DOCUMENTO
SUL RINNOVO DEL CONTRATTO NAZIONALE Premessa:
perché la piattaforma contrattuale Fiom In
tutti gli ultimi rinnovi contrattuali la Fiom ha costruito le piattaforme, le
vertenze e gli accordi assieme a Fim e Uilm. Dal 1985 i metalmeccanici sono
chiamati con il referendum a votare su piattaforme e su accordi. Ma nel 2001 non
è stato possibile realizzare questo percorso. Dopo aver definito la piattaforma
per il rinnovo del biennio economico 2001-2002 con una mediazione tra le
posizioni della Fiom e quelle di Fim e Uilm, l’impostazione unitaria non è
stata rispettata dalle altre organizzazioni e, soprattutto, non è stato
mantenuto l’impegno di far votare i metalmeccanici sul loro contratto. Si è
giunti così nel luglio 2001 all’accordo separato di Fim e Uilm con la
Federmeccanica, che riduceva di oltre 18.000 lire la copertura rispetto
all’inflazione reale. La Fiom ha dichiarato la propria indisponibilità a
sottoscrivere quella intesa, a meno che, le lavoratrici e i lavoratori
metalmeccanici non fossero chiamati a votare sulle differenti scelte. La Fiom si
era dichiarata pronta ad accettare il responso delle urne, quale che fosse. Fim
e Uilm hanno confermato invece la firma separata e hanno dichiarato la propria
indisponibilità al referendum. La Fiom ha allora chiamato alla lotta i
metalmeccanici. Nello
stesso periodo sono stati realizzati altri accordi separati a livello
confederale, il più rilevante e negativo dei quali è quello che riguarda i
contratti a termine, che sono stati ulteriormente liberalizzati con il consenso
di Cisl e Uil e l’opposizione della Cgil. Nella
lotta in difesa dell’art. 18, Cisl e Uil prima hanno sottoscritto impegni
unitari per impedire ogni intervento di peggioramento e modifica della tutela
dei lavoratori contro i licenziamenti, e su queste basi hanno partecipato allo
sciopero generale del 16 aprile. Poi però le due organizzazioni confederali
hanno abbandonato la posizione comune e nel luglio 2002 hanno sottoscritto con
il Governo e la Confindustria un accordo separato che metteva in discussione
l’art. 18 e peggiorava complessivamente i diritti del lavoro. Così
come è avvenuto per il rinnovo del contratto dei metalmeccanici, Cisl e Uil
hanno rifiutato di sottoporre al voto delle lavoratrici e dei lavoratori i
risultati delle loro scelte. Anche per questo la Cgil ha deciso di proclamare lo
sciopero generale per il mese di ottobre. Dopo
queste gravi violazioni dei principi fondamentali della democrazia sindacale non
era possibile cominciare la nuova vertenza per il rinnovo contrattuale senza
chiarire prioritariamente e unitariamente quali fossero le regole democratiche
che l’avrebbero governata. Pertanto
la Fiom ha chiesto a Fim e Uilm l’impegno formale a far votare le lavoratrici
e i lavoratori sia sulla piattaforma che sulle ipotesi di accordo, nonché a
rispettare il risultato dei quelle votazioni. Questa proposta è stata
rifiutata. Il
diritto al voto delle lavoratrici e dei lavoratori sui contratti e sugli accordi
che li riguardano è un elemento fondamentale della democrazia. In assenza di
chiare regole di democrazia sindacale si può affermare la legge della giungla,
con accordi che valgono per tutti, anche se a sottoscriverli sono organizzazioni
che rappresentano una minoranza del mondo del lavoro. Questo pratica darebbe
alle imprese un inaccettabile potere di imporre ai lavoratori condizioni, regole
e persino rappresentanti sindacali, mettendo così in discussione ogni principio
di parità tra le parti sociali. Sottoscrivendo
ben 360 mila firme per richiedere il referendum e regole certe di democrazia
sindacale, i metalmeccanici hanno espresso una chiara volontà di rivendicare il
diritto a decidere con il voto sui contratti e sugli accordi. Per
tutte queste ragioni, la Fiom, non avendo potuto concordare con le altre
organizzazioni un adeguato percorso democratico, elaborerà comunque con il
massimo di partecipazione la piattaforma contrattuale, e la sottoporrà al voto
vincolante di tutte le lavoratrici e di tutti i lavoratori, così come farà per
l’ipotesi di accordo. 1.
