Difendiamo il nostro lavoro: la vertenza Alcoa a Fusina

 

Martedì 3 novembre I lavoratori di ALCOA partecipano in massa all’assemblea generale indetta dalla RSU e dai sindacati territoriali contro la decisione aziendale di chiudere il primario. Sono presenti i lavoratori del primario, della fonderia, del laminatoio. Molti anche i tecnici e gli impiegati amministrativi. L’assemblea approva all’unanimità un ordine del giorno a sostegno della vertenza contro la chiusura del primario e per l’avvio della mobilitazione di tutto lo stabilimento. In particolare viene sottolineato come la chiusura del primario abbia effetti immediati su tutta la produzione del sito tra cui fonderia e laminazione e segni l’avvio del disimpegno della multinazionale dal sito di Fusina i cui impianti furono acquisiti da ALUMIX nel 1996 su ben altri presupposti. L’auspicato intervento del Governo per condizioni tariffarie competitive dell’energia e per evitare decisioni negative della Commissione europea, deve perciò essere alla base di un piano industriale di rilancio del settore dell’alluminio.

Mercoledì 4 novembre I lavoratori di ALCOA scendono in strada per manifestare contro la chiusura dell’impianto per la produzione di alluminio primario decisa dalla multinazionale USA. Più di 400 lavoratori sfilano per oltre un’ora e mezza sulla statale Romea e sostano lungo uno snodo nevralgico per la viabilità, dove distribuiscono agli automobilisti un comunicato sindacale. I lavoratori chiedono certezze per il loro futuro, il ritiro della decisione di ALCOA di chiudere l’impianto di primario, l’intervento del Governo per tariffe allineate a quelle europee ma anche l’avvio di un piano di risanamento e di investimenti per rilanciare le attività di Fusina. Non intendono subire l’offensiva della multinazionale e si stanno anche preparando ad occupare la fabbrica in caso di spegnimento dell’impianto. Il tema dell’energia è un tema centrale che richiede l’intervento della Presidenza del Consiglio per scongiurare la chiusura degli impianti di primario in Italia, ma centrale è anche un progetto industriale di rilancio del sito di Fusina e di Porto Vesme che ALCOA deve garantire. La crisi di ALCOA si accompagna ad una situazione drammatica di tutti i settori presenti a Porto Marghera. Marghera industriale da un punto di vista sociale è come una polveriera che se non viene disinnescata subito rischia di esplodere con livelli di conflittualità difficilmente governabili. Oltre all’alluminio di ALCOA è in crisi la chimica, la siderurgia, la cantieristica navale, il sistema degli appalti e aziende importanti come la SIRMA hanno chiuso per fare spazio alla speculazione sulle aree. I lavoratori di ALCOA non chiedono l’impossibile, manifestano perché sono a rischio oltre 400 posti di lavoro diretti e altrettanti di indotto e sono che la crisi potrebbe essere superata rapidamente da una decisione politica della Presidenza del Consiglio.

Giovedì 5 novembre La Prefettura convoca le Organizzazioni Sindacali e la RSU di ALCOA. Nell’incontro oltre a spiegare al Prefetto la drammatica condizione in cui vengono a trovarsi i lavoratori di ALCOA a seguito della decisione aziendale di chiudere un impianto, viene chiesto al Prefetto di intervenire direttamente sulla Presidenza del Consiglio a sostegno della richiesta già avanzata dalle Segreterie Nazionali di FIM – FIOM – UILM. Serve una decisione politica che scongiuri lo spegnimento degli impianti di produzione del primario. Il Prefetto ne è consapevole e si impegna ad attivarsi immediatamente con il Governo per sostenere la richiesta di un incontro con le Organizzazioni Sindacali. Si impegna anche ad intervenire su ALCOA affinché non dia luogo ad azioni unilaterali.

Lunedì 9 novembre E’ presente a Marghera una delegazione di parlamentari della X ^ Commissione della Camera che si incontra con i lavoratori e i Sindacati sulla crisi di Marghera. Le Organizzazioni Sindacali dei chimici proclamano uno sciopero e una assemblea in contemporanea all’incontro, mentre gruppi di lavoratori chimici e metalmeccanici delle imprese di appalto presidiano le portinerie del petrolchimico. I sindacalisti intervenuti, insieme ai problemi della chimica e degli altri settori industriali in crisi, hanno sottolineato la necessità di intervento sulle tariffe elettriche per le industrie energivore chiedendo ai parlamentari di sostenere la richiesta di un incontro su ALCOA alla Presidenza del Consiglio.

Martedì 10 novembre Nuovo sciopero dei lavoratori di ALCOA per presidiare la Giunta Regionale del Veneto. La Giunta Regionale aveva ignorato la richiesta del 3 novembre u.s. di convocare un incontro urgente formulato dalle Segreterie FIM – FIOM – UILM e dalla RSU. Un comportamento inqualificabile di fronte ad una emergenza produttiva e occupazionale meritevole di ben altra sensibilità. La sera prima dello sciopero la Giunta Regionale si fa viva per organizzare l’incontro con le Organizzazioni Sindacali il giorno successivo. L’incontro si farà con i lavoratori in sciopero e con un corteo di avvertimento sulla parte terminale del Ponte della Libertà che collega la città storica alla terra ferma. Nell’incontro la Regione del Veneto dichiara il proprio impegno ad intervenire sul Governo per la convocazione delle parti e per dare soluzione al problema energetico relativo ad ALCOA. Il tema sarà portato già il giorno 11 novembre p.v. in Parlamento nella prevista audizione della Giunta Regionale del Veneto. Su tutto pesa ed è particolarmente grave l’atto concreto che la multinazionale ALCOA sta compiendo a Fusina con la sospensione di un carico di allumina che sarebbe dovuto arrivare in questi giorni. Adesso per l’impianto che funziona con 77 celle attive su 100 è iniziato il count down: si lavora sulle scorte e se non arriverà l’allumina è previsto lo spegnimento di tutte le celle entro la fine del mese. La RSU e il Sindacato territoriale hanno denunciato con forza e in tutte le sedi il comportamento di ALCOA che così facendo sembra abbia deciso il proprio disimpegno prima ancora delle decisioni comunitarie e dell’auspicato intervento del Governo. I lavoratori sono determinati proseguire la lotta per la difesa del lavoro e dell’integrità del sito industriale insieme ai lavoratori di Porto Vesme e non intendono subire passivamente le azioni unilaterali di ALCOA.

 

LA SEGRETERIA FIOM CGIL VENEZIA

 

Mestre, 10 novembre 2009