Dichiarazione
di voto di Gianni Rinaldini, segretario generale Fiom
Con questo
Comitato Direttivo, siamo all’atto conclusivo del confronto con il
governo che ha evidenziato con assoluta chiarezza un problema non
risolto nella nostra discussione, nella nostra elaborazione, quella del
ruolo, dell’iniziativa, dell’operare di un sindacato come la Cgil,
autonomo e democratico, tanto più a fronte di un governo di
centrosinistra. Un
governo con una maggioranza parlamentare risicata che lo rende
fortemente esposto alla crisi politica, ma che fa di questa debolezza,
l’elemento di forza e di pressione nei confronti delle organizzazioni
sindacali, come avvenuto anche in quest’ultima fase della trattativa. Sarebbe
miope, peraltro, non vedere che la ridefinizione dell’assetto delle
forze politiche determina per le organizzazioni sindacali, per la Cgil,
una situazione inedita rispetto alla nostra storia, che va affrontata
pena il rischio di un processo di balcanizzazione del sindacato. Essere
arrivati alla fine di luglio, al tempo prevedibilmente utile per fare un
accordo, per fare una mediazione senza avere messo in campo l’unico
strumento a disposizione del sindacato quello della partecipazione e
della mobilitazione, ha di fatto consegnato la soluzione di un confronto
sindacale al rapporto tra le forze politiche che compongono il governo. Quando
si considera irricevibile la proposta di un governo, il sindacato
dichiara iniziative di mobilitazione a sostegno delle proprie posizioni
e non risolve la questione cambiando la richiesta da “una proposta
condivisa da tutte le forze politiche del governo” nella richiesta di
una proposta ultimativa del Presidente del Consiglio, come se si
trattasse di un lodo. I
lavoratori e le lavoratrici sono diventati in questo modo semplici
spettatori di un confronto sindacale, con una perdita di autonomia del
tutto evidente. Siamo
alla conferma di un nodo strategico fondamentale, già emerso con la
finanziaria, e che oggi si ripropone come ineludibile per il futuro
della nostra organizzazione. Comunque si concluda questa vicenda a mio
avviso il problema è posto, non più rinviabile anche rispetto alle
scelte congressuali: il futuro della Cgil come sindacato progettuale,
democratico, autonomo e indipendente dalle forze politiche, dal governo
e dai padroni. Nel
merito dell’accordo ho già avuto modo di esprimere la mia contrarietà
sul capitolo relativo alla previdenza e questo giudizio lo confermo
sull’insieme dell’accordo in particolare sul mercato del lavoro e
sulla contrattazione. Si
apre adesso un percorso di consultazione delle lavoratrici, dei
lavoratori e dei pensionati. È mia convinzione che questo deve avvenire
con le assemblee e successivamente con il referendum. La
democrazia, il voto certificato sono l’unico strumento perché le
posizioni diverse possano esprimersi e misurarsi in un confronto
democratico. Per queste ragioni, il mio voto di astensione – tanto più a fronte di documenti contrapposti – non è relativo al giudizio sull’accordo, su cui confermo la contrarietà che sosterrò al Comitato centrale della Fiom, ma semplicemente al fatto che adesso la parola e il giudizio passa ai diretti interessati. |