Un
contratto per i metalmeccanici, i metalmeccanici per il contratto Questo
rinnovo della parte normativa e del biennio salariale del contratto nazionale
dei metalmeccanici si presenta come l’appuntamento più importante da molte
decine di anni per tutta la categoria e per l’intera classe lavoratrice
italiana. A
secondo dei suoi esiti sarà possibile affermare ed estendere la tutela dei
diritti e degli interessi delle lavoratrici e dei lavoratori, oppure veder messa
in discussione la stessa unità fondamentale dei diritti e delle retribuzioni
della categoria su tutto il territorio nazionale. Dopo
l’attacco sul terreno dell’occupazione e per la flessibilità selvaggia del
lavoro, dopo l’attacco alla dignità del lavoro sull’articolo 18, mentre
continua l’offensiva contro lo stato sociale, il contratto nazionale diventa
l’obiettivo fondamentale dell’attuale gruppo dirigente della Confindustria,
delle forze conservatrici e di destra, del liberismo e del populismo. Con il
sostanziale consenso del governo tutte queste forze, puntano oggi a scardinare
il contratto nazionale e a realizzare nei suoi confronti la stessa operazione
condotta con l’accordo separato di luglio. D’altra
parte la pratica diffusa degli accordi separati, come è accaduto anche alla
Fiat, i giudizi diversi espressi dalle organizzazioni sindacali sia sulla delega
sul lavoro, sia sul ruolo e le funzioni del contratto nazionale, indicano
orientamenti e strategie diverse tra le organizzazioni, che si traducano in
scelte differenti nelle vertenze contrattuali. Per
la Fiom il contratto nazionale resta la principale tutela dei lavoratori sul
piano economico e sociale e va rafforzato. Così il prossimo rinnovo
contrattuale, dovrà rispondere ai bisogni e ai problemi più urgenti della
categoria e per questo dovrà poggiare su due pilastri fondamentali: la lotta
alla precarizzazione del lavoro e l’aumento del salario, per valorizzare il
lavoro industriale. La
Fiom mette allora a disposizione tutte le sue risorse e le sue forze affinché
le metalmeccaniche e i metalmeccanici riconquistino il contratto nazionale, ne
rafforzino la funzione e le tutele e fermino così l’offensiva padronale
contro i loro diritti e le loro condizioni di salario e di lavoro. Il prossimo
rinnovo non sarà determinato solo dall’impegno dell’organizzazione, pure
indispensabile, ma dovrà essere l’occasione per le lavoratrici e i lavoratori
di fare propria la vertenza contrattuale e di recuperare così potere e
democrazia in tutti i luoghi di lavoro. 2.
Il
contesto del contratto e la situazione sociale della categoria Il
rinnovo del contratto avviene mentre vanno in crisi tutti i fattori e tutte le
ideologie identificati sotto la sigla della New Economy. E’ in atto una
stagnazione mondiale, frutto del fallimento di un modello di sviluppo totalmente
subordinato alla globalizzazione finanziaria e al mercato senza regole. Su
questo fallimento rischia oggi di precipitare un disastro politico ed economico,
oltre che umano e civile, quale sarebbe una nuova guerra contro l’Iraq. La
Fiom si oppone con forza alla guerra e all’uso della guerra per risolvere i
contenziosi internazionali o come strumento di lotta contro il terrorismo.
Terrorismo e guerra sono i primi avversari della democrazia e delle lotte dei
lavoratori e per questo la Fiom si oppone con intransigenza ad essi ed è
impegnata in tutte le mobilitazioni per la pace e per i diritti umani. Le
politiche economiche del governo, pur nella confusione e aleatorietà degli
obiettivi, continuano e rafforzano l’impostazione liberista che vede nelle
privatizzazioni, nell’attacco ai diritti del lavoro e allo stato sociale,
nella riduzione delle tasse per i ricchi, le condizioni per far ripartire lo
sviluppo. La
politica economica negativa del governo, accompagna ed aggrava una debolezza
strutturale del sistema industriale italiano che viene da lontano. Da una lunga
assenza di politiche industriali mirate alla difesa dei settori strategici e
della grande impresa, dal vuoto negli investimenti e nelle politiche per la
ricerca, dalla ricerca ossessiva del risultato a breve e dalla distorsione verso
la finanza dei profitti realizzati nelle fasi di miglior andamento delle
imprese. Le imprese industriali hanno concentrato le loro forze per ottenere la
massima compressione del costo del lavoro e per estenderne la precarizzazione.
