Dichiarazione di Vittorio Bardi e Giorgio Cremaschi: “inaccettabile la minaccia di Federacciai di 17mila esuberi nel settore siderurgico”

 

Federacciai, lancia l’allarme sulla situazione del settore nel quale la caduta della produzione del 30% potrebbe portare a 17 mila esuberi strutturali. Consideriamo inaccettabile questa impostazione e sottolineiamo che ancora una volta la Federacciai si mostra poco lungimirante: lo era quando ancora a luglio scorso immaginava una crescita infinita della produzione siderurgica standard, senza alcuna innovazione; o invocava il nucleare come unica soluzione energetica possibile; lo è oggi, quando chiede semplicemente aiuti pubblici a fondo perduto e pensa di scaricare i problemi, che pure esistono, esclusivamente sul lavoro e sull’occupazione.”

Come Fiom, così come stiamo sostenendo per altri settori - a partire da quello dell’auto – siamo contrari ad aiuti pubblici a pioggia e senza alcun vincolo alle imprese; riteniamo invece che le risorse pubbliche debbano essere vincolate a forti interventi di innovazione nei prodotti e nei processi - per predisporre la struttura produttiva all’uscita dalla crisi – e, contemporaneamente, subordinati al mantenimento dell’occupazione, di ogni tipologia contrattuale, e alla tutela del reddito dei lavoratori anche nei periodi di rallentamento della produzione.”

Questa impostazione vale anche per il comparto siderurgico italiano. Ad esempio, per quanto riguarda i prodotti, pur essendo il secondo produttore in Europa, il nostro paese continua ad essere un importatore netto - ossia, consuma più acciaio di quanto non produca – e questo non solo per quanto riguarda gli acciai di fascia bassa come prezzo e qualità, ma anche per tipologie più pregiate. E’ interessante il dato che nel 2008 in Italia sarebbe aumentato l’export e contemporaneamente si sarebbero ridotte le importazioni di prodotti siderurgici, ma il divario tra produzione e consumo resta. Per il futuro allora si potrebbe immaginare un cambiamento nei mix produttivi prevedendo una qualche

riduzione dei volumi produttivi di più bassa qualità concentrandosi su prodotti più avanzati e di più alto valore aggiunto, tenendo conto dell’evoluzione della domanda, anche indotta dalla crisi, dei comparti produttivi che più utilizzano prodotti siderurgici.”

Il sistema delle imprese siderurgiche che opera in Italia è pronto a misurarsi con queste sfide?”

Egualmente per quanto riguarda i processi produttivi e la loro innovazione, noi non diciamo semplicemente che, nonostante la crisi, è necessario continuare ad investire in innovazione per attenuare gli impatti sull’ambiente e sul territorio, per fare un uso razionale e appropriato delle fonti energetiche e di tutte le risorse. Sosteniamo che a maggior ragione oggi, anche per uscire dalla crisi con un sistema produttivo più qualificato e innovativo, è necessario farlo con maggior impegno.”

D’altra parte proprio rispetto agli effetti dalla crisi economica e finanziaria, la ripresa potrà avvenire solo dal rilancio dell’economia reale, dalle produzioni materiali. Ma questo non vale per qualsiasi tipo di produzione, infatti è palese che solo le produzioni innovative e di qualità che sapranno usare nel modo più razionale le risorse e l’energia necessari, che meglio riusciranno a fare i conti anche con le sfide ambientali e dei cambiamenti climatici, avranno sicuri vantaggi competitivi.”

Ma questa impostazione, per la quale ci battiamo, è esattamente l’opposto di quanto Federacciai ha sostenuto durante la discussione per l’adozione del pacchetto europeo sull’energia e il clima (che fortunatamente è passato senza tener conto quasi per nulla delle loro obiezioni).”

Nessuno nega la caduta della produzione nel settore siderurgico ma, considerati gli enormi profitti accumulati fino alla fine del 2008 e le condizioni produttive e occupazionali del settore, occorre utilizzare la crisi per investire sul futuro, sulla salute e sicurezza del lavoro, sulla compatibilità ambientale, sull’innovazione tecnologica. Per questo in alternativa,ad ulteriori periodi di Cassa integrazione si devono avviare i lavori per interventi di innovazione, di maggiore efficienza nei processi produttivi e per la tutela ambientale dentro e fuori gli stabilimenti, mentre vanno rimodulati gli orari, prevedendo una loro riduzione anche con periodi di formazione e riqualificazione professionale.”

Respingiamo ogni ipotesi di taglio degli impianti e nell’occupazione nel settore siderurgico, che resta strategico per il Paese. Per questo chiediamo la convocazione di un tavolo di settore presso il Governo, nel quale definire precise strategie e impegni istituzionali per le politiche industriali, e per affrontare la crisi con impegni precisi da parte delle imprese che in questi anni hanno accumulato profitti che ora devono essere reinvestiti.”

Lo sciopero generale del 13 avrà a suo centro anche il no ai tagli agli impianti e all’occupazione in siderurgia.”


 

p. la Segreteria Fiom

Giorgio Cremaschi

il responsabile di settore

Vittorio Bardi