(da “L’Unità”, mercoledì 3 gennaio 2007, pagina 11)

 

Intervista a Gianni Rinaldini, segretario generale Fiom-Cgil

Rinaldini: salario e diritti nel prossimo contratto

 “Per il rinnovo dei metalmeccanici la base di partenza non potrà che essere una richiesta di aumento di 130 euro”

 Al centro dell’iniziativa Fiom ci sarà anche la lotta alla precarietà. “Va cambiata la legislazione del lavoro”

 di Giampiero Rossi



Certo, ci sono da affrontare la questione della precarietà, i venti di riforma delle pensioni, l’ansia di produttività degli imprenditori, tutti temi molti sentiti dai lavoratori. Ma resta viva anche una questione salariale, la difesa del potere d’acquisto dei lavoratori. Che trova il suo sbocco naturale nel rinnovo dei contratti, a partire da quello dei metalmeccanici, la categoria ancora più numerosa, in scadenza quest’anno. Gianni Rinaldini, segretario generale della Fiom Cgil, ha l’abitudine di non separare tra loro i grandi temi economici e sociale e quindi contratto, produttività, precarietà e pensioni sono un tutt’uno nel suo ragionamento sulla stagione fitta di confronti, tavoli e contrattazioni.

Rinaldini, per i lavoratori metalmeccanici è di nuovo tempo di rinnovo contrattuale. Sarà di nuovo uno scontro estenuante, secondo tradizione?
«È presto per dirlo, stiamo appena iniziando la discussione unitaria con le altre organizzazioni sindacali, e molto dipenderà anche da quanto emergerà dal confronto confederale delle prossime settimane. Di sicuro l’asse della nostra iniziativa riguarderà diritti, formazione e crescita professionale».

E per quanto riguarda gli adeguamenti salariali?
«Non possiamo che ripartire dalle nostre richieste per il rinnovo del precedente biennio economico, cioè 130 euro. Sarebbe paradossale, del resto, che in una fase di crescita economica ragionassimo su richieste al ribasso rispetto a quella presentata in un momento di crescita zero».

Questo dovrà spiegarlo a Federmeccanica...
«Lo spiegheremo, anche perché la nostra scadenza contrattuale coincide con l’entrata a pieno regime della riduzione del cuneo fiscale. Comunque ci ragioneremo a partire dalla settimana prossima con Fim e Uilm e nel comitato centrale della Fiom che si riunisce il 16 gennaio per discutere non solo di contratto ma anche delle altre questioni aperte».

Per esempio della lotta alla precarietà?
«Certo, perché c’è la necessità evidente, come dimostrano gli stessi dati Istat sulla crescita delle assunzioni a tempo determinato, di mettere mano alla legislazione del lavoro che sia segnata dal superamento della precarietà. Le tipologie dei rapporti di lavoro non a tempo indeterminato devono essere ricondotte a causali e motivazioni eccezionali e non devono essere più un fatto normale per l’organizzazione delle attività produttive delle imprese».

E come giudica i primi provvedimenti del ministro Damiano contro la precarietà?
«Sono state già fatte cose importanti, ma resta la necessità del cambiamento della legislazione del lavoro perché di fatto il ministro ha dovuto varare circolari applicative della legge 30. E bisogna stare molto attenti a non cedere a tentazioni di scambi tra riduzione degli istituti legislativi che implicano precarietà e la gestione unilaterale degli orari di lavoro da parte delle aziende, come si legge di fatto nel documento di Confindustria per il Patto per la produttività».

Ma allora di cosa si dovrebbe discutere, secondo lei ,al tavolo per la produttività?
«La vera produttività è legata a fattori come l'innovazione, la ricerca, le infrastrutture, non è scritto da nessuna parte che la produttività sia legata alle condizioni di lavoro. Anzi, è proprio questa logica che ci ha condotti alla situazione in cui ci troviamo. Ed è necessario partire da qui per ragionare su una politica industriale per il paese, a maggior ragione adesso che siamo in fase di crescita economica».

Un altro tema al centro dell’attenzione è quello delle pensioni...
«Francamente devo ancora capire esattamente di che cosa si sta discutendo, a proposito delle pensioni. Se il tema è la differenza tra l’età formale e quella effettiva per il pensionamento allora non mi pare si tratti di un problema perché è così in tutta Europa. Io davvero mi chiedo come faccia Confindustria a dire che si debba aumentare l’età pensionabile quando ci sono già migliaia di richieste di prepensionamento. Lo strumento non può che essere quello degli incentivi per chi resta al lavoro più a lungo, che già di per sé diventa un elemento di selezione per i lavori usuranti, perché chi non ce la fa più rinuncia e chi può invece si ferma e si prende l’incentivo. E poi sarà bene che ci si occupi seriamente delle pensioni dei giovani».