Ne è risultata così una svalutazione complessiva delle condizioni, della
qualità e della sicurezza del lavoro che ha finito per mettere in discussione
nelle imprese industriali la stessa qualità della produzione e dei prodotti. Le
crisi industriali, a partire da quella della Fiat, la debolezza competitiva
delle grandi imprese, sono dunque il risultato di una politica economica e di
scelte imprenditoriali che hanno disinvestito sulla crescita professionale e
civile del mondo del lavoro. Così pure nel Mezzogiorno la
deindustrializzazione, la liquidazione dell’intervento pubblico, la mancata
soluzione di annose arretratezze strutturali e sociali, sono state affrontate
con l’illusione che una condizione del lavoro differenziata in peggio, la
deregulation contrattuale, avrebbero colmato il divario competitivo e costituito
occasioni di sviluppo. Non
è stato così. La crisi industriale e quella del Mezzogiorno dimostrano come la
linea della precarizzazione del lavoro e i bassi salari non solo non favoriscono
la crescita, ma, nei momenti di stagnazione, diventano un fattore di
amplificazione delle difficoltà economiche. Per
questo la Fiom intende collocare il rinnovo del Ccnl in un contesto di
iniziative, sia sul piano delle politiche industriali, sia su quello delle
politiche economico sociali, tese a conquistare una diversa impostazione,
alternativa a quella liberista, ai fini dello sviluppo del Paese. La
vertenza contrattuale sarà accompagnata da una iniziativa e da specifiche
mobilitazioni volte in particolare a: -
difendere il sistema industriale e i livelli di occupazione, anche
proponendo un moderno ricorso all’intervento pubblico; estendere l’utilizzo
dei contratti di solidarietà e delle riduzioni di orario in alternativa ai
licenziamenti e alla cassa integrazione. -
Costruire una nuova fase di proposte e mobilitazione per lo sviluppo del
Mezzogiorno. -
Partecipare al movimento di lotta per la democrazia, per i diritti
sociali, per la difesa e l’estensione dello stato sociale, dalla sanità, alle
pensioni, alla scuola. -
Riprendere l’impegno per la giustizia fiscale e contro l’evasione e
l’elusione delle tasse, partendo dalla lotta contro il progetto del governo di
eliminazione della progressività delle imposte sul reddito. -
Fermare l’offensiva contro i diritti degli immigrati e affermare il
diritto alla cittadinanza e alla piena tutela sociale per il lavoro migrante. In
questo quadro la preparazione della vertenza contrattuale sarà accompagnata da
tre iniziative: sulle politiche industriali, sul Mezzogiorno, sul lavoro
migrante, che definiranno ulteriori appuntamenti rivendicativi e di lotta. Tutta
la Fiom è impegnata affinché lo sciopero generale che verrà deciso dalla
confederazione per ottobre, veda il massimo di partecipazione della categoria e
rappresenti un momento fondamentale nelle lotte per il lavoro e per il
contratto. 3.
