. Anche la nostra iniziativa sindacale ha cercato di contribuire, non solo sulle questioni della sicurezza interna agli stabilimenti, ma anche sulla attenuazione degli impatti esterni. Nel recente rinnovo del Contratto integrativo aziendale abbiamo cercato di preoccuparci che, nonostante la crisi, gli investimenti ambientali proseguissero; è stata istituita la figura del Rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza, la Salute e l’Ambiente (RLSSA), con compiti di intervento anche esterni al sito produttivo. Abbiamo immediatamente aderito alla petizione per abbattere le emissioni di Benzo(a)pirene e dovremo continuare a rivendicare la completa applicazione della Legge Regionale, n. 44 del 2008 sui limiti di emissione delle diossine. Così come riteniamo importante, oltre alla verifica sulla realizzazione dei nuovi investimenti ambientali, che tutti gli interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria siano effettuati tempestivamente, perché anche questo ha una grande incidenza sulla sicurezza dei lavoratori diretti e degli appalti e forti ricadute sull’ambiente esterno. Questa per noi è la strada per tutelare il lavoro, la sua sicurezza e le condizioni ambientali del territorio, altre scorciatoie non sono praticabili, né dal punto di vista produttivo, né da quello ambientale. Certo abbiamo ben chiaro che un settore a forte impatto come quello siderurgico ha bisogno di interventi strutturali ancora più radicali e che questi debbono essere assunti a livello europeo e poi estesi a livello globale. Su questo dissentiamo dalle posizioni sostenute da Confindustria, che anche in riferimento ai prossimi negoziati ONU sui cambiamenti climatici, chiede che la posizione dell’Europa sulla riduzione dei gas ad effetto serra sia meno vincolante. Noi pensiamo invece che, non solo per questioni ambientali e climatiche ma anche per questioni squisitamente industriali, per difendere una siderurgia europea innovativa e di qualità, dobbiamo accettare questa sfida. Portare verso il basso la soglia dei vincoli ambientali (e di quelli sociali) avvantaggia chi di vincoli ne ha meno, viceversa, se questa soglia si alza si costringerebbero anche i paesi di più recente industrializzazione a misurarsi con l’innovazione e con le migliori tecnologie disponibili, terreno sul quale i paesi industrializzati sono avvantaggiati.
Fiom Nazionale e Fiom
Taranto Roma, 25 novembre 2010
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