La
crisi della politica dei redditi La
controriforma fiscale del governo, l’andamento senza controllo dei prezzi e
delle tariffe, la politica aggressiva del padronato verso i diritti, a partire
dall’attacco all’art. 18, hanno reso impraticabile la politica dei redditi,
quale è stata definita negli anni 90. In ogni caso quella politica avrebbe
richiesto dei correttivi, vista la sua incapacità di redistribuire al lavoro la
produttività accumulata dal sistema e dalle imprese. La Fiom già al suo
congresso, e prima ancora con la vertenza contrattuale sfociata nell’accordo
separato, aveva posto la necessità di un rafforzamento del ruolo del contratto
nazionale, sia sul piano della tutela del salario di fronte all’inflazione,
sia per la redistribuzione della produttività. La politica del governo e delle
imprese, l’attacco al contratto nazionale e al sistema dei diritti, hanno
comunque reso impossibile la continuazione della vecchia politica dei redditi e
di questo la Fiom prende atto nella propria politica rivendicativa. L’inflazione
programmata, di fronte all’aumento indiscriminato di prezzi e di tariffe
insufficientemente registrato dall’Istat, diventa uno strumento per comprimere
il salario al di sotto dell’inflazione effettiva, per ridurre il potere
d’acquisto e lasciare così mano libera alle imprese in una politica salariale
unilaterale e discriminatoria. D’altra parte il bilancio della contrattazione
di secondo livello, che ha toccato il 30% della categoria, con l’esclusione di
significative realtà a partire dalla Fiat, dimostra che senza un forte
contratto nazionale la contrattazione aziendale non garantisce la tutela del
salario e delle condizioni di lavoro per la maggioranza dei metalmeccanici. Gli
incrementi retributivi contrattati in questi anni, sommati alla crescita enorme
del salario concesso dalle imprese al di fuori di qualsiasi contrattazione,
hanno portato a una profonda divaricazione nell’andamento dei redditi, tra i
livelli più alti e più bassi della categoria. Il lavoro operaio e le
qualifiche più basse sono stati penalizzati e le loro retribuzioni lorde sono
scese al di sotto dell’andamento dell’inflazione. Una
scelta contrattuale di valorizzazione del lavoro non può che partire dalla
necessità di modificare questo stato di cose. Per
tutte queste ragioni la Fiom intende adottare una politica rivendicativa che, a
partire da questo contratto, si ponga il compito di recuperare il potere
d’acquisto perduto e di redistribuire produttività per tutta la categoria, a
partire dai livelli più bassi. La Fiom considera così conclusa la fase della
politica dei redditi.
4.
Difendere
ed estendere i diritti L’altro pilastro
fondamentale sul quale dovrà reggersi la vertenza per il rinnovo del contratto
dovrà essere la lotta alla precarizzazione del lavoro e per l’estensione dei
diritti e delle tutele. Il contratto
nazionale diventa la grande occasione per i metalmeccanici per affrontare, con
l’azione di tutta la categoria, la pesantissima situazione dei diritti
determinata dalla precarizzazione dei rapporti di lavoro e dagli effetti degli
ultimi accordi separati. La liberalizzazione selvaggia dei contratti a termine e
la modifica dell’art. 18, intervengono su una situazione già molto grave e
rischiano così di trascinare le condizioni di lavoro ad un degrado senza
precedenti. Il contratto nazionale dovrà porsi l’obiettivo di fermare il degrado dei diritti e di aprire la strada a una vera e propria riregolazione del rapporto di lavoro, che riduca drasticamente il tasso e le condizioni di precarietà dei metalmeccanici, in particolare tra le nuove generazioni e i nuovi assunti. Occorre riaffermare la centralità e operare per l’estensione del contratto di lavoro a tempo indeterminato. Va impedita ogni riduzione della tutela garantita dall’art. 18. Occorre intervenire sulle condizioni di lavoro, conquistando la piena parità per tutte le lavoratrici e i lavoratori, compresi i migranti. Il contratto nazionale dovrà fornire alla contrattazione nei luoghi di lavoro gli strumenti necessari per affrontare le condizioni di orario, i tempi e i ritmi della prestazione, la salute e la sicurezza. 5. Prima sintesi delle richieste - Salario: la richiesta sarà finalizzata alla difesa del potere d’acquisto ed alla redistribuzione di una quota di produttività. Ciò comporta un aumento delle retribuzioni basato sul recupero integrale della differenza tra l’inflazione programmata adottata per il biennio 2001-2002 e l’inflazione reale (tenendo conto non solo dei dati Istat), sull’inflazione prevedibile per il biennio 2003-2004 e su una quota di produttività di settore stimata nei tempi medi. La richiesta salariale dovrà perseguire l’obiettivo di ridurre le sperequazioni delle retribuzioni più basse, con modalità da definire nella consultazione. -
Inquadramento unico:
il sistema d’inquadramento del vigente Ccnl resta valido per la sua struttura
fondamentale. Nel riconfermarla va affrontata la necessità di un aggiornamento
delle declaratorie e dei profili professionali sia rispetto a tante nuove
funzioni (in particolare nei settori dell’informatica e delle Tlc), sia
rispetto alla necessità di un più alto intreccio operai-impiegati. Vanno
definiti i criteri per riconoscere elementi aggiuntivi di professionalità, a
partire dal fatto che le imprese e l’organizzazione del lavoro richiedono
sempre più spesso capacità, competenze, responsabilità ed autonomia
nell’esercizio della singola prestazione lavorativa. La consultazione ed un
gruppo di lavoro nazionale definiranno le proposte precise sull’inquadramento
da inserire nella piattaforma. -
Diritti contro la
precarizzazione: due saranno
le direttrici di fondo delle richieste: a) al fine di ottenere la generalizzazione ovunque possibile del contratto di lavoro a tempo indeterminato andranno riviste le percentuali previste per l’insieme dei contratti temporanei a qualsiasi titolo. Occorrerà rivendicare inoltre limiti temporali massimi per il tempo determinato a qualsiasi titolo, nonché percorsi di stabilizzazione dei rapporti di lavoro. b) Va affermato il principio, attraverso una verifica dettagliata della sua attuazione, della piena parità di diritti e di condizioni tra tutti i lavoratori, indipendentemente dalla tipologia nel rapporto di lavoro. A queste regole e a questi principi dovranno essere ricondotti anche tutti i rapporti di collaborazione continuata e continuativa (co.co.co.). Va rivendicata la contrattazione di “sito” e la piena eguaglianza di condizioni in tutte le operazioni di decentramento, terziarizzazione, ed esternalizzazione. Occorrono impegni precisi per impedire che i nuovi insediamenti industriali non applichino l’art.18. Piena
parità e definizione di diritti specifici per i lavoratori migranti. - Orario: riduzione dell’orario aggiuntiva per il lavoro notturno e per i turni disagiati, in particolare sabato e domenica. Impegno delle aziende ad utilizzare in via assolutamente prioritaria i contratti di solidarietà e percorsi formativi nel caso di crisi aziendale. Estensione delle possibilità di fruizione della banca ore e del part-time volontario. -
Formazione: rimozione di
tutti gli ostacoli contrattuali che impediscono l’utilizzo delle 150 ore e la
loro totale fruibilità anche da parte dei
lavoratori studenti. Diritto alla formazione esigibile da parte di ogni
dipendente. Impegno delle imprese a concordare i programmi formativi di
interesse generale, in particolare tutti quelli soggetti al finanziamento
pubblico nazionale e comunitario. -
Prima parte e
relazioni sindacali: un
gruppo di lavoro nazionale, in stretto rapporto con l’andamento della
consultazione, definirà le proposte per rafforzare i poteri di informazione e
di controllo delle Rsu, degli Rls e della organizzazione sindacale su tutti i
principali temi dell’andamento aziendale e delle condizioni di lavoro. Ulteriori
temi e punti rivendicativi, con lo scopo di migliorare tematiche normative e
diritti individuali, saranno definiti nella prima fase di consultazione. 6.
L’organizzazione
della vertenza Tutta
la vertenza contrattuale dovrà essere fondata sulla partecipazione attiva dei
lavoratori e dei delegati metalmeccanici, sia nella elaborazione delle
richieste, sia nelle decisioni più importanti da prendere. La gestione della
vertenza dovrà vedere poi un impegno particolare e dettagliatamente organizzato
di tutte le strutture. Per elaborare la piattaforma si procederà in questo
modo: - dopo l’approvazione da parte del Comitato centrale del testo di avvio della consultazione sulla vertenza, dovranno svolgersi assemblee illustrative nei luoghi di lavoro. Ad esse seguiranno tutte le assemblee provinciali dei delegati. In questa fase saranno raccolte proposte e valutazioni sulla piattaforma. -
Alla fine di ottobre si svolgerà l’Assemblea nazionale della Fiom,
nella struttura statutariamente prevista, con il compito di approvare il testo
della piattaforma. L’Assemblea fisserà la data del referendum conclusivo di
approvazione della piattaforma che sarà preceduto da un nuovo ciclo di
assemblee. Al
fine di garantire la piena agibilità a tutte le fasi della consultazione la
Fiom intende utilizzare appieno tutte e tre le ore di assemblea retribuita che
da accordo spettano disgiuntamente alle organizzazioni sindacali. Questo fermo
restando il diritto delle Rsu di decidere ulteriori ore di assemblea. La
consultazione preparatoria della piattaforma verrà registrata in appositi
verbali che, a conclusione delle assemblee provinciali dei delegati riporteranno
i giudizi e le proposte delle assemblee stesse.
Segreteria nazionale Fiom-Cgil Roma, 16 settembre 2